Potrebbe partire già la prossima settimana il confronto tra i sindacati e l’Aran, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni, sui nuovi comparti disegnati dall’atto di indirizzo del ministro della Pa Marianna Madia. “Cercherò di non perdere molto tempo. Sicuramente la convocazione non sarà questa settimana ma è probabile che sia la prossima”, sostiene il presidente dell’Aran Sergio Gasparrini all’Adnkronos.
Non manca molto, dunque, alla nuova geografia dei comparti di contrattazione del pubblico impiego che dovrà aprire la porta alla trattativa per il rinnovo dei contratti, bloccati, come è noto, da quasi sette anni. Alcune novità sono emerse dal documento inviato da Madia all’Aran, prima fra tutte il numero dei comparti che passano da 11 a 4: Sanità, Scuola, Stato (ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici non economici) e infine Enti locali e Regioni.
“L’atto di indirizzo – spiega Gasparrini- è sufficientemente elastico per trovare la giusta composizione dei comparti, soprattutto laddove non c’è piena condivisione al tavolo”. Il presidente dell’Aran sta lavorando a un testo che sia “digeribile” per i sindacati che sono in attesa di una convocazione ‘non stop’ per arrivare a una soluzione definitiva. Il criterio guida comunque è “tendere alla massima omogeneizzazione possibile” spiega il presidente dell’Aran.
Oltre alla riduzione dei comparti a 4, per niente scontata, vista la posizione iniziale del governo che ne voleva aggregare solo 3, nell’atto viene precisato anche che ai quattro comparti potranno corrispondere non più di quattro aree separate per la dirigenza. Una delle novità più importanti riguarda la collocazione di alcuni profili dirigenziali, in quanto ci saranno tre ruoli unici: Stato, Enti locali e Regioni e, quest’ultimo accoglierà gli amministratori tecnici delle aziende sanitarie, che prima erano nell’area della dirigenza sanitaria.
Sempre nell’area della dirigenza “i segretari comunali hanno conquistato un posto in una sezione speciale della dirigenza degli Enti locali” precisa Gasparrini.
Rilevante è infatti la questione delle “specificità” in quanto si dovrà “aggregare il più possibile le discipline aggregabili”, ma sono previste “sezioni all’interno di ogni comparto” per salvare la forte caratterizzazione di certe discipline. Anche nel comparto della scuola, o meglio della Conoscenza, si dovranno salvaguardare alcune specificità visto che comprenderà il mondo della Ricerca, dell’Università e dell’Alta formazione artistica e musicale. Mondi assai diversi ma le esigenze di accorpamento non consentono che sopravvivano comparti piccoli in termini numerici.
Sono tutte questioni di non poco conto sia per l’articolazione della contrattazione collettiva, sia per la rappresentanza sindacale. A ogni comparto infatti, corrisponde un contratto nazionale con relative retribuzioni base, che dovranno essere in qualche modo armonizzate per i nuovi assunti. L’aggregazione si renderà necessaria anche tra i sindacati in quanto occorre una soglia minima del 5% (tra media iscritti e voti) per rappresentare ai tavoli i dipendenti pubblici. Dunque, le sigle più piccole e settoriali, nonostante le riluttanze, dovranno necessariamente confluire in quelle più grandi.
Ma anche se la composizione dei comparti ormai è in dirittura d’arrivo, per il rinnovo dei contratti la strada sembra essere in forte salita. Per Cgil, Cisl e Uil infatti, non ci sarebbero le condizioni, secondo quanto hanno riferito i rappresentanti al termine di un incontro, all’inizio di febbraio, a Palazzo Vidoni, con il ministro Madia che li aveva convocati per discutere di riforma della Pubblica amministrazione e, in particolare, della norma ‘anti furbetti del cartellino’.
La valutazione riguarda innanzitutto la scarsezza di risorse stanziate nella legge di stabilità, 300 milioni di euro circa che si tradurrebbero, secondo i sindacati, in aumenti salariali irrisori, dai 6 ai 10 euro al mese. Inoltre, lo scetticismo riguarda anche le condizioni normative vigenti sulla valutazione del merito che in base alle legge Brunetta assegna il 50% delle risorse per la produttività a premi individuali, con evidenti discriminazioni per i sindacati.
Adnkronos – 1 febbraio 2016