Saranno due giorni di fuoco oggi e domani per i sindacati medici, alle prese con il rinnovo di un contratto scaduto da 2 anni e molto atteso dalla categoria. Il 25 e 26 luglio i sindacati medici sono attesi all’Aran per una “due giorni non stop per tentare di firmare un contratto importante che riguarda 120 mila medici, odontoiatri e veterinari e 15 mila dirigenti sanitari non medici – afferma il presidente Antonio Naddeo, che resta ottimista – Quasi un anno di trattativa, ci sono ancora alcuni nodi da sciogliere, ma nei due giorni possiamo arrivare ad un’intesa“.
Ma si riuscirà davvero a chiudere prima dello stop estivo, o tutto sarà rinviato a settembre? Fortune Italia ne ha parlato con Pierino Di Silverio, segretario generale Anaao-Assomed. “Siamo più realisti del re – commenta cauto Di Silverio – Le criticità maggiori sono l’orario di lavoro, sul quale nonostante le aperture dell’Aran l’ultima parola spetta alle Regioni, ma anche i fondi, il disagio e le reperibilità”.
Chi preme sull’acceleratore (e chi sul freno)
Le trattative sono in corso ormai da mese, e l’Aran non ha mai fatto mistero di puntare a chiudere entro fine luglio. Decisamente più pessimisti i sindacati. “Non ci sono ancora le condizioni per chiudere il contratto dei medici”, secondo il presidente Cimo, Guido Quici. “Occorre lavorare ancora molto per arrivare ad un accordo sul numero massimo di pronte disponibilità e di guardie notturne, che minano la qualità della vita dei professionisti, e sulla retribuzione del lavoro extra-orario. Ci sono numerosi aspetti che non sono stati affrontati, come l’intramoenia, gli specializzandi, la mobilità, l’aspettativa, il tema del patrocinio legale e il servizio fuori sede, che al momento – ricorda Quici – obbligherebbe i medici a vagare tra diverse strutture ospedaliere distanti anche decine di chilometri”.
Le criticità
Vediamo allora i temi sul tavolo. “Primo punto – elenca Di Silverio – non posso continuare a fare guardie, anche in discipline che non mi appartengono, magari a 40-50 km di distanza. Secondo punto: non posso continuare a regalare ore all’azienda, dopo che ne cedo in media 250 l’anno (parliamo delle ore eccedenti, richieste dall’azienda e non pagate per raggiungere il risultato, ndr). Terzo punto: vogliamo la certezza dell’utilizzo dei fondi contrattuali. Questi sono punti determinanti per chiudere”, sottolinea il segretario di Anaao Assomed.
“Abbiamo iniziato la discussione sulla parte economica,al momento limitata agli incrementi contrattuali e senza conoscere la vera entità dei fondi. Non sappiamo in che modo verrà finanziata una nuova indennità che si intende istituire per i dirigenti sanitari – insiste Quici – ovvero l’indennità di specificità sanitaria, se non grazie all’ennesimo contributo di solidarietà di medici e veterinari. Non sappiamo se la possibilità di utilizzare in modo improprio i fondi contrattuali sarà confermata o meno nel nuovo testo”.
Questo sono davvero i punti chiave, secondo i sindacati medici, per portare a casa il nuovo contratto entro luglio. “Visto come è andata fino ad oggi, non so fino a che punto le Regioni cederanno”, continua Di Silverio.
Intanto in corsia…
I nodi del contratto sembrano temi astratti fino a quando non si è costretti a varcare la soglia di un ospedale. L’estate si conferma una stagione difficile per la sanità: con un terzo degli organici (già sofferenti) in ferie, cala del 52,7% l’attività degli ambulatori, chiusi nel 15% dei casi. Secondo l’ultimo report ‘targato’ Fadoi, la qualità dell’assistenza è compromessa nel 56% dei reparti.
Una situazione che, giocoforza, si traduce in un aumento delle attese dei pazienti. Ma anche, nonostante le iniziative degli scorsi mesi, in episodi di violenza e aggressione a danno dei medici e degli infermieri che con la loro presenza garantiscono il servizio.
Dopo l’ultimo episodio di violenza all’Ospedale di Corigliano Rossano, in provincia di Cosenza, l’Anaao è intervenuta con una dura nota: “Le aggressioni contro di noi sono sempre più frequenti, ma quasi ‘declassate’ a semplici fatti di cronaca. Non possiamo più curare con un organico ridotto all’osso, con soli 3 medici costretti a estenuanti tour de force, con l’impossibilità di riposare, di ammalarsi o semplicemente di assentarsi, come nel caso dell’Ospedale di Corigliano”. Ecco perché il sindacato ha chiesto al governatore della Calabria, Roberto Occhiuto “un immediato e deciso intervento, proclamando lo stato di emergenza sanitaria in una Regione che merita più attenzione anche da parte del governo nazionale”.
Il monte delle ferie non godute
La questione del riposo dei medici anima le trattative sul contratto. “Abbiamo 5 milioni di giornate di ferie non godute – sottolinea Di Silverio – e ricordiamo che dobbiamo assicurare comunque i contingenti minimi in modo da garantire il servizio”. Il fatto è che i medici stanno lasciando in massa il Ssn e la carenza degli operatori emerge chiaramente in estate (e a fine anno).
Le prospettive
Ma allora che possibilità ci sono, davvero, di chiudere il capitolo contratto entro luglio? “O la va o la spacca – conclude Di Silverio – I precedenti con le Regioni non ci fanno illudere troppo, ma d’altra parte non abbiamo tutta questa fretta di chiudere. Noi vogliamo un buon contratto – ribadisce – e di solito la fretta non è compagna della qualità. Ma mai dire mai”. Non ci resta che stare a guardare.