È una rivoluzione anche per la pubblica amministrazione quella che metterà in moto il disegno di legge approvato ieri al Senato. Il provvedimento, che tornerà alla Camera per la quarta lettura, rimanda al governo le deleghe ad adottare i decreti legislativi anche in materia di prevenzione. Ed è proprio su questo terreno, secondo i tecnici che hanno lavorato al testo del ddl, che la sfida contro la corruzione sarà più impegnativa Col voto del Senato — la fiducia è passata con 228 sì, 33 no, 2 astenuti — il ddl anticorruzione ha compiuto il penultimo giro di boa. E ora, grazie all’accordo governo-maggioranza, rimane l’ultimo miglio in acque tranquille con l’approvazione definitiva della Camera prevista per metà o fine novembre.
Hanno votato la fiducia il Pdl, il Pd, l’Udc, Api, Fli, Coesione nazionale mentre Idv e Lega (che ha detto sì al testo finale) si sono schierate contro il governo. La legge, come dicono Anna Finocchiaro e Silvia Della Monica del Pd, è un punto di partenza perché mancano punti qualificanti: l’autoriciclaggio, il voto di scambio, la rimodulazione del reato di falso in bilancio. Maurizio Gasparri (Pdl) è orgoglioso che il testo sia partito 2 anni fa con la firma di Alfano. Ma il Guardasigilli è già in pista per la nuova legge sul voto di scambio. Sulle liste pulite, depurate dai condannati definitivi, bisognerà attendere che il governo eserciti la delega contenuta nel ddl anticorruzione.
Segretari anti-corruzione. L’Autorità nazionale detterà le linee guida. Amministrazioni pubbliche ed enti locali dovranno a loro volta darsi un piano per assicurare il massimo della trasparenza. Il responsabile del piano verrà individuato tra i dirigenti amministrativi di prima fascia. In nessun caso comunque potranno essere coinvolti soggetti estranei all’amministrazione. Negli enti locali, «salvo altra motivata determinazione», il ruolo verrà ricoperto dal segretario comunale (o provinciale). Dovrà elaborare un piano triennale e trasmetterlo al Dipartimento della funzione pubblica.
Parenti e redditi sul web. Oltre a definire i criteri per la rotazione dei dirigenti nei settori classificati a rischio, le amministrazioni saranno chiamate a monitorare i tempi della burocrazia interna sul loro sito istituzionale. Chi non lo farà sarà passibile di sanzioni. E un punto, questo dei tempi di lavorazione delle pratiche, ritenuto molto delicato e importante. Spesso proprio nella dilazione all’infinito dei tempi di concessione di permessi, licenze o di qualsiasi altra documentazione, si rileva l’indizio di un rischio-corruzione. Semplicità e velocità delle procedure assicurano viceversa livelli di trasparenza più elevati negli uffici pubblici. Il governo dovrà poi adottare, senza ulteriori costi, entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge, un decreto legislativo per riordinare gli obblighi di pubblicità e di trasparenza. Tra le novità che dovranno essere introdotte ci sarà anche l’obbligo «peri titolari di incarichi pubblici di carattere elettivo o comunque di esercizio di poteri» di pubblicare su Internet la situazione patrimoniale. Case, terreni, redditi, situazione all’inizio e alla fine del mandato, titolarità in imprese, partecipazioni azionarie proprie, del coniuge, persino dei congiunti entro il 2 grado di parentela. Per i segretari comunali o chi per loro insomma il lavoro non mancherà.
Le attività a rischio. Viene elencato anche il core business della malavita organizzata, i settori più sensibili alle infiltrazioni mafiose: trasporto di materiale a discarica per conto terzi; smaltimento rifiuti; estrazione, fornitura e trasporto di materiali inerti e terra; guardianìa dei cantieri; fornitura di ferro lavorato e autotrasporto per conto terzi.
Denunce on line. La commissione anti-corruzione, coordinata dal capo di gabinetto Roberto Garofoli, si è ispirata a modelli europei, fermo restando la forte tipicità italiana. Dove per «tipicità» si intende ‘ndrangheta, camorra e ogni genere di infiltrazione mafiosa. Il documento parla chiaro: per tornare ad essere un Paese «normale» il nostro dovrà sottoporsi a dosi massicce di trasparenza. Non potrà accollarsi in futuro i costi della corruzione, secondo un calcolo della Corte dei Conti, circa 60 miliardi di euro l’anno. Ogni amministrazione dovrà dunque dotarsi di un indirizzo di posta elettronica certificato al quale i cittadini potranno segnalare eventuali anomalie.
