I dipendenti della pubblica amministrazione si riducono, ma non quelli – in controtendenza – del Ssn. E così è anche per le aree dirigenziali: il numero complessivo dei dirigenti resta sostanzialmente invariato nel triennio 2007-2009. Tutte le aree dirigenziali, a eccezione di quelle del servizio sanitario nazionale, mostrano un andamento in diminuzione dei presenti in servizio: nel 2009 sono aumentati dello 0,2% rispetto al 2008 e sempre nel 2009 del 2,8% rispetto al 2007, mentre nel complesso della Pa si è registrato un calo del -2% sul 2008 e del -5,4% sul 2007. Il dato emerge dalla «Relazione 2011 sul costo del lavoro pubblico», resa nota ieri dalla Corte dei conti.
Tra gli altri che riguardano il Ssn rispetto agli altri comparti della Pa, la relazione segnala che in termini assoluti le qualifiche che percepiscono i livelli più alti di retribuzione (superiore ai 140 mila euro) sono i segretari generali delle Camere di commercio, i direttori generali del servizio sanitario nazionale e direttori sanitari, amministrativi e dei servizi sociali del Ssn e i dirigenti dell’aggregato sopra detto (Epne, agenzie fiscali, ricerca, università).
Analizzando l’incidenza percentuale della spesa per retribuzioni fisse sulla
spesa totale, si rileva una disomogeneità tra le qualifiche analizzate. Mentre per alcune (direttori generali del Ssn e direttori sanitari, amministrativi e dei servizi sociali del Ssn) la retribuzione è quasi integralmente di carattere fisso, per altre qualifiche l’incidenza percentuale della componente fissa della retribuzione è molto più contenuta: per i segretari generali delle Camere di commercio la retribuzione fissa incide, nel triennio, in misura pari a circa il 30%.
I contratti integrativi, si legge nella relazione, privilegiano ancora in generale nella Pa l’istituto delle progressioni economiche, al quale è destinato il 31,8% delle risorse con riferimento al comparto ministeri e percentuali comunque elevate per gli altri comparti (16,8% per gli enti del servizio sanitario nazionale, 14,7% per le università, 14,3% per le Regioni ed autonomie locali), mentre i contratti integrativi sottoscritti nel 2009 dagli enti di ricerca non destinano specifiche risorse a tale finalità.
Alla produttività collettiva viene attribuito oltre il 50% delle disponibilità per il 2009 nei contratti integrativi relativi agli enti pubblici non economici ed il 28% nel comparto ministeri. Decisamente minore, fatta eccezione per il comparto delle Regioni ed autonomie locali (24,8%), l’entità delle risorse destinate a premiare la produttività individuale (6,2% nel servizio sanitario nazionale e 10,3% nei ministeri), anche se non sempre le rilevazioni consentono di chiarire l’esatta distinzione tra i due istituti (produttività individuale e collettiva) e i criteri alla base del riparto delle risorse.
Per quanto riguarda il personale precario, l’andamento della consistenza di quello con contratto di lavoro a tempo determinato, al netto del personale appartenente al comparto scuola, mostra in generale nel triennio 2007/2009 un trend complessivo costantemente e progressivamente discendente (riduzione dell’8,4% nel 2008 e del 12,8% nel 2009), con flessioni maggiormente significative nel 2009 nel comparto università (38,5%), enti di ricerca (25,4%), ministeri (17,2%), sanità (11,5%). Nei medesimi comparti si riscontrano le stabilizzazioni più numerose, concentrate soprattutto nel 2008 (3.655 unità stabilizzate nel comparto ministeri, 1.235 nel comparto università).
Le più significative procedure di stabilizzazione si riscontrano nel comparto enti di ricerca (1.015 nel 2008 e 1.073 nel 2009) e sanità (7.036 nel 2008 e 5.928 nel 2009). In quest’ultimo comparto si continuano a verificare stabilizzazioni di personale dirigenziale (883 unità nel 2009), effettuate auspicabilmente in attuazione di normative regionali dichiarate incostituzionali soltanto successivamente.
Il ricorso alle altre forme flessibili di rapporto di lavoro (lavoro interinale, contratti di formazione lavoro e telelavoro), introdotte nel settore pubblico e disciplinate contrattualmente, subisce, con l’eccezione del Ssn, una battuta d’arresto anche nell’ambito delle Regioni e delle autonomie locali e degli enti
pubblici non economici, ove l’utilizzo di tali istituti si riconduceva all’esigenza di coniugare il contenimento delle spese di funzionamento con l’obiettivo di una maggiore efficienza della struttura, in relazione alle non omogenee dimensioni degli enti che compongono il comparto.
Infine, nel comparto Ssn si riducono sensibilmente nel triennio i passaggi del personale apicale appartenente al ruolo sanitario a favore del persona le tecnico e amministrativo, nel cui ambito i passaggi registrano nel triennio 2007-2009 una media superiore al 45%
Sanita.ilsole24ore.com – 13 maggio 2011