Da martedì il Dl Poletti sarà all’esame della commissione lavoro del Senato, dove è stato nominato come relatore Pietro Ichino (Sc). Il presidente della commissione, Maurizio Sacconi (Ncd), intende tornare il più possibile al testo originario approvato dal Consiglio dei ministri, modificato dalla commissione lavoro della Camera con i voti dei deputati del Pd.
Il decreto va convertito prima della scadenza del 20 maggio
L’obiettivo è riuscire a convertire in legge il decreto entro i tempi dovuti, considerando che scade il 20 maggio, e che le ulteriori modifiche obbligano di tornare alla Camera.
Sono tre le modifiche su cui punta il Nuovo centrodestra, peraltro già oggetto di un tentativo di mediazione del ministro Poletti: per i contratti a termine, nel mirino c’è l’obbligo per le imprese di assumere i lavoratori a termine eccedenti rispetto alla soglia del 20%, che è stato introdotto dalla Camera. Invece della trasformazione del rapporto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato, si punta ad introdurre il pagamento di un’indennità a favore del lavoratore.
Sull’apprendistato due modifiche da Ncd
Due le proposte di modifica del Ncd per l’apprendistato. La prima riguarda l’obbligo per il datore di lavoro di integrare la formazione aziendale con quella pubblica (il testo originario prevedeva la discrezionalità), a condizione che la Regione provveda a comunicare al datore di lavoro le modalità per fruire dell’offerta formativa entro 45 giorni dall’instaurazione di un rapporto di lavoro. L’orientamento al Senato è quello di modificare la norma che così come è formulata è a rischio di sanzioni da parte Bruxelles, visto che in caso di mancata comunicazione da parte della Regione la formazione diventerebbe facoltativa. Si punta a confermare l’obbligo della formazione, lasciando al datore di lavoro la scelta se ricorrere a quella aziendale (on the job) o pubblica. Inoltre la Camera ha reintrodotto l’obbligo per i datori di lavoro con almeno 30 dipendenti di assumere con contratto a tempo indeterminato almeno il 20% di apprendisti, come condizione per poter fare altri contratti di apprendistato. Il Ncd punta a ripristinare la norma originaria del decreto Poletti che aveva cancellato le stabilizzazioni obbligatorie previste dalla legge Fornero (30% per i primi tre anni e 50% a regime). Modifiche in tal senso sono sollecitate dal mondo delle imprese. Secondo un sondaggio promosso da Unimpresa tra gli associati, emerge che per il 60% delle imprese sono scoraggiate ad effettuare nuove assunzioni a causa del tetto aziendale per i rapporti di lavoro a tempo determinato e delle nuove norme sull’apprendistato.
Sc: sperimentare il contratto a protezione crescente
Quanto a Scelta civica, come più volte sostenuto dallo stesso Ichino, punta ad introdurre la sperimentazione del contratto di inserimento a protezione crescente, che in caso di licenziamento per motivi economico-organizzativi, preveda un “costo di separazione” di entità modesta nella prima fase del rapporto, crescente con l’aumentare dell’anzianità di servizio.
Il Sole 24 Ore – 26 aprile 2014