“Chi dice che sia 1, chi 6, chi oltre 20 i miliardi di sprechi generati dalla corruzione. E perché non dire che tutti e 111 i miliardi del fondo sanitario nazionale sono fonte di spreco e possono essere risparmiati? Cosi magari si renderebbe più facile il disegno di chi, vituperando la gestione pubblica, vuole orientare l’opinione pubblica e la politica verso la privatizzazione del sistema”. Così Francesco Ripa di Meana, presidente Fiaso, commenta i dati del Censis sulla corruzione in sanità. Sono diverse e autorevoli le voci critiche sull’uso che è stato fatto dei numeri. “La presentazione di dati cumulati (valori quinquennali anziché annuali) di fatto amplifica impropriamente un fenomeno, senza alcun dubbio deprecabile e da contrastare, ma che su base annua potrebbe apparire più contenuto (il 37% su 5 anni corrisponde al 7% all’anno, un dato che sarebbe fra i più bassi osservati, ancorché da contrastare). Sono troppo forti gli interessi che vorrebbero mandare in soffitta la grande costruzione civile, morale e tecnica del nostro Ssn” affermano Nerina Dirindin e Amedeo Bianco, della Commissione Igiene e Sanità del Senato.
“I dati del Censis hanno ottenuto una diffusione pubblica tipicamente scandalistica, che offende gli onesti e non stimola nessuno a migliorarsi – commenta Giovanni Monchiero, capogruppo di Scelta Civica alla Camera -. Per la sanità, per chi ci lavora, per chi crede nel servizio pubblico, l’ennesima umiliazione. Ce n’è per tutti, persino per i pazienti identificati come corruttori! Il sottosegretario alla Pubblica Istruzione, Faraone (al quale non mancherebbe un terreno di competenza da dissodare, visto che la nostra scuola non è considerata fra le migliori del mondo) ci fa sapere che 2 milioni di utenti pagano abitualmente tangenti per scavalcare le liste d’attesa. Oltre che al quarto d’ora di celebrità di relatori, autorità convenute e comunicatori seriali, iniziative del genere hanno una qualche utilità pratica? Credo proprio di no”.
FIASO: “CIFRE SPARATE AL VENTO DA CHI VUOLE PRIVATIZZARE IL SISTEMA”
“Come al solito in sanità lo scandalismo prevale sulla realtà dei fatti, dato che nel rapporto sulla corruzione presentato ieri, al di là di facili e strumentali banalizzazioni, ci sono un sacco di buone notizie. Una è il fatto che oltre tre quarti dei dirigenti di Asl e ospedali ritiene importante stare all’erta e dotarsi di adeguati strumenti per fronteggiare il malaffare contro un terzo che sostiene di aver riscontrato irregolarità. Così come e positivo che ben oltre il 90% delle aziende abbia adottato le misure anti corruzione previste dalla normativa.
In questo campo Fiaso rivendica con forza, e ha il dovere di farlo, il ruolo che il top e midlde management delle aziende ha avuto nel diffondere buone pratiche e una cultura della trasparenza e della lotta ai conflitti di interessi come antidoto alla corruzione. Per questo si è alleata con Illuminiamo la salute, di cui fa parte Libera di don Ciotti, per promuovere l’etica del sevizio e del servitore pubblico, dando vita a un progetto cui aderisce la totalità delle aziende. E in quest’ottica Fiaso promuove continuamente attività di formazione e informazione per i dipendenti delle aziende come forma di prevenzione.
E’ naturale che si tratti di un cambiamento epocale, dalla logica dell’adempimento burocratico a quella della decisone responsabile. Per questo sorge il dubbio che le accuse indiscriminate di corruzione in realtà siano cavalcate da chi non vuole che nel sistema ci sia gente che assume responsabilmente decisioni, dallo sportellista del CUP al Medico che prescrive al manager che organizza e firma i contratti. Dinanzi a questi attacchi indiscriminati dobbiamo però avere il coraggio di dire con chiarezza che il nostro sistema sanitario ha retto in questi anni di crisi e tagli solo grazie alle scelte che ogni giorno hanno assunto tanti medici e manager, infermieri e tecnici.
Che quello della sanità sia un sistema complesso lo ha ribadito a chiare lettere lo stesso Cantone, che ha invitato anche ad andare cauti con i numeri sparati al vento. Voler far passare per banditi tutti quelli che quotidianamente si assumono delle responsabilità è inaccettabile. Se nessuno avesse il coraggio di prendere delle decisioni, il nostro servizio sanitario sarebbe già al collasso.
