La Corte dei conti chiede al consiglio scontrini, fatture e «pezze giustificative» delle spese dei gruppi dello scorso anno. E il presidente dell’assemblea, Valdo Ruffato, s’indigna
«Nessun problema a fornire la documentazione richiesta, ma non si tenti di far passare l’idea che saremmo reticenti o poco trasparenti. Ai giudici contabili sono stati consegnati tutti i carteggi richiesti dalle norme in vigore nell’anno di riferimento delle spese sotto controllo, ossia il 2012. Ne vogliono di ulteriori? Benissimo ma sia chiaro che siamo stati rispettosi della legge».
Dopo il caso Fiorito, le «spese pazze» in Piemonte e Basilicata e mettiamoci pure i controlli della Finanza in laguna ispirati dal leghista Bozza, è evidente che a Palazzo Ferro Fini l’accostamento delle parole «giudici» e «rimborsi» solleva la pelle a più di qualcuno. E però nel caso di specie pare d’essere di fronte ad una banale incomprensione più che ad un tentativo di depistaggio. La Corte dei conti del Veneto, su indicazione di quella nazionale, ha deciso di anticipare il lavoro che in virtù del decreto 174 dovrà svolgere di qui in avanti sul bilancio del consiglio, passando al setaccio pure le spese del 2012. Una volta ricevuta la richiesta della relativa documentazione, però, il consiglio ha ritenuto che il controllo si svolgesse sulla base della legge dell’anno di riferimento (quella del lontano 1986 che prevedeva solo rendiconti generici con i revisori dei conti «interni», nominati cioè tra i consiglieri, liberi di estrarre a campione solo alcuni scontrini) e s’è comportato di conseguenza. E invece la Corte non si è accontentata: «Tutti i rendiconti trasmessi sono risultati sprovvisti di qualsivoglia documentazione giustificativa» hanno scritto a Ruffato i giudici per il tramite del governatore Luca Zaia, con un tono che ha indispettito il presidente del consiglio: «Non c’è alcun problema, tutti i giustificativi sono conservati dai gruppi nei loro uffici e saranno forniti nei prossimi giorni. Dispiace però cogliere nelle parole dei magistrati, a cui chiederò un incontro quanto prima, un tono sospettoso, quasi si ventilasse che il consiglio scientemente e dolosamente non ha voluto fornire gli atti richiesti. Ci siamo attenuti alle disposizioni del 2012, visto che i conti sottoposti a verifica erano quelli del 2012. Tutto qui».
Le spese dello scorso anno ammontano, complessivamente, ad un milione 232 mila euro, mentre quest’anno, dopo i tagli imposti da Monti, la cifra precipiterà a 542 mila euro, suddivisa tra i gruppi in base ad un complicato meccanismo di calcolo che stabilisce una quota del 20% uguale per tutti (10.857 euro) e la rimanente quota dell’80% basata sul numero dei consiglieri (si va dai 137 mila euro della Lega ai 7 mila della Sinistra e Unione Nordest). La ripartizione, peraltro, è stata appena rivista a causa della nascita di un nuovo gruppo, in cui sono confluiti gli ex Udc Stefano Valdegamberi e Raffaele Grazia e l’ex Idv (già passato al Gruppo misto) Gustavo Franchetto: si chiamerà Futuro Popolare, le radici sono inequivocabilmente (demo)cristiane
Corriere del Veneto – 3 maggio 2013