No regali. I rapporti tra l’amministrazione e i soggetti che stipulano contratti andranno monitorati per verificare eventuali relazioni di parentela fra titolari, amministratori e soci. Ai dipendenti sarà fatto divieto di chiedere o di accettare «a qualsiasi titolo compensi o altre utilità in connessione con l’espletamento delle proprie funzioni», «fatti salvi — si spiega — regali d’uso purché di modico valore e nei limiti delle normali relazioni di cortesia». Andranno indicate anche durata e misura dei compensi; un’attestazione verificherà «d’insussistenza» di eventuali conflitti di interessi. E non è finita: ai magistrati ordinari, contabili e amministrativi ma anche agli avvocati e ai procuratori dello Stato e ai componenti delle commissioni tributarie, sarà vietata la partecipazione a collegi arbitrali. Pena la decadenza.
Rotazione tra i dirigenti. Saranno formati sull’etica
Nella prima parte della legge, quella dedicata alla prevenzione, sono state inserite anche le nuove regole che riguardano dirigenti, impiegati pubblici e imprese che hanno rapporti con l’amministrazione statale. Oltre alla rotazione più frequente dei capi ufficio e al monitoraggio periodico del rispetto dei tempi delle procedure, la legge si occupa della Scuola superiore della pubblica amministrazione che predispone percorsi di formazione dei dipendenti sui temi dell’etica e della legalità. Gli «alunni» più assidui di questi corsi saranno i dipendenti pubblici chiamati a operare nei settori in cui è più elevato il rischio che vengano commessi reati di corruzione. Un’altra novità è quella delle sanzioni accessorie: i dirigenti e gli impiegati condannati con sentenza passata in giudicato per un reato di corruzione dovranno rispondere, oltre che con la sospensione dal servizio e dallo stipendio, anche per danno erariale e all’immagine della pubblica amministrazione. Ogni prefettura, infine, istituisce l’elenco dei fornitori e prestatori di servizi non soggetti a tentativo di infiltrazione mafiosa.
Condannati incandidabili. Corsa contro il tempo
Sull’incandidabilità dei condannati in via definitiva a pene superiori ai due anni la legge non prevede norme prescrittive ma solo una delega al governo esercitabile «entro un anno». Due ordini del giorno — Della Monica (Pd) e Li Gotti (Idv) — marcano stretto l’esecutivo chiedendo che la delega venga esercitata entro un mese dalla data di approvazione della legge. Ma il ddl anticorruzione, che probabilmente verrà promulgato non prima di fine novembre, rischia di non arrivare in tempo per le prossime elezioni di primavera e, quasi certamente, perderà il treno delle regionali nel Lazio e in Lombardia. Il perché lo ha spiegato il senatore Luigi Li Gotti in aula: «Il governo avrà un mese di tempo. Senonché, per legge, il decreto legislativo in bozza viene trasmesso alle Camere che hanno 60 giorni di tempo per esprimere il loro parere. E solo dopo può essere pubblicato in Gazzetta ufficiale». Dunque, calendario alla mano, il ministro dell’Interno dovrà mettercela tutta per concludere l’iter prima che scatti la presentazione delle liste per le elezioni politiche.