E poi da gestori dei bilanci delle aziende che affrontano tante sfide per la qualità e la sostenibilità vorremmo dire basta alla fiera dei numeri. Chi dice che sia 1, chi 6, chi oltre 20 i miliardi di sprechi generati dalla corruzione. E perché non dire che tutti e 111 i miliardi del fondo sanitario nazionale sono fonte di spreco e possono essere risparmiati. Cosi magari si renderebbe più facile il disegno di chi, vituperando la gestione pubblica, vuole orientare l’opinione pubblica e la politica verso la privatizzazione del sistema. Ma non credo che per i cittadini sarebbe un buon affare.” (Francesco Ripa di Meana (Presidente Fiaso)
LA CORRUZIONE IN SANITÀ E QUELLE CIFRE “SPARATE” ALLA VIGILIA DEL DEF
Spiace che il settore sanitario, e ancora una volta proprio a ridosso della presentazione del DEF, sia oggetto dell’attenzione di studiosi, istituzioni e media solo per le sue pecche e non anche per i suoi meriti, solo per screditare e non anche per riconoscere l’impegno della grande maggioranza degli operatori che, quotidianamente e in solitudine, si adoperano per svolgere al meglio il proprio lavoro nelle strutture sanitarie, pubbliche e private.
Spiace perché la corruzione merita un impegno che va oltre, come l’Anac sta cercando di fare, gli aspetti scandalistici che consentono di conquistare le prime pagine dei giornali ma che non fanno altro che alimentare sfiducia nei confronti di un sistema che, nonostante le sue debolezze, continua a offrire assistenza a chi ne ha bisogno.
Spiace perché la presentazione di dati cumulati (valori quinquennali anziché annuali) di fatto amplifica impropriamente un fenomeno, senza alcun dubbio deprecabile e da contrastare, ma che su base annua potrebbe apparire più contenuto (il 37% su 5 anni corrisponde al 7% all’anno, un dato che sarebbe fra i più bassi osservati, ancorché da contrastare).
Spiace perché parlare genericamente di corruzione, accomunando ad esempio l’abuso di potere da parte di chi gestisce le prenotazioni delle analisi del sangue e il comportamento di chi accetta tangenti per favorire un fornitore di valvole cardiache difettose (!), è fuorviante e non aiuta a ricostruire la mappa dei rischi.
Spiace perché le dure parole pronunciate dal presidente Cantone, “terreno di scorribanda da parte di delinquenti di ogni risma”, sono state interpretate (e non vorremmo fossero anche utilizzate) come uno stigma della nostra sanità e non come espressione della sua maggiore esposizione a condizioni di rischio; la differenza è enorme e impegnativa per tutti, sui profili della prevenzione e del contrasto della illegalità.
Al riguardo non è superfluo sottolineare che la “maggiore esposizione al rischio di corruzione” non è riconducibile a un (presunto) più fragile profilo etico degli operatori della sanità ma, al contrario, alle peculiarità della stessa che non possono essere sottovalutate: dalle asimmetrie informative alle ingenti dimensioni economiche, dalla complessità tecnologica e organizzativa del settore alle numerose e ineliminabili condizioni di conflitto di interesse.
In proposito, è opportuno richiamare le parole pronunciate dallo stesso Cantone in occasione di una recente audizione in Commissione Sanità del Senato, nel corso della quale ha riconosciuto la capacità del settore sanitario di attivarsi per dare seguito alle iniziative previste dalla recente normativa su trasparenza e prevenzione della corruzione con livelli di adempimento superiori a quelli di molte altre amministrazioni pubbliche.
Spiace infine osservare che, a fronte di cifre molte incerte e poco rigorose di quantificazioni delle inefficienze e della corruzione, i numeri sparati sulle prime pagine dei giornali si prestano ad essere strumentalmente utilizzati per evocare scenari di parziale fallimento del nostro servizio sanitario nazionale, tanto da richiederne una profonda rivisitazione dei suoi principi fondanti, di universalismo, equità e solidarietà.
Contrastare ogni forma di illegalità, a partire dal mancato rispetto del diritto dei cittadini alla tutela della salute sancita dalla Costituzione, è al contrario uno dei tanti strumenti attraverso i quali dobbiamo e possiamo preservare e migliorare un sistema che si è dimostrato più efficiente e più equo di qualunque altro modello.
Anche quando si affrontano temi spinosi e delicati come quello della corruzione, dobbiamo farlo sempre senza remore e tentennamenti, ma con il rigore dei ragionamenti, la determinazione delle volontà e la sobrietà delle parole. Perché sono troppo forti gli interessi che vorrebbero mandare in soffitta la grande costruzione civile, morale e tecnica del nostro Servizio sanitario nazionale. (Nerina Dirindin e Amedeo Bianco, Membri della Commissione Igiene e Sanità del Senato – PD)
Quotidiano sanità – 8 aprile 2016