L’ipotesi di intervenire non solo sul minimo (da 4 a 6 anni) ma anche sul massimo (da 8 a 10 anni). Nessun intervento d’urgenza sulla corruzione. Ma possibile innalzamento non solo del minimo, ma anche del massimo delle pene. Allo stato è escluso che le misure annunciate dal premier Matteo Renzi e dal ministro della Giustizia Andrea Orlando sulla scia dell’inchiesta avviata dalla Procura di Roma possano confluire in un decreto legge.
Sul tavolo del Consiglio dei ministri approderà un ordinario disegno di legge, con l’intenzione però di abbreviarne il più possibile i tempi di discussione in Parlamento. Consiglio dei ministri che, anche per gli impegni di Orlando nelle fasi conclusive della presidenza italiana della Ue tra Bruxelles e Belgrado, è slittato dalle 8 di questa mattina alle 18 di domani.
Quanto ai contenuti, all’ufficio legislativo della Giustizia si sta lavorando alla messa a punto dell’articolato, partendo dall’annuncio video di Renzi. Con alcune, significative, precisazioni. La principale è quella sulla determinazione delle pena. Se è vero che il premier ha dichiarato la volontà di portare il minimo di carcerazione prevista da 4 a 6 anni, lo staff di Orlando potrebbe orientarsi a un contestuale e parallelo innalzamento del massimo, che passerebbe da 8 a 10 anni. Il che avrebbe, si riflette in via Arenula, un doppio vantaggio: si eviterebbe uno scarto troppo esile tra minimo e massimo di pena edittale (tra 6 e 8 anni, appunto, se l’intervento fosse limitato solo all’aumento del minimo) e si scioglierebbe anche il nodo della prescrizione.
Se infatti Renzi ha sottolineato di volere aumentare anche i termini, le strade percorribili sembrano obbligate. Si può ipotizzare un inserimento della corruzione nell’elenco dei reati previsti dal Codice penale per i quali sono raddoppiati i termini ordinari oppure mettere in cantiere l’aumento del massimo di pena detentiva, al quale si allineeranno anche i termini di prescrizione. Dunque: portando il massimo a 10 anni, per effetto della ex Cirielli, anche per la dichiarazione di prescrizione servirebbe altrettanto.
Sul fronte del patteggiamento, il disegno di legge dovrebbe prevedere l’inserimento della condizione della restituzione dei proventi dell’illecito. A fare da modello quanto già oggi stabilito per i reati tributari, per i quali il patteggiamento è possibile solo se viene saldato integralmente il debito con l’amministrazione finanziaria (sanzioni amministrative comprese).
Infine, ma non in ordine di importanza, perchè soprattutto Orlando attribuisce particolare importanza alla misura, il tema della misure patrimoniali di prevenzione. Qui la norma è in realtà già scritta ed è inserita all’articolo 19 del disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri del 29 agosto, poi in parte rimaneggiata, ma non su questo punto. Verrà così estesa dai reati mafia alla corruzione la possibilità di procedere alla confisca allargata, tipologia disposta in mancanza di un collegamento tra bene e reato, che scatta quando viene accertato che il patrimonio dell’autore del reato è sproporzionato rispetto al reddito dichiarato o all’attività professionale svolta e quando il condannato non è in grado di fornire giustificazioni sulla provenienza di tali beni.
Dall’Anm, a margine di un’audizione in Parlamento, arrivano un cauto assenso e un rilancio. «Il vero problema della corruzione non è tanto l’aumento della pena, ma la necessità di rompere il patto corruttivo, anche con soluzioni premiali- sottolineano il presidente Rodolfo Sabelli e il segretario Maurizio Carbone -. Inoltre «vista la gravità del fenomeno e i collegamenti tra corruzione e crimine organizzato, introdurre strumenti che valgono per la criminalità organizzata non è un’idea peregrina». Di più, pensare «a soluzioni premiali per rompere l’accordo corruttivo – dicono Sabelli e Carbone – è ancora più necessario dopo che la legge Severino ha previsto che risponda penalmente il concusso per induzione. Già all’epoca del varo della legge si era parlato di circostanze attenuanti e di forti riduzioni di pena».
E il procuratore nazionale Antimafia Franco Roberti sottolinea che la linea del maggiore rigore nel contrasto alla corruzione va «nella direzione giusta».
11 dicembre 2014