È stata necessaria una lunga maratona negoziale per superare le titubanze della Cgil, mentre Cisl e Uil già dalla mattina, ottenute le modfiche richieste, erano disponibili a firmare l’accordo quadro.
Quando intorno alle 13, dopo due ore di trattativa, la leader della Cgil, Susanna Camusso, ha sollevato la questione degli 80 euro – il rischio che a causa degli aumenti contrattuali i beneficiari perdessero il diritto al bonus -, sono iniziate una serie di riunioni ristrette alla ricerca di una soluzione, trovata in serata con una formula che affida alla contrattazione il compito di evitare penalizzazioni, con il consenso di tutte e tre le sigle sindacali.
Nei giorni scorsi erano emerse due strategie diverse tra i sindacati: Cisl e Uil puntavano raggiungere un risultato prima del referendum, per aver un impegno scritto da parte del governo in modo da mettere l’accordo al riparo dalle conseguenze legate all’esito della consultazione, mentre la Cgil era disponibile anche a chiudere dopo il 4 dicembre. Nonostante ciò la firma separata non era presa in considerazione, il rischio era piuttosto che si potessero allungare i tempi del negoziato. Trovata l’intesa unitaria, Cgil, Cisl e Uil hanno sottolineato in un comunicato congiunto che «dopo sette anni di blocco della contrattazione si interviene correggendo le norme introdotte dalla legge Brunetta e dalla buona scuola che limitavano la contrattazione ridandole ruolo e titolarità».
Insieme al ripristino del primato della contrattazione, i sindacati evidenziano «la garanzia assunta dal governo di rinnovare i contratti dei lavoratori precari assunti dalle Pa in scadenza con l’impegno a superare il precariato». Per Giovanni Faverin (Cisl-Fp) «è il cambio di passo che volevamo, ottenuto grazie alla mobilitazione di milioni di lavoratori pubblici».
Il Sole 24 Ore – 1 dicembre 2016