Le attività di movimentazione di animali oltre i confini nazionali a fini di adozione sono a tutti gli effetti movimentazioni commerciali, indipendentemente dal fatto che generino un profitto oppure no. Lo stabilisce la Corte di Giustizia Europea facendo così chiarezza sulla movimentazione di cani e di gatti a scopo di adozione, all’interno dell’Unione Europea. La sentenza è stata pubblicata il 1 febbraio sulla Gazzetta europea
Il pronunciamento è importante anche per prevenire e contrastare il traffico dei cuccioli, un fenomeno che riguarda tutta l’Europa. La decisione raccoglie il plauso degli animalisti. «Proprio al fine di prevenire che movimentazioni commerciali siano dissimulate come non commerciali, è necessario che a entrambe si applichino le stesse regole, che assicurano la tracciabilità degli animali e prevengono la possibilità di aggirare la normativa, spacciando magari per adozione ciò che in realtà è una movimentazione commerciale, anche di giovani animali come i cuccioli di cane e gatto», dichiara Ilaria Innocenti, responsabile Lav settore cani e gatti. La Lav chiede ora al ministero della Salute di assicurare ampia diffusione della sentenza, perché sia nota a tutti i soggetti che operano nel settore delle adozioni comprese le associazioni.
«Nonostante molte associazioni svolgano un ottimo lavoro, promuovendo adozioni di cani e di gatti attraverso l’intera Unione Europea – dichiara Reineke Hameleers, direttore di Eurogroup for Animals – non posso che compiacermi del fatto che la Corte di Giustizia Europea abbia oggi riconfermato che tali movimentazioni devono essere registrate tramite il sistema commerciale Traces, e devono sottostare ai requisiti del Regolamento Trasporto Animali’’. «Purtroppo – dichiara la Lav – ogni uso improprio della normativa per il trasporto non commerciale di animali d’affezione (Pets), anche se non a scopo di lucro, contribuisce a creare ulteriore confusione, in un momento storico in cui stiamo assistendo ad un crescente, organizzato e sistematico abuso della stessa, a fini puramente commerciali. Inoltre, per garantire la tracciabilità degli animali adottati all’estero, è necessario che le movimentazioni a scopo di adozione siano fatte in maniera adeguata e sicura, con sistemi che siano opportunamente rispettati e controllati”.
La Stampa – 2 febbraio 2016