Si pagherà il 16 giugno. La prima rata della Tasi andrà versata a metà del prossimo mese, senza cioè alcuna proroga della scadenza. Nella giornata di ieri si sono tenuti una serie di contatti tra l’Anci (Associazione dei Comuni) e il gabinetto del ministero dell’Economia per scongiurare la necessità di rinviare il versamento del tributo sui servizi indivisibili come sicurezza, illuminazione stradale e verde pubblico.
A via XX Settembre i Comuni hanno ribadito che quei soldi servono quanto prima e che i sindaci sono pronti a fare la loro parte, varando le delibere che fissano le aliquote del nuovo tributo. Il nodo nelle ultime ore sembrava, del resto, proprio legato all’impossibilità da parte dei municipi di provvedere a deliberare puntualmente quanto dovranno pagare i contribuenti. Un scadenza stretta, visto che entro il 23 maggio devono essere effettuate le delibere, ultimato questo passaggio gli atti con le decisioni dei sindaci dovranno essere pubblicati entro il 31 maggio. Tempi stretti, tanto più tenuto conto che in base agli ultimi aggiornamenti sarebbero non più di mille su circa 8 mila i Comuni che hanno già provveduto a deliberare. In particolare, la decisione impone agli enti locali di stabilire sia l’aliquota della Tasi sia la maggiorazione prevista tra prime e seconde case, per quest’ultime i Comuni devono inoltre fissare la ripartizione del tributo tra i proprietari e gli inquilini, laddove si tratti di immobili affittati. Se, invece, i sindaci non decideranno entro il 23 maggio i proprietari di prima casa potranno pagare tutto in unica soluzione il 16 dicembre. Per le seconde abitazioni il termine resta quello del 16 giugno, data in cui si pagherà l’Imu (le prime case sono esentate) e la Tasi. Per quest’ultima, in assenza di delibere, i proprietari di seconde case verseranno il 50% dell’aliquota base dell’1 per mille, togliendo però una quota forfettaria del 10% annuo (quindi il 5% per la prima rata) che spetta invece all’inquilino. All’Anci sono ottimisti e ritengono che i Comuni stiano correndo ai ripari. «I bilanci», ha spiegato Piero Fassino, presidente di Anci, «sono predisposti sulla base dei termini di pagamento definiti dalla legge. Non è serio, neanche per i cittadini, continuare a cambiare i termini del pagamento della Tasi. Quel che si è convenuto va confermato». In caso di proroghe o dilazioni, secondo Fassino, sarebbero a rischio i servizi erogati dai Comuni.
Un’eventualità trascurata dagli emendamenti bipartisan proposti ieri al decreto Irpef per posporre a dicembre il pagamento della Tasi. E che Cecilia Guerra, relatrice Pd del decreto, ha subito bloccato, specificando che le modifiche al tributo sui servizi indivisibili non hanno niente a che vedere con il provvedimento sul cuneo fiscale. Salvo un diverso orientamento da parte del governo. In attesa di novità, proprio intorno al decreto per il bonus da 80 euro prosegue il tira e molla tra le forze di maggioranza sulle proposte che ampliano la platea dei destinatari del credito di imposta. Ncd insiste per la modifica che alza le soglie di reddito del bonus Irpef fino a 2.600 euro (anziché 1.600 euro) al mese per le famiglie monoreddito, in proporzione al numero di figli. La relatrice ha già bollato la proposta come «improbabile» per un problema di coperture. Si tratta di «misure più che coperte da entrate adeguate» ha ribattuto per Maurizio Sacconi (Ncd).
Andrea Ducci – Corriere della Sera – 16 maggio 2014