Resta ancora senza contratto tutto il comparto sanità: 150 mila medici e altri 500 mila lavoratori, di cui 280 mila infermieri. «Concluderemo il percorso», promette la ministra della Pubblica amministrazione Marianna Madia.
Due giorni fa, all’Aran è stato sbloccato l’atto integrativo per i medici e i dirigenti sanitari che ha portato all’avvio del confronto per il rinnovo del contratto e quindi la revoca dello sciopero dei medici programmato per domani. Confermato l’aumento medio di 85 euro lordi, ma governo e sindacati si rivedranno il primo marzo per stabilire tempi e contenuti del nuovo accordo. Confermata invece la protesta degli infermieri che domani incroceranno le braccia in tutta Italia e saranno a Roma per una manifestazione che ha già raccolto migliaia di adesioni. I principali sindacati, Nursing up e Nursind sono stati convocati oggi all’Aran: «Non sappiamo quali saranno le proposte e se ci saranno — dice Antonio De Palma del Nursing up —, ma 85 euro ci sembra una somma risibile per professionisti che aspettano da 10 anni di vedere riconosciuto il loro ruolo».
La firma notturna dell’accordo sul nuovo contratto per i 467mila dipendenti di Regioni ed enti locali libera il campo per il rush finale sulla sanità, ultimo comparto del pubblico impiego ancora senza accordo. L’obiettivo del governo, ribadito ieri dalla ministra della Pa Marianna Madia, è quello di «chiudere a breve», anche per archiviare prima delle elezioni la partita contrattuale dei dipendenti pubblici (sui dirigenti il lavoro è all’avvio). Ma non è semplice, perché sulla sanità l’architettura del miliardo di euro necessario ai nuovi contratti è ancora da puntellare: oggi comunque è in programma un confronto all’Aran, nel tentativo di fermare in extremis lo sciopero degli infermieri di domani, mentre il 1° marzo sarà il turno dei medici (che hanno già sospeso lo sciopero). «Ora si deve chiudere sulla sanità», rilancia il presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini,
Contratto Comparto Sanità: nuova bozza dell’Aran, ma gli infermieri confermano lo sciopero
Una bozza iricevibile, quella del contratto 2016-18 per il Comparto Sanità, che non rispetta la dignità dei professionisti e mette a rischio qualità e sicurezza dell’assistenza. E gli infermieri – 400mila lavoratori qualificati – domani incroceranno le braccia in tutti gli ospedali italiani, confermando una scelta dura ma necessaria. Sono queste le reazioni dei sindacati di categoria alla consegna da parte dell’Aran della nuova bozza di contratto nel corso di un incontro oggi a Roma.
Tra i nodi affrontati nella nuova versione: congedi per donne vittime di violenza, allungamento del periodo di riabilitazione, riconoscimento delle unioni civili, lavoro flessibile, formazione personale, responsabilità disciplinari, premio individuale differenziato, welfare integrativo e e fondi contrattuali declinati sulle performace. Nessuna tabella sui conti, nessuna chiarezza sui fondi e gli incrementi retributivi.
La bozza è considerata dai sindacati di categoria – che tra l’altro hanno avuto solo due ore per dare una risposta – «irricevibile», soprattutto sul capitolo dell’orario di lavoro Ue, centrale per garantire qualità e sicurezza dell’assistenza.
Bottega (Nursind): «Testo da rispedire al mittente. Flessibilità unidirezionale» «Una modalità di trattativa – sottolinea Andrea Bottega, segretario nazionale Nursind – che denota una totale mancanza di rispetto. Il testo è da rispedire al mittente, soprattutto sul capitolo dell’orario Ue. Dopo nove anni di attesa, non c’è una cifra sugli aspetti retributivi. Hanno tolto il valore dell’incarico organizzativo, ci sono solo puntini. La flessibilità è unidirezionale: su precariato, straordinari e deroghe sull’orario di lavoro europeo. Una generale riduzione dei diritti da parte datoriale. Periodi di prova infiniti e ingiustificati in un contesto dove prevalgono contratti precari. La categoria è mortificata anche sul sistema degli incarichi che non consentono una vera crescita professionale. C’è solo arroganza. In questo modo non si permette all’infermiere di offrore un’assistenza sicura e di qualità al paziente».
De Palma (Nursing up): «Non è una trattativa. È una farsa»
Grande delusione anche del sindacato Nursing Up, a partire dal metodo di confronto scelto dalla parte pubblica: «Dopo nove anni di attesa, in due ore ci hanno chiesto di esprimere un parere su un documento di 83 pagine che affronta tutti gli istituti contrattuali. Non è una trattativa, è una farsa», dichiara il presidente di Nursing up Antonio De Palma. La proposta è «inaccettabile»: «Hanno detto di no al diritto europeo di riposare 11 ore consecutive. In pratica hanno detto che l’infermiere può lavorare per 24 ore di seguito a un tavolo operatorio. Con quali conseguenze sulla qualità del lavoro? Dove sta la sicurezza dei pazienti?». «Non vogliono assumere – continua De Palma – quando l’Ocse ha dichiarato che nel Sistema sanitario pubblico mancano 70mila infermieri. E ne abbiamo 25mila a spasso, costretti a fuggire in?Inghilterra o in Germania, dove i nostri infermieri sono ricercati e apprezzati per avere il più alto livello di qualificazione in Europa ma anche per le doti umane e la grande capacità di offrire un’assistenza compassionevole».
Insomma prevale una grande amarezza, anche di fronte ai mancati riconoscimenti in busta paga. «L’indennità notturna resta risibile – conclude De Palma – confermata a 2,74 euro lordi all’ora. Per un prfessionista laureato, che si assume delle responsabilità. La verità è che nessuno vuole investire sulla salute pubblica e domani purtroppo sarà una giornata tragica».
Corriere della Sera/Il Sole 24 Ore – 22 febbraio 2018