L’analisi dei diversi fenomeni di illegalità in sanità in un report che richiama le più recenti esperienze di prevenzione e contrasto in diverse realtà locali, l’attuazione dei Piani anticorruzione pubblicati dall’82% delle Asl monitorate. Risultato insufficiente e poi la pubblicazione da sola, sottolinea il Rapporto, non basta. Il rapporto
“La corruzione è sempre deprecabile e deve essere condannata con fermezza e rigore. La corruzione in sanità è qualcosa di più grave, è un attacco diretto alla vita delle persone. Il modo migliore per combatterla è la trasparenza dei dati, la pubblicità dei processi decisionali, la professionalità degli operatori. Vogliamo un grande cambiamento culturale, che parta dai piccoli comportamenti che ognuno di noi attua nella propria quotidianità”. Con queste parole del ministro Beatrice Lorenzin si apre il Primo Rapporto sullo stato di attuazione delle azioni adottate dalla sanità pubblica in materia di trasparenza ed integrità curato da Agenas e dall’associazione Libera presentato oggi.
“In particolare – spiega il direttore di Agenas Francesco Bevere – questo Rapporto si propone di fornire un primo feedback alle Regioni e alle Aziende ed Enti del Servizio Sanitario Nazionale sulle azioni intraprese in questi ultimi anni sui temi della trasparenza, dell’etica e della legalità dalle stesse Aziende ed Enti del Servizio sanitario nazionale alla luce delle conoscenze disponibili e delle principali analisi svolte da Istituzioni e Organismi nazionali e internazionali sui fattori di rischio e sugli strumenti adottati nelle diverse realtà a sostegno della integrità nel settore sanitario”.
“L’integrità nel sistema di tutela della salute – sottolineano a loro volta Nerina Dirindin e Gabriella Stramaccioni, rispettivamente diIlluminiamo la Salute e Libera- è quella linfa essenziale che da sempre ha consentito agli operatori della sanità del nostro Paese di occuparsi con rigore e qualità di uno dei beni più preziosi che ciascuno di noi possiede, la salute. L’attenzione rivolta negli ultimi anni alla trasparenza e alla prevenzione di ogni forma di illegalità in ambito sanitario è fattore particolarmente positivo, soprattutto per continuare a sostenere tutti coloro che, a diverso titolo e con competenze differenti, si sono adoperati per offrire ai cittadini servizi e prestazioni che, ancora recentemente, sono riconosciuti tra i migliori a livello internazionale”.
La sanità tra i settori più esposti all’illegalità. In tutto il mondo, il settore sanitario è considerato uno dei più esposti al rischio di illegalità e per questo – si legge nel Rapporto – necessita di adeguati livelli di trasparenza: le notevoli dimensioni della spesa, la pervasività delle asimmetrie informative, l’entità dei rapporti con i privati, l’incertezza e l’imprevedibilità della domanda, l’alta specializzazione dei prodotti acquistati e delle prestazioni fornite, la necessità di complessi sistemi di regolazione, non sono che alcuni dei fattori che rendono la sanità un terreno particolarmente sensibile, dove germinano con effetti ancora più evidenti che in altri settori, comportamenti opportunistici che possono degenerare in corruzione. Si tratta di azioni, di non facile individuazione, tutte caratterizzate da differenti forme di abuso di posizioni di potere per scopi privati. Le forme e l’intensità della diffusione di tali comportamenti e azioni si differenziano a seconda del livello generale di integrità presente nei diversi paesi e dello stato di sviluppo dei relativi sistemi di tutela della salute ed assumono dimensioni sempre più preoccupanti anche nei paesi più evoluti.
Il 6% del budget sanitario in Europa assorbito dalla corruzione, ma in Italia non abbiamo dati certi. La Rete Europea contro le Frodi e la Corruzione nel Settore sanitario, un’organizzazione non profit il cui principale obiettivo è contrastare frodi, corruzione e sprechi in sanità, stima che in Europa circa il 6% del budget per la sanità sia assorbito dalla corruzione. Ma,- sottolinea il rapporto – se si escludono valutazioni sporadiche, non sono disponibili stime certificabili con specifico riferimento alla realtà italiana.
Effetti non solo economici. Il tema – si legge ancora nel rapporto – merita attenzione anche perché nel settore sanitario la corruzione produce effetti non solo economici (in particolare sulle finanze pubbliche), ma anche sulla salute delle popolazioni: riduce l’accesso ai servizi, soprattutto fra i più vulnerabili; peggiora in modo significativo – a parità di ogni altra condizione – gli indicatori generali di salute ed è associata a una più elevata mortalità infantile. Più in generale, le varie forme di illegalità messe in atto nel settore sanitario non si limitano a sottrarre risorse ai programmi di assistenza, ma minano la fiducia nel sistema di tutela della salute da parte delle persone. Per tale ragione l’affermazione della legalità e dell’integrità nel settore sanitario deve costituire un impegno prioritario per i responsabili delle politiche pubbliche, soprattutto in un momento in cui le istituzioni sono percepite come molto lontane dai loro problemi quotidiani dai cittadini.
