Abbiamo ottenuto il massimo che si potesse ottenere – ha dichiarato il Presidente di FVM Aldo Grasselli al termine della giornata finale di una negoziazione che a fasi alterne si è sviluppata da febbraio, ha avuto uno stop alla fine di luglio che ha però poi consentito in settembre la maturazione delle consapevolezze del tavolo e l’avvicinamento al punto di equilibrio tra tutte le posizioni.
La firma di questo contratto porta nelle buste paga la rivalutazione degli stipendi relativa all’inflazione del triennio 2019-2021 (ma oggi è perlomeno raddoppiata) e, soprattutto, porta molte innovazioni e puntualizzazioni normative che si erano manifestate necessarie per superare le inefficienze del contratto vigente.
La vertenza ha rischiato più volte di incagliarsi intorno al tema più critico, quello dell’orario di lavoro, sul quale si sono tentate varie ipotesi di soluzione che spesso si sono neutralizzate l’una con l’altra. Certamente se si fosse concordato subito su questo punto il contratto avrebbe potuto trovare il consenso maggioritario molto prima ma quello che conta è che oggi tutti siano stati pronti a firmarne la preintesa.
Aran ha svolto con pazienza e metodo la sua funzione consentendo a ogni sigla di esprimere critiche e suggerimenti e ogni sigla ha offerto un punto di vista significativo e utile alla composizione del quadro contrattuale equilibrato.
Possiamo manifestare soddisfazione per il contratto che ora va alle verifiche di rito, prevedendo che entro i primi mesi del 2024 sarà pienamente operativo dopo aver portato nelle buste paga un ammontare medio di circa 10.000 euro di arretrati.
Le criticità del SSN, la carenza di specialisti, il modello di formazione specialistica, il ricorso ai medici a gettone, la persistenza di un tetto di spesa sul personale, la riduzione delle prospettive di carriera, la scarsa attrattività di certi settori professionali non sono obiettivamente aggredibili per mezzo del contratto.
Che questo contratto allinei gli stipendi al costo della vita di 4-5 anni fa e non a quella doppia di oggi, che il contratto 2022-2024 non sia ancora stato finanziato, che i medici specializzandi siano trattati e pagati come studenti mentre lavorano come specialisti, che i sanitari siano sempre più esposti a aggressioni e intimidazioni, che non ci siano risorse per pagare le prestazioni fuori orario di lavoro ma che si trovino ancora più soldi per pagare i medici a gettone, che la conciliazione vita-lavoro per una professione sempre più femminile sia un sogno nel mentre che il Governo chiede “figli alla patria”, non sono poste in gioco sul tavolo contrattuale. Questi sono temi di politica sanitaria dello Stato e delle Regioni.
Firmato il contratto, il lavoro del sindacato non è assolutamente finito. Le energie della classe medica, veterinaria e sanitaria – ha concluso Grasselli – devono ora concentrarsi su questi temi di politica sanitaria per ottenere uno stato giuridico aderente al ruolo professionale, per ottenere un maggior riconoscimento stipendiale extracontrattuale durevole sulla massa salariale, per ottenere più risorse per il Servizio sanitario nazionale e per rilanciarne la funzione per dare risposte nuove e tempestive, adeguate a un paese che ha sempre più bisogno di welfare.
Sulla crisi del SSN e la perdita di welfare le promesse non mantenute non potranno che aggiungere tensione sociale e conflittualità.
Il governo dovrà dare presto risposte concrete.