Quando si parla di lui è impossibile non parlare della sua velocità: da zero a 100 km/orari in meno di tre secondi e oltre 110 km l’ora per distanze brevi, il più veloce in assoluto fra i mammiferi. Ma adesso per il ghepardo la corsa è un’altra, quella contro il tempo. Bisogna fare qualcosa e farla in fretta per evitare che all’anagrafe scientifica — dov’è registrato come Acinonyx Jubatus — non compaia accanto al suo nome la parola «estinto».
L’allarme arriva da uno studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences, di fatto l’ultimo censimento della popolazione dei ghepardi che sopravvivono allo stato selvatico. Si stima ne esistano soltanto 7.100 esemplari al mondo e se i dati dei ricercatori sono corretti significa che questi mammiferi sono stati cacciati dal 91% del loro territorio. Gli scienziati della Zoological Society of London, di Panthera e della Wildlife Conservation Society, che hanno condotto lo studio, accendono i riflettori sui felini più veloci del mondo e per la prima volta sono così preoccupati da chiedere alla Iucn (sigla dell’Unione internazionale per la conservazione della natura) di aggiornare il loro status: non più specie «vulnerabile» ma «a rischio», appunto.
Un pericolo che arriva da più fronti. Il bracconaggio, per esempio. La restrizione costante del loro habitat (il 77% si trova fuori da aree protette). Gli allevatori che li uccidono per proteggere il bestiame. Il traffico illegale che in alcune aree del Golfo persico spinge ricchi acquirenti a pagare fino a 10 mila dollari per tenere in casa un esemplare come animale «da compagnia» (spesso i cuccioli muoiono durante il trasporto).
Qualche numero per capire meglio: nel solo Zimbabwe la popolazione è passata in 16 anni da 1.200 esemplari a 170 (l’85% in meno) mentre l’Iran è rimasto l’unico Paese in cui resiste la sottospecie conosciuta come «asiatica»: 50 ghepardi in tutto.
«La situazione è molto grave — spiega Isabella Pratesi, direttore per l’Italia del programma di conservazione del Wwf —. Un tempo i ghepardi erano in tutta l’Africa e in gran parte dell’Asia, ora vivono in zone ridottissime e per quello asiatico siamo oltre la categoria a rischio. È una specie in “pericolo critico”, cioè un gradino prima dell’estinzione».
Perché il mondo non dimentichi il baratro oltre questi dati, il Cheetah conservation Fund della Namibia ha indetto ogni anno (il 4 dicembre) la Giornata internazionale del ghepardo e in Italia ne sono testimonial Teo, Mookane e Duma, tre giovani ghepardi ospitati al Parco Natura Viva di Bussolengo (Verona), anche loro — come i «fratelli» che vivono allo stato selvatico — sono allo stesso tempo simbolo di potenza e fragilità.
Giusi Fasano – Il Corriere della Sera – 28 dicembre 2016