Ci sono cinque ragioni per cui Bruxelles dovrebbe scegliere Milano per la nuova sede dell’Ema, l’agenzia europea del farmaco ormai contesa tra le principali capitali del Vecchio continente, a seguito della Brexit. Il governo italiano le ha elencate nella bozza, praticamente definitiva, del dossier di candidatura che sta per inviare alla Commissione europea: Milano è «baricentrica e eliocentrica: offre un ambiente cosmopolita e connesso con il centro dell’Europa con uno degli hub più connessi»; Milano è «un’icona dello stile di vita italiano, caratterizzata da efficiente network di trasporti pubblici e alti livelli di sicurezza insieme alla vivacità, eventi internazionali, lusso e sedi di cultura e di attrazione turistica»; «l’industria farmaceutica italiana è la seconda in Europa in termini di produzione e Milano rappresenta il 60%»; «Milano è leader delle scienze umane…Ha attratto investimenti esteri e raggiunto importanti livelli con l’Expo e con l’impegno del governo di realizzare lo Human Technopole, di cui l’Ema potrebbe beneficiare»; «Milano può beneficare di una presenza diffusa di scuole internazionali, oltre alla Scuola europea di Varese. Inoltre Governo e città sono impegnati a migliorare ancora le potenzialità».
L’Ema per Milano sarebbe particolarmente appetibile, con i suoi circa mille addetti e 100mila arrivi connessi all’anno. Nel dossier si fa dunque riferimento anche alla possibilità di creare sinergie con le fondazioni del territorio, a Ispra, in provincia di Varese (Jrc, Direzione generale europea di ricerca), a Parma (l’Autorità della sicurezza alimentare) e l’European training foundation dove lavorano 3mila cittadini di 28 stati europei.
Le condizioni economiche. Milano, viene ricordato, offre una varietà di servizi finanziari e bancari: «il 10% dei gruppi internazionali è situato nella provincia di Milano (198 imprese) e oltre 40 banche straniere hanno uffici qui. La città è anche la sede della Borsa italiana, con 10mila addetti specializzati».
Tra i dati economici elencati ci sono anche gli apporti dati dai settori delle scienze e della chimica (Milano come sesta città più attrattiva d’Europa nel comparto), dell’ingegneria, con 4 distretti specializzati, dell’Ict, della comunicazione e dell’energia rinnovabile, oltre al design, food e aerospazio. Un focus a parte viene dedicato proprio all’industria del farmaco, di cui viene ricordato l’impegno italiano con 294 aziende, di cui 49 multinazionali e una crescita del 2,1% nel 2015.
Tra ciò che in prospettiva potrebbe essere messo a disposizione, ricorda Palazzo Chigi, ci sono anche gli spazi della Fiera di Milano (1,6 milioni di metri quadrati e 4,5 milioni di visitatori).
Il Grattacielo Pirelli. Palazzo Chigi presenterà ufficialmente il Pirellone come sede dell’Ema. Sciolte le riserve dunque, nonostante le iniziali resistenze del Consiglio regionale e dei suoi addetti (e le smentite ufficiali da parte degli uffici di comunicazione di fronte alle prime indiscrezioni). Del Pirellone viene ricordata la storia della costruzione, le scelte architettoniche, i costi di allora, ma anche le potenzialità di oggi, con i suoi 31 piani e la possibilità di ospitare duemila persone.
La mobilità. Ovviamente viene ricordata la facilità di ragggiubgere gli aeroporti di Linate e Malpensa, oltre a Orio al Serio di Bergamo, collegati con i 28 paesi europei. I trasporti cittadini offrono metropolitane e sistemi di superficie integrati, con 4.700 fermate per servire 1,3 milioni di residenti. Inoltre Milano ha come obiettivo la riduzione delle emissioni di Co2, incentivando l’uso di biciclette elettriche e con l’adozione dell’Area C, potenziata dal 2016.
Lo stile di vita. Di Milano vengono valorizzati, con capitoli specifici, «lo stile di vita», «l’alta qualità a prezzi accessibili», «la mitezza del clima e dell’ambiente circostante»; «la crescente attrattività internazionale»; «la disponibilità delle abitazioni e del commercio»; «la sicurezza e la piacevolezza del vivere»; «la scuola e la cura dei bambini».
Il dossier di candidatura verrà inviato dal governo italiano a Bruxelles entro giugno ed entro fine anno la Ue deciderà il vincitore.
Sara Monaci – Il Sole 24 Ore – 30 aprile 2017