Il compromesso finale sulle toghe fuori ruolo
L’articolo 18 del testo — quello che pone un limite di 10 anni agli incarichi fuori ruolo dei magistrati (ordinari, amministrativi e contabili) — è un corpo estraneo al provvedimento che ha rischiato di far saltare il banco. Troppe le pressioni sul Parlamento, come ha denunciato Maurizio Gasparri (Pdl), e sul governo tanto che nel maxi emendamento approvato con la fiducia sono ben otto i commi che riguardano i magistrati fuori ruolo. Nell’ultima versione — limata fino all’ultimo dal ministro in stretto contatto con la maggioranza — si stabilisce che «tutti gli incarichi presso istituzioni, organi o enti pubblici, nazionali e internazionali attribuiti a posizioni apicali e semi apicali, compresi quelli di titolarità di ufficio di gabinetto, attribuiti a magistrati… devono essere svolti con contestuale collocamento in posizione fuori ruolo». Tutta la trattativa si è svolta sulle deroghe, sulle eccezioni e sul destino dei tanti magistrati amministrativi che esercitano il doppio lavoro (consiglio di Stato e incarichi nei ministeri) e che avranno, dal giorno di promulgazione della legge, 180 giorni per fare la loro scelta
Un ufficio per la vigilanza
In arrivo il commissario La Commissione per la valutazione, la trasparenza e l’integrità dell’amministrazione (la Civit, esistente da alcuni anni) con questa legge opererà quale Autorità nazionale anticorruzione con i seguenti compiti: approvare il Piano nazionale anticorruzione predisposto dal dipartimento della Funzione pubblica; esprimere pareri facoltativi agli organi dello Stato e a tutte le amministrazioni pubbliche; esercitare la vigilanza e il controllo sull’effettiva applicazione e l’efficacia delle misure adottate; riferire al Parlamento con una relazione entro il 31 dicembre… Il governo, tuttavia, si è corretto in corsa inserendo nel ddl di stabilità l’emendamento del sottosegretario Antonio Catricalà che istituisce il commissario anticorruzione: questa nuova figura, messa a capo dell’Autorità nazionale anticorruzione, potrà avvalersi del «braccio armato» della Guardia di Finanza. Il nuovo commissario sarà un prefetto o un magistrato. La nuova Civit/Autorità, grazie agli articoli anticorruzione curati dal ministro Filippo Patroni Griffi, cambia comunque pelle acquisendo poteri ispettivi e di vigilanza.
Sul traffico di influenze la misura anti «cricche»
Si chiama traffico di influenze illecite e riguarda i mediatori opachi, i lobbisti che agiscono fuori dalle regole e gli esponenti delle varie cricche che assediano i palazzi della politica. Il nuovo delitto sarà rubricato all’articolo 346 bis del Codice penale (da uno a tre anni di reclusione). In questo modo si tenta di difendere con un «cordone sanitario» il buon andamento e l’imparzialità della pubblica amministrazione, andando a sanzionare comportamenti che eventualmente possono essere anticipatori della corruzione. In altre parole, secondo quanto hanno chiesto le organizzazioni internazionali, è prevista la punibilità tanto di chi si fa dare o promettere denaro o altra utilità, quanto di chi versa o promette con riferimento a un atto contrario ai doveri d’ufficio o all’omissione o al ritardo di un atto d’ufficio. Si prevedono poi aumenti di pena per i reati corruzione in atti giudiziari (da 3-8 anni a 4-10 anni) mentre aumentano solo le pene minime per la corruzione propria (da 2-5 anni a 4-8 anni), per il peculato e per l’abuso d’ufficio. Infine la corruzione per atto conforme a doveri d’ufficio viene sostituita dalla corruzione per l’esercizio della funzione (art.318).
La concussione si sdoppia. Effetti su Berlusconi e Penati
Nasce il reato di corruzione tra privati (pena da uno a tre anni di reclusione) grazie a una revisione dell’articolo 2635 del codice civile. Si procede d’ufficio nel caso in cui vi sia una distorsione della concorrenza nell’acquisizione di beni e servizi (quindi non più solo a querela di parte). Viene sdoppiato il reato di concussione che oggi è punito con pena da 4 a 12 anni: 1) la concussione per costrizione nei confronti del privato da parte del pubblico ufficiale che avanza una richiesta in forza della sua autorità sarà punita con pena da 6 a 12 anni; 2) la concussione per induzione (quella di cui è accusato l’ex premier Berlusconi per aver telefonato in questura a Milano quando chiese la «liberazione» di Ruby presentandola come la nipote di Mubarak) sarà punita con pene da 3 a 8 anni. La rimodulazione verso il basso delle pene per questa seconda fattispecie — che riguarda anche la richiesta di rinvio a giudizio per Filippo Penati (Pd) — comporta un minor tempo per la prescrizione: i processi pendenti in Cassazione sono 36 e di questi, con le nuove regole, 17 rischiano di estinguersi entro il mese di aprile del 2013.
tratto da Messaggero e Corriere della Sera – 18 ottobre 2012