Scuole, aeroporti e campeggi con premi fino a un milione di euro. «Sostenere solo chi produce»
Nei giorni scorsi, la Corte dei conti europea ha licenziato una relazione speciale (la numero 5/2011) sul regime di pagamento unico introdotto nel sistema della Pac con la riforma del 2003. Un atto formale, quello della Corte, che però non passerà inosservato e senza conseguenze. Anzi, le analisi e le raccomandazioni contenute nel documento incideranno con tutta probabilità sul negoziato per la Pac dopo il 2013, che avrà ufficialmente inizio a ottobre con la presentazione delle proposte della Commissione Ue. Secondo la Corte, il regime di pagamento unico ha contribuito al raggiungimento degli obiettivi di fondo assegnati: sostegno dei redditi e mantenimento dei terreni in buone condizioni agronomiche e ambientali. Tuttavia, si legge nella relazione speciale, «nell’attuazione del regime sono stati riscontrati una serie di aspetti discutibili».
In primo luogo, nella definizione dei beneficiari che, sostiene la Corte, è stata formulata e applicata a livello nazionale con modalità che consentono a persone ed enti che non svolgono attività agricole, o che le esercitano solo in misura marginale, di incassare i pagamenti. Non si tratta, a ben vedere, di un fenomeno sinora sconosciuto. Ma nell’occasione la Corte ha identificato singoli beneficiari che ricevono aiuti di considerevole importo (fino a più di un milione di euro) che non svolgono alcuna attività. Come nel caso di una riserva naturale che da decenni non risulta utilizzata a fini di produzione agricola. E la lista include anche circoli ricreativi e sportivi, aeroporti, scuole e campeggi per un totale, stando alle cifre indicate dalla Corte, che arriva a circa 150mila ettari. Sono stati anche identificati investitori che hanno mobilitato ingenti somme per l’acquisto di diritti all’aiuto che hanno poi attivato su terreni di scarso valore produttivo, ottenendo in tal modo dai loro investimenti un ritorno garantito che viene considerato dalla Corte «molto interessante». Per questo, la Corte dei conti europea ha rivolto alla Commissione la raccomandazione a modificare l’attuale normativa, per fare in modo che gli aiuti siano diretti solo agli «agricoltori attivi», escludendo i soggetti che non esercitano attività finalizzate alla produzione. Dovrebbero poi essere escluse le particelle non agricole e le attività che non sono in grado di accrescere la produttività. I rilievi critici della Corte non si fermano alle regole relative ai beneficiari degli aiuti. Infatti, si sostiene che dovrebbero essere più dissuasive le riduzioni dei pagamenti operate in caso di inosservanza degli obblighi di con-dizionalità. In più, risulta molto basso il numero degli agricoltori sottoposti annualmente alle previste verifiche.
E ancora: dovrebbe essere attuata una ripartizione più equilibrata degli aiuti, mediante un’ulteriore modulazione; oppure stabilendo un massimale per i pagamenti di importo più elevato. In altre parole, le decisioni prese dal Consiglio in occasione dell’Health check della Pac risultano insufficienti. Ma al di là delle percentuali di modulazione e dell’eventuale plafonamento, la Corte dei conti ha posto una questione di fondo. La ripartizione degli aiuti è essenzialmente basata sulle superfici e, di conseguenza, una parte cospicua dei trasferimenti continua a essere assegnata alle aziende di maggiore dimensione. Vi è, dunque, una contraddizione. Il regime di pagamento unico ha per scopo quello di sostenere il reddito, ma in effetti si tiene poco conto della situazione specifica del destinatario dell’aiuto. •
Agrisole – 1 agosto 2011