“Non fatela morire”. È l’appello ai senatori di due associazioni – Riparte il Futuro e Transparency International Italia – per sollecitarli ad approvare entro la fine della legislatura la legge sul whistleblowing, che tutela chi lavora in aziende pubbliche o private e denuncia casi di corruzione. Il provvedimento, approvato alla Camera a gennaio 2016 grazie ai voti di M5S e Pd, è attualmente bloccato in commissione Affari costituzionali del Senato e rischia di non vedere la luce entro la fine della legislatura. L’ennesima legge da salvare, che si unisce a quelle già segnalate da Repubblica (rimangono da approvare ancora ius soli, biotestamento, codice antimafia e liberalizzazione della cannabis).
50mila firme. Per questo, dopo i ripetuti appelli di Raffaele Cantone durante la presentazione del rapporto sulle segnalazioni di corruzione ricevute da Anac, e le recenti sollecitazioni del presidente del Senato Pietro Grasso, Riparte il Futuro e Transparency International vogliono dare una nuova sveglia al Parlamento: la petizione da loro promossa ha incassato oltre 50mila firme a sostegno del ddl, che ora va sbloccato in tempi rapidi dal pantano di Palazzo Madama: “Oggi, chi segnala illeciti occorsi sul posto di lavoro subisce demansionamenti, mobbing e rischia la perdita del posto – affermano le due associazioni – chiediamo che finalmente venga lanciato un messaggio forte a tutti quei lavoratori che assistono a episodi corruttivi e che sono costretti a tenere chiusa la bocca per paura. Garantiamo tutele certe, puniamo i persecutori, aiutiamo chi fa emergere ruberie e illegalità. Difendere i whistleblower dovrebbe essere un dovere per tutti noi, perché grazie alle loro segnalazioni sono state scoperte colossali frodi, danni erariali, appalti truccati, gravi distorsioni del mercato”.
L’esempio Usa. La parola inglese whistleblower (alla lettera “suonatori di fischietto”) non trova per ora equivalenti termini in italiano che rendano il concetto: si tratta di un individuo che denuncia – per il bene pubblico – comportamenti illeciti che avvengono nel luogo in cui lavora (organizzazione sia pubblica che privata), attraverso segnalazioni circostanziate, sia alle autorità competenti sia nei canali eventualmente preposti all’interno dell’organizzazione stessa, sia pubblicamente ad esempio attraverso i media. L’esempio più eclatante di whistleblower degli ultimi anni è stato Edward Snowden, l’informatico dipendente della National Security Agency americana che con le sue rivelazioni ha scoperchiato il grande scandalo della sorveglianza elettronica di massa attuata dal governo Usa ai danni dei propri cittadini e di soggetti esteri. È una figura giuridicamente protetta e sempre più ritenuta ruolo di utilità pubblica. E lo dimostra anche uno studio della Sec (Security and exchange commission). Secondo la Consob americana, infatti, nel 2016, il governo Usa ha speso 57 milioni di dollari per tutelare i whistleblower a fronte però di ben 584 milioni recuperati grazie alle loro segnalazioni.
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20 luglio 2017