Il rinnovo dei contratti si avvicina grandi passi: dopo la direttiva Madia il Comitato di settore deve rivedere i suoi atti di indirizzo messi a punto e licenziati già lo scorso anno (ma con poco lavoro: le previsioni di allora sono in linea con quanto scritto dal ministro della Pubblica amministrazione) e l’Aran potrà partire, convocando i sindacati.
La parte normativa sarà sicuramente innovativa sia per la dirigenza, con il riordino delle carriere – tra professionali e gestionali che dovranno crescere e avere opportunità uguali di sviluppo – sia per il personale non dirigente, con la previsione della nuova figura del “professionista specialista” e del “professionista esperto” e la costituzione della nuova area dell’integrazione sociosanitaria. Ma non solo.
Sulla parte economica invece ancora i sindacati sono sul chi va là, non solo perché dopo sei anni di mancati rinnovi le risorse a disposizione non sono poi moltissime, ma perché di queste ne manca ancora una parte. Quella necessaria a raggiungere la media di aumento di circa 85 euro mensili su tredici mensilità, concordata da Governo e sindacati a novembre 2016 e che troverà spazio alle ulteriori risorse necessarie, come dice anche la direttiva Madia, nella prossima legge di Bilancio.
Basandosi sul Conto annuale 2015 e sulle indicazioni delle percentuali di aumento ormai acquisite anche nella direttiva Madia, Quotidiano Sanità ha fatto una stima degli importi per le singole categorie negli anni 2016, 2017 e 2018. E ha anche ipotizzato le cifre in più che potrebbero arrivare con la legge di Bilancio per raggiungere nel Comparto del Servizio sanitario nazionale l’aumento medio di 85 euro mensili su tredici mensilità.
Le voci alla base del calcolo sono solo stipendiali, in quanto le altre che compongono la retribuzione (e che nel Ssn sono in alcuni casi la fetta maggiore delle buste paga), sono quelle accessorie che, tranne l’indennità di esclusiva per la dirigenza sanitaria, vanno riviste e ritrattate semmai a livello locale e dipendono anche, come ad esempio nel caso degli straordinari, dal tipo e dalla mole di lavoro richiesta ai professionisti.
Applicando gli aumenti rispettivamente dello 0,36%, 1,09% e 1,45% (in tutto +2,9%) negli anni 2016, 2017 e 2018, l’aumento medio complessivo su tredici mensilità è di 875 euro, che corrisponde a 67 euro mensili, 18 euro in meno, quindi, di quanto stabilito nell’accordo Governo-sindacati di novembre 2016.
Per raggiungere questo importo, l’aumento ulteriore dovrebbe essere di circa il +0,75%, circa 225 euro complessivi, circa, quindi, altri 700 milioni (poco meno) da mettere sul piatto dei rinnovi con la legge di Bilancio, ovviamente diluiti nei tre anni di vigenza dei nuovi contratti.
Ma per questi conti finali (ipotizzati a regime nella tabella) sarà necessario attendere, appunto, la legge di Bilancio.
Vediamo intanto la stima degli aumenti con le risorse già presenti per i contratti nelle singole categorie del Ssn.
La quota maggiore, stando alle cifre base del Conto annuale 2015 e se non ci saranno aggiustamenti in corso d’opera a livello di singolo contratto, spetta ai veterinari che nei tre anni incasserebbero un aumento stipendiale medio di 1.432 euro (110 euro mensili), seguiti dai medici con 1.404 euro che corrispondono a un aumento di circa 108 euro mensili.
Nella dirigenza tutti gli altri professionisti sono sotto i 1.400 euro e si va dai 1.371 degli odontoiatri (105 euro mensili) ai 1,313 dei dirigenti del ruolo tecnico (101 euro mensili).
Il personale non dirigente ha aumenti medi di circa la metà di quelli della dirigenza (la media è 743 euro annui, 57 mensili), ma anche qui i calcoli sono differenziati rispetto ai singoli profili, o meglio, personale infermieristico, tecnico sanitario e con funzioni riabilitative sono sui 61 euro mensili (introno ai 790 euro l’anno), mentre il personale di vigilanza e ispezione raggiunge i 63 euro mensili, 818 l’anno. Questo nel ruolo sanitario.
Le cifre si abbassano nel ruolo amministrativo del personale non dirigente con una media mensile a regime di 54 euro (706 l’anno) e ancora di più nel ruolo tecnico dove ci si ferma a 49 euro mensili, 635 l’anno.
Prendendo a riferimento infine le voci accessorie 2015 – che comunque sono destinate a cambiare coi nuovi contratti – gli importi medi complessivi delle retribuzioni de comparto del Servizio sanitario nazionale raggiungono in tutto, una volta erogati anche gli ulteriori aumenti fino a raggiungere la media mensile di 85 euro, i 39721 euro l’anno, circa 1.100 euro in più dell’ultimo anno di applicazione del vecchio contratto (nel 2011). Ma in realtà rispetto al 2015 quando il totale ha registrato un calo sul 2011 di circa -297 euro, l’aumento si fermerebbe a 803 euro in più.
Le stime di aumento dei nuovi contratti
Quotidiano sanità – 4 luglio 2017