Una dipendente, che aveva inviato durante un periodo di malattia all’Asur Marche due certificati attestanti un’invalidità lavorativa temporanea che, dalle indagini, sono risultati non rilasciati dal medico firmatario è stata condannata dalla sezione regionale Marche della Corte dei conti (sentenza 26/2011) al pagamento del danno patrimoniale arrecato all’azienda, ma non del danno d’immagine che l’Asur aveva richiesto. Secondo i giudici contabili infatti la condotta della dipendente, un comportamento che si configura come truffa al servizio sanitario nazionale, non ha ingenerato danni all’azienda sanitaria nell’ambiente sociale circostante.
Vanno distinti, secondo la Corte, il piano delle condotte dell’autrice degli illeciti rispetto alla proiezione che il relativo operato avrebbe potuto ingenerare all’esterno della pubblica amministrazione (in termini di rappresentazione negativa di comportamenti riconducibili allo stesso Ente datore di lavoro). E non si sarebbe neppure determinata alcuna comprovata proiezione all’esterno dell’azienda unica dei comportamenti stessi.
a cura di Cristina Fortunati – r.p.
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25 febbraio 2011