Il Tar respinge il ricorso presentato dalla Lav contro la norma regionale che consente di far correre i somari sull’asfalto. L’intento è nobile e va apprezzato, ma la nobiltà dei propositi non basta a cancellare la legittimità del regolamento regionale.
Così, dopo circa due anni di “riflessione”, i giudici della seconda sezione del Tribunale amministrativo della Toscana mettono fine (almeno per ora) a una querelle esplosiva, capace di alzare un muro che – dall’ormai lontano luglio del 2009 – divide a colpi di insulti e carte bollate due anime della comunità maremmana entrambe agguerritissime: quella degli animalisti, rappresentata in particolare dalla Lav che a Grosseto e provincia è particolarmente attiva; e quella dei cultori delle corse dei ciuchi, i famosi “Palii dei somari” (o delle somare) che in provincia di Grosseto – da Campagnatico a Roccastrada, da Roccatederighi a Vetulonia fino al Bagnolo di Santa Fiora – accendono passioni ben oltre il semplice folclore.
Oggi (sentenza di venerdì scorso) il feroce braccio di ferro giunge a una svolta. Ed è il “popolo dei palii” a portare a casa la vittoria, almeno di tappa. Il Tar infatti ha bocciato il ricorso presentato nel 2011 dalla Lav contro la Regione Toscana e contro il Comune di Roccastrada, il quale peraltro non si era costituito in giudizio. Bersaglio degli animalisti un articolo del regolamento di attuazione della Legge regionale sulle norme per la tutela degli animali. Un articolo che la Regione approvò nell’ottobre del 2009 proprio per salvare le decine di palii dei somari che si corrono in tutta la Toscana dall’empito animalista che – in quel periodo – animava una fetta autorevole del governo Berlusconi. Una sottosegretaria alla Salute, Francesca Martini, nel luglio di quell’anno aveva deciso di mettere severi paletti alle corse degli asini, ritenute pericolose per la salute dei quadrupedi: gran parte di queste sfide si corrono lungo le strade dei paesi, cioè sull’asfalto, e i colpi violenti degli zoccoli sull’asfalto possono nuocere agli animali. Dunque l’obbligo per gli organizzatori di provvedere a ricoprire l’asfalto con materiale idoneo ad attutire quell’impatto.
Per i piccoli Comuni dove si corrono i palii una spesa insostenibile. Pressoché impossibile continuare con una tradizione spesso ultradecennale, sentita e turisticamente molto redditizia. Perciò partirono violentissime proteste, che la Regione non mancò di ascoltare introducendo una deroga ad hoc per quei palii (praticamente tutti) nei quali i ciuchi percorrono tratti non superiori ai 250 metri lineari.
La deroga entrò in vigore solo nell’agosto 2011, e tutti ricordano la clamorosa protesta di Roccatederighi (agosto 2010) quando – sotto gli occhi delle forze dell’ordine giunte a far rispettare l’obbligo del governo – i fantini sfilarono montando i somari all’incontrario. Da due anni in qua, tuttavia, grazie all’intervento della Regione i Palii si sono tornati a correre, fatta eccezione per qualche paese (come Monterotondo o Fonteblanda) che ha preferito rinunciare.
Su tutto, però, pendeva la spada di Damocle del ricorso al Tar presentato dalla Lav nel 2011. Ricorso, come detto, oggi bocciato. Per i giudici è apprezzabile la nobiltà dell’intento animalista, ma la deroga della Regione è legittima. Essa infatti – spiega la sentenza – si basa sulla constatazione che nelle corse con percorsi inferiori ai 250 metri «non sono mai accaduti incidenti che hanno danneggiato gli animali». E d’altra parte, chiosano i giudici, «le misure di salvaguardia, che non sono mai a costo zero, debbono essere adottate quando vi è stretta necessità, altrimenti si aggravano le spese per l’organizzazione di feste popolari in contrasto con gli obiettivi oggi prioritari di spesa pubblica».
Finita qui? Non proprio. La Lav potrà fare appello al Consiglio di Stato e Giacomo Bottinelli, responsabile provinciale, non esclude questa ipotesi. «Valuteranno i nostri legali», dice, osservando come in ogni caso riconoscendo la “nobiltà” delle motivazioni animaliste (e compensando le spese di giudizio) il Tar sancisca una sorta di “vittoria morale” per l’associazione.
«Di certo – commenta Bottinelli – siamo ancora di fronte a enormi paradossi. Questa sentenza infatti dice che dove statisticamente non si sono registrati incidenti non serve la prevenzione; intanto però dove gli incidenti, anche gravissimi, si registrano da sempre, come al Palio di Siena, nessuno interviene». Insomma, la battaglia continuerà.
Il Tirreno – 17 luglio 2013