Previste tre fasce di premialità che riconoscono il diverso grado di coinvolgimento e di continuità nell’impegno lavorativo/organizzativo ed il diverso livello di esposizione al rischio biologico in contrasto alla pandemia Covid. Soddisfazione dei sindacati: “Elevati al massimo livello i colleghi che hanno conseguito una malattia professionale riconducibile ad infezione durante il servizio”. IL VERBALE DI CONFRONTO SULL’ACCORDO
E’ stato raggiunto l’accordo tra la Regione del Veneto e le dieci sigle sindacali della dirigenza medica per la ripartizione delle somme messe a disposizione per riconoscere una forma di premialità concreta al personale sanitario da mesi impegnato strenuamente nella lotta al coronavirus e nella cura dei malati. Si tratta complessivamente di risorse per 20 milioni 690 mila euro, che verranno ripartite in 3 fasce professionali, secondo criteri concordati.
Ne dà notizia l’Assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin.
“Sono molto soddisfatta di un accordo che ha un significato ben diverso e superiore dal mero aspetto economico – ha detto la Lanzarin – e che prevede anche precisi impegni della Regione sul fronte dell’indennità di rischio biologico, del confronto sulla riorganizzazione ospedaliera e territoriale per mantenere in atto tutti i servizi realizzati e attivati durante l’emergenza, della definizione di nuovi standard per il calcolo del fabbisogno di personale medico, sanitario e veterinario. Anche questa volta, alla fine, la squadra della sanità veneta ha saputo dimostrare compattezza e unità d’intenti”.
Le parti hanno concordato di ripartire le risorse attraverso un criterio base: per l’80% in relazione al personale della dirigenza dell’Area Sanità in servizio al 31 marzo 2020 in ciascuna Ulss, e per il 20% sulla base dell’incidenza dei ricoveri Covid per azienda registrati nel periodo 2 marzo – 4 maggio 2020.
Le tre fasce concordate sono le seguenti:
1ª Fascia (riconoscimento fino a 2.000 euro): dirigenti medici e sanitari direttamente coinvolti in modo prevalente nell’assistenza di pazienti Covid, attività contraddistinta da massimo disagio lavorativo e/o organizzativo, massimo rischio biologico potenziale e continuità dell’incidenza dei criteri stessi (reparti, servizi o attività: Malattie infettive, Pneumologia, Terapie intensive e sub – intensive, reparti di Anestesia e Rianimazione, Pronti Soccorsi, SUEM, Geriatria e Medicina con attività prevalente Covid, eventuali reparti, servizi o attività diversamente descritti presenti a livello aziendale con prevalente attività Covid non ricomprese fra quelle sopra indicate, che comunque presentino in modo oggettivo i requisiti concordati.
2ª Fascia (fino a 1.100 euro): dirigenti medici e sanitari impegnati in attività connesse all’emergenza Covid attraverso attività di supporto contraddistinte da medio disagio lavorativo e/o organizzativo, medio rischio biologico potenziale e continuità dell’incidenza dei criteri stessi nei reparti, servizi o attività di: Microbiologia, Laboratorio negli ospedali Covid, Radiologia, Servizi del dipartimento di prevenzione o del Distretto impegnati nella gestione dell’emergenza, Geriatria e Medicina senza prevalente attività Covid, Lungodegenza, Oncologia, ORL, Odontoiatria, Medicina d’urgenza, eventuali reparti, servizi o attività presenti a livello aziendale, non ricompresi fra quelli sopra indicati che comunque presentino in modo oggettivo i requisiti concordati.
3ª Fascia (fino a 500 euro): dirigenti medici e sanitari impegnati in reparti, servizi o attività, contraddistinti da basso disagio lavorativo e/o organizzativo, basso/medio rischio biologico potenziale e continuità dell’incidenza dei criteri stessi, che nel periodo dell’emergenza hanno risposto a fabbisogni assistenziali non assicurabili in reparti Covid dedicati, riorganizzati al fine di assicurare assistenza specialistica ai pazienti Covid o presunti tali, nonché in attività e servizi che hanno subito notevoli cambiamenti organizzativi, logistici o dei percorsi assistenziali, al fine di assicurare il corretto svolgimento delle attività sanitarie dell’azienda. Le attività e i servizi rientranti in questa fascia saranno individuati in sede aziendale.
Il compenso dovrà essere erogato ai singoli dirigenti adibiti ai servizi e reparti nel periodo di emergenza Covid 19 al raggiungimento degli obiettivi nelle seguenti misure:
? il 100% degli importi pro capite fissati, qualora la presenza in servizio sia stata pari o superiore al 60% del numero dei giorni in cui si articola il progetto in relazione all’impegno lavorativo richiesto;
? il 70% degli importi pro capite fissati qualora la presenza in servizio sia stata inferiore al 60% e pari o superiore al 40% del numero dei giorni in cui si articola il progetto in relazione all’impegno lavorativo richiesto;
? il 40% degli importi procapite fissati qualora la presenza in servizio sia stata inferiore al 40% e pari o superiore al 20% del numero dei giorni in cui si articola il progetto in relazione all’impegno lavorativo richiesto.
Va riconosciuto come personale partecipante e presente a tutti gli effetti anche chi risultava in infortunio/malattia da Covid-19 o in quarantena con sorveglianza attiva.
Con questo accordo sottolineano in una nota Anaao Assomed – Federazione Cimo-Fesmed – Aaroi-Emac – Fassid [Aipac-Aupi-Simet-Sinafo-Snr] – – Fvm – Anpo-Ascoti-Fials-Medici è stata “sancita la differenza di ruolo ed il differente livello di responsabilità rispetto al Comparto”. L’accordo segue all‘intesa trovata ieri sulle risorse e su un memorandum di temi su cui la Regione si impegna ad aprire il confronto con i sindacati.
“Elevati al massimo livello i colleghi che hanno conseguito una malattia professionale riconducibile ad infezione durante il servizio”, osserva la nota congiunta dei sindacati, che ricorda come “con il ‘Memorandum per la ripresa del confronto sindacale su tematiche di rilevante impatto organizzativo’” di cui abbiamo già parlato ieri “si apre una fase di costruttivo confronto politico tra le Organizzazioni Sindacali della Dirigenza Area Sanità e la Regione sul futuro della sanità veneta: punti chiave sono il riconoscimento del rischio biologico ai dirigenti medici e sanitari, non previsto fino ad oggi, la riorganizzazione della rete di assistenza territoriale ed ospedaliera insieme ai sindacati del territorio e la definizione di standard per il calcolo del fabbisogno di personale medico, sanitario e veterinario”.
“Con questo accordo – conclude la nota sindacale – è stato riconosciuto, da parte della Regione, il valore politico del nostro ruolo e quello di competenti interlocutori sulle problematiche della sanità veneta che supera l’episodico ma dovuto riconoscimento economico”.
28 maggio 2020