Con 87.500 euro complessivi per tre anni, la Giunta regionale del Veneto ha finanziato un progetto sperimentale per la tutela dei prodotti agroalimentari veneti dalla concorrenza sleale della contraffazione, affidandone la realizzazione all’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e nel sistema agroalimentare, fondazione nazionale istituita nel 2014 da Coldiretti per contrastare agromafie e contraffazioni e tutelare la filiera italiana agroalimentare.
Come si svilupperà il progetto. Gli esperti dell’Osservatorio, coordinati da Marcello Maria Francanzani, docente dell’Università di Udine, studieranno i flussi della contraffazione nel settore agroalimentare e testeranno uno strumento giuridico di intervento che consenta alle autorità giudiziarie italiane e dei Paesi europei di assumere provvedimenti cautelari nei confronti della merce contraffatta in distribuzione. “La prima difficoltà sta nel mappare il fenomeno della contraffazione creando un data-base delle sofisticazioni e delle concorrenze sleali che tuteli non solo i grandi produttori ma anche i piccoli produttori locali. La seconda è quella di far intervenire, tramite i gruppi antifrode, la Guardia di Finanza, i Carabinieri o la Polizia di Stato, nel ritiro dei prodotti contraffatti, con azioni giudiziarie che sventino la catena dei falsi. Per fare tutto questo bisogna prima di tutto creare uno schema di azioni a ventaglio e mettere a punto strumenti giuridici, che siano riconosciuti anche all’estero dalle magistrature straniere. Da qui l’idea di costruire un modello di intervento che salvaguardi e promuova il “made in Veneto” sia tra i produttori che tra i consumatori, con la capacità di agire direttamente fino agli scaffali di vendita, sia della grande che della piccola distribuzione, tutelando la filiera dei prodotti di sicura e certificata provenienza dal cosiddetto “italian sounding”, spiega l’assessore regionale all’agricoltura Pan..
La cartina di tornasole per verificare l’efficacia dell’iniziativa di tutela del “made in” verrà dalle azioni in giudizio che si riusciranno a proporre, davanti alle corti nazionali e straniere, per ottenere provvedimenti in difesa dei prodotti tipici veneti minacciati da concorrenza sleale o contraffazione fraudolenta. (Fonte: Servizio Stampa Regione Veneto)
Guarda e Azzalin: “Un altro studio? Quanti ne serviranno ancora prima di passare a una lotta davvero efficace?”
“Ancora uno studio, a cui seguiranno altri convegni e tavole rotonde. Ma quando arriva il momento di avviare una lotta davvero efficace alla contraffazione nel settore agroalimentare?”. A dirlo sono i Consiglieri regionali Graziano Azzalin (Partito Democratico) e Cristina Guarda (Lista AMP) che hanno presentato un’interrogazione sullo stanziamento, da parte della Giunta – delibera 1308 del 16 agosto – di 87.500 euro in tre esercizi finanziari, per un progetto sperimentale relativo ai flussi della contraffazione, per tutelare il ‘made in Veneto’.
“La lotta ai falsi resta una delle priorità per il settore agroalimentare – proseguono i due Consiglieri – poiché la pirateria ha fatto passi da gigante, assumendo dimensioni preoccupanti, con un giro di affari di un miliardo di euro a livello nazionale. Questo fenomeno è noto, ma in continua evoluzione perché i soldi in gioco sono tanti ed è giusto avere gli strumenti per contrastarlo. Ma siamo davvero sicuri che ci sia bisogno dell’ennesimo studio? In Veneto abbiamo già quanto serve per agire con maggiore efficacia: la legge regionale 12/2001 ‘Tutela e valorizzazione dei prodotti agricoli, dell’acquacoltura e alimentari di qualità’, novellata più volte nel 2016 per renderla adeguata alle sfide più recenti, ha istituito il sistema di qualità, al fine di qualificare le produzioni agroalimentari e offrire maggiori garanzie ai consumatori; il marchio regionale ‘Qualità Verificata’ (QV) identifica i prodotti agricoli e alimentari ottenuti in conformità ai disciplinari di produzione della legge”.
“Detto questo – puntualizzano – vorremmo sapere a cosa serve davvero lo studio, visto che la delibera non è sufficientemente chiara, così come il successivo comunicato dell’assessore all’Agricoltura. Nel 2014 la Giunta aveva già finanziato con 50mila euro un progetto analogo per la realizzazione di uno studio sulla tutela del Made in Italy nel settore agroalimentare che si è concluso nel 2015, quindi relativamente attuale. Quali sono le differenze con il nuovo progetto? E perché – chiedono ancora Azzalin e Guarda – nel primo caso le risorse sono arrivate grazie alla legge 27/2009 sulla tutela dei consumatori, degli utenti, e per il contenimento dei prezzi al consumo e adesso il finanziamento avviene sulla base della legge 48/2012 relativa alle azioni regionali per la prevenzione del crimine organizzato e mafioso?”.
27 agosto 2017