Anche se la diffusione del virus sta crescendo, pur restando ben sotto i livelli di guardia soprattutto dal punto di vista dell’occupazione dei letti ospedalieri e quindi dei casi gravi, nella popolazione non c’è una grande voglia di fare il vaccino. Al ministero della Salute lo sanno e per questo sono pronti ad avviare una campagna per promuovere la vaccinazione. È l’unica strategia al momento, perché non c’è alcune intenzione di pensare a nuove misure.
I segnali, comunque, non sono tutti negativi. «Ci sono persone che vengono nei nostri ambulatori e ci chiedono già informazioni sulla somministrazione. Si tratta di soggetti a rischio, ai quali diciamo di aspettare il nuovo medicinale, che deve essere consegnato », spiega il vicepresidente di Fimmg, il principale sindacato dei medici di famiglia, Pier Luigi Bartoletti. «Sarà comunque duro convincere le persone. Tra l’altro sarebbe meglio partire prima con la copertura contro il Covid, visto come stanno andando le cose, ma dobbiamo aspettare i tempi di consegna del nuovo vaccino », aggiunge il presidente Fimmg Silvestro Scotti. Il medico ha anche una preoccupazione, e cioè che il disamore per la vaccinazione anti Covid diventi contagioso. «Speriamo non ci sia un ritorno negativo sull’adesione alla campagna antinfluenzale — dice — Invece dobbiamo puntare sulla fiducia dei cittadini e promuovere la doppia vaccinazione». Se sarà possibile, anche quest’anno si cercherà di promuovere due somministrazioni nella stessa seduta, per proteggere da Covid e influenza i fragili. I medici di famiglia in questo senso avranno un ruolo fondamentale, ma è previsto che possano eseguire le vaccinazioni anche i farmacisti e leaziende sanitarie, che potrebbero attivare alcuni distretti. Da escludere che vengano riaperti gli hub.
A breve l’industria consegnerà i nuovi vaccini, progettati contro la variante XBB.1.5. Funzionano, hanno spiegato dall’agenzia del farmaco europea Ema, anche contro le nuove sottovarianti di Omicron, quelle responsabili dell’aumento dei casi. A quel punto tutte le dosi dei “vecchi” medicinali andranno eliminate. Sono ben 16 milioni quelle consegnate al nostro Paese ma non utilizzate. Non le tengono più, come succedeva un tempo, le Regioni. Andranno smaltite, visto che non sono lontane dalla scadenza e comunque non possono essere donate ai Paesi del terzo mondo.