Una rete di interessi e interfacce professionali. Nel sistema sanitario si interfacciano professionisti, persone, imprese, associazioni, istituzioni, regolate attraverso differenti e numerose tipologie di collaborazione, facenti riferimento ad una ricca e complessa normativa. La rete di relazioni – sottolinea il Rapporto – si sviluppa tra una molteplicità di attori, che fanno riferimento a quattro gruppi principali:
– operatori della salute a tutti i livelli (infermieri, medici, professionisti sanitari delle diverse specialità, tecnici, biologi, fisici, amministrativi, ingegneri, giuristi, manager ma anche volontari, associazioni di pazienti e familiari, etc.);
– fornitori del mondo della sanità (aziende farmaceutiche e biomedicali, ma anche fornitori di servizi di varia natura dai servizi di vigilanza allo smaltimento dei rifiuti);
– decisori a livello politico (nazionale, regionale, locale) e a livello tecnico (direttori generali di assessorati e aziende sanitarie), in grado di muovere una grande quantità di risorse umane ed economiche;
– destinatari dei servizi, non solo i pazienti ma l’intera collettività e le loro associazioni e rappresentanze.
E a tenere insieme tutti questi soggetti – riassume il Rapporto – sono le relazioni funzionali che si stabiliscono tra gli stessi, mediate dalle regole del settore pubblico, dalle norme generali, dal sistema di valori di ciascuno e da molteplici interessi. All’interno di questa rete di relazioni, le regole concorrono al corretto funzionamento del sistema, con il superiore fine di tutelare il benessere delle persone, siano esse destinatarie dei servizi o lavoratori, e più in generale dell’intera collettività
Un equilibrio delicato. Ma tutto questo andrà a buon fine, conclude il Rapporto, in relazione alla capacità di tutti i soggetti a partecipare e operare con equilibrio e trasparenza, senza cedimenti e tentennamenti, evitando i rischi che un settore così complesso naturalmente presenta e portando alla luce ogni fenomeno di opacità e illegalità, specie in un momento, come quello attuale, in cui la crisi economico finanziaria costituisce condizione predisponente non solo nell’accentuare le disuguaglianze, ma anche nel rendere meno equo e solidaristico lo stesso sistema sanitario e l’accesso ai servizi di cura.
Il 18% delle Asl non ha ancora adottato né pubblicato il Piano di prevenzione della Corruzione. Il monitoraggio del Rapporto si è concentrato sulla pubblicazione dei Piani Triennali di Prevenzione della Corruzione con riferimento ai trienni 2014-2016 e 2015-2017. Il monitoraggio ha avuto inoltre ad oggetto le Relazioni annuali relative al 2013 e 2014, un documento che i responsabili della prevenzione della corruzione devono predisporre ogni anno per documentare l’attività svolta e i risultati ottenuti.
Dai siti istituzionali delle 240 aziende monitorate emerge che l’82% delle stesse ha adottato e pubblicato il PTPC 2015- 2017, una percentuale in crescita rispetto a quella relativa al precedente Piano 2014-2016, ma ancora insoddisfacente (alcune inadempienza possono essere attribuite al fisiologico processo di aggiornamento dei Piani).
E la pubblicazione non basta. A fronte di una riconosciuta tempestività delle amministrazioni sanitarie nella predisposizione e nella pubblicizzazione dei PTPC, i risultati del monitoraggio sulle modalità di presentazione di tali Piani, così come delle Relazioni annuali, indicano che le dimensioni più presenti nei PTPC sono quelle obbligatoriamente previste dalla normativa.
Le dimensioni più trascurate – spiega il rapporto – sono al contrario quelle relative ad alcune specifiche aree di rischio del settore sanitario (ad esempio, i rapporti con gli informatori dell’industria, i compensi per consulenze effettuate dai professionisti per conto dell’industria, la regolamentazione delle sponsorizzazioni e delle donazioni).
L’auspicio – conclude il Rapporto – alla luce dei contenuti dell’aggiornamento del PNA 2015 – Sezione Sanità – è che l’aggiornamento e l’implementazione dei Piani da parte delle aziende sanitarie possa – anche sul piano qualitativo e dei contenuti nonché dell’effettiva realizzazione delle misure in essi previste e dell’efficacia delle stesse (misurata attraverso appositi indicatori) – colmare almeno alcune delle debolezze/criticità riscontrate da ANAC in questo primo ciclo di valutazione dei PTPC.
Quotidiano sanità – 23 novembre 2014