Per il momento sul tavolo c’è solo un decreto per lo sviluppo a costo zero. Nonostante la richiesta di interventi strutturali arrivata a più riprese da Bruxelles e anche dalla Bce e il declassamento di Standard & Poor’s, il Governo, anche per effetto dei veti incrociati tra Pdl e Lega, insiste nel tenere in naftalina quattro grandi misure su cui con priorità diverse spingono la maggioranza e, in parte, i sindacati: pensioni, dismissioni, accelerazione della riforma fiscale e patrimoniale. La partita però non è affatto chiusa. Dall’aggiornamento del Def, domani all’esame del Consiglio dei ministri, dovrebbe scaturire una correzione obbligatoria di 7-8 miliardi che dovrebbe essere ‘recepita’ entro la metà di ottobre con la legge di stabilità.
Una correzione che, secondo alcuni esponenti della maggioranza, potrebbe essere anche più consistente (10-15 miliardi) e che, insieme alla necessità di recuperare risorse per il piano decennale per la crescita annunciato ieri dal ministro Giulio Tremonti al tavolo sullo sviluppo e alla cui stesura potrebbe contribuire anche la Banca d’Italia (ma il Tesoro smentisce), potrebbe costringere il Governo a sbloccare almeno due dei quattro interventi ora congelati. E la questione potrebbe essere nuovamente affrontata anche tra le pieghe del vertice di maggioranza in calendario sempre domani, in cui verranno affrontati il capitolo della crescita e quelli della giustizia e della legge elettorale.
Il pressing resta intenso soprattutto sulle pensioni. Tutto il Pdl considera necessario un intervento immediato sulla previdenza per reperire nuove risorse e dare un chiaro segnale a Bruxelles (e anche ai mercati) in termini di riduzione di spesa. Un’opinione condivisa anche dai tecnici del Tesoro che da tempo hanno preparato una griglia definita di misure. L’obiettivo è porre fine al fenomeno dei pensionamenti di anzianità arrivando in tre o quattro anni a quota 100 (somma di età anagrafica e contributiva) e alzare a regime l’età di pensionamento a 67 anni. Il tutto trasferendo risorse da ‘garantiti’ ai ‘non garantiti’ (in primis i giovani) facendo leva anche sulla delega sull’assistenza. Tremonti però non si sbilancia, anche perché la Lega resta fermamente contraria così come i sindacati. Ma la questione, se non subito, sarà sicuramente affrontata con la delega assistenziale.
Un’operazione ormai certa è quella delle dismissioni, anche se i tempi restano da definire. Entro la fine del mese ci sarà il seminario già annunciato da Tremonti con tutte le parti interessate. L’intervento riguarderà una fetta consistente degli immobili di proprietà dello Stato (caserme e uffici) e anche le municipalizzate (non le partecipate del Tesoro).
C’è poi il capitolo della patrimoniale (che non dispiace alla Lega) e dell’anticipo della riforma fiscale o almeno di alcune parti del progetto di riscrittura del nuovo sistema tributario, su cui ieri è tornato a premere anche il leader della Cisl, Raffaele Bonanni. L’idea di tassare i grandi patrimoni ? su cui anche la Confindustria ha manifestato più di un’apertura purché non si tratti di una misura spot ? ha una matrice prevalentemente parlamentare, maturata soprattutto nel corso dell’iter della manovra di Ferragosto. L’Economia, infatti, ha già vagliato attentamente (con tanto di quantificazioni) sia le proposte presentate in Parlamento dalla maggioranza sia quelle delle opposizioni. Tra le ipotesi praticabili quella di introdurre una patrimoniale sui beni immobili con valore catastale oltre 1,2 milioni di euro. Con possibile esclusione dei beni strumentali delle imprese.
Oltre alla patrimoniale, poi, il fisco guarda con interesse al dossier-casa nel suo complesso, con la possibilità di anticipare al 2102 l’arrivo della nuova imposta municipale, così come quella di rivedere al rialzo la percentuale di rivalutazione (oggi ferma al 5% dal 1996) delle rendite catastali. Secondo le ultime stime effettuate dall’Economia (si veda Il Sole 24 Ore di ieri) la tassazione al valore catastale vale 62 miliardi. Risorse, queste, che se venissero recuperate nell’ambito della razionalizzazione delle tax expenditures potrebbero garantire nuova linfa all’attuazione della riforma fiscale.
Sul fisco del futuro, infatti, le associazioni di categoria hanno fin da subito chiesto al Governo un colpo di acceleratore almeno per attuare alcune parti del progetto. Tra queste l’aiuto alla crescita economica (Ace) per garantire un ‘premio’ fiscale alla capitalizzazione delle imprese. O ancora la riduzione progressiva del carico Irap che grava sulla componente lavoro. Sul fronte fiscale non ha esaurito del tutto la sua spinta il partito del condono. Anche se l’Economia ha da sempre bocciato il ricorso a una qualsiasi forma di sanatoria.
ilsole24ore.com – 21 settembre 2011