Anche febbraio si è chiuso per l’allevamento suinicolo con un calo della redditività per gli allevamenti a ciclo chiuso. Al contrario il ciclo aperto recupera qualche posizione grazie a prezzi sostanzialmente stabili. In sofferenza anche macellazione e stagionatura.
Lo confermano le analisi del Crefis, il Centro per le Ricerche Economiche sulle Filiere Sostenibili dell’Università Cattolica di Piacenza diretto da Gabriele Canali. Ma entriamo nel dettaglio dei vari componenti della filiera.
Il ciclo chiuso
I dati sul ciclo chiuso mostrano una diminuzione congiunturale dell’1,4%, ma i valori di remuneratività restano comunque ampiamente al di sopra di quelli dello scorso anno (+37,5%).
Come accade ormai da tempo, nonostante il calo dei costi di allevamento, la contemporanea discesa delle quotazioni dei suini pesanti da macello condiziona negativamente il comparto.
La tipologia di animali destinati al circuito tutelato, infatti, a febbraio ha quotato 2,062 euro/chilogrammo ovvero il 2% in meno rispetto al mese precedente pur mantenendo una variazione tendenziale ancora lievemente positiva (+0,7%).
Il ciclo aperto
Ancora favorevoli, invece, i dati sulla redditività delle scrofaie: in febbraio la remuneratività è salita dello 0,2% mese su mese e del 41,7% su base tendenziale, sorretta dalla stabilità dei prezzi dei suinetti da 7 chilogrammi che, nel mese preso in esame, sono rimasti fermi a una quotazione di 79,250 euro/capo, la massima raggiunta sino ad ora, e dal calo delle spese sostenute per la loro alimentazione.
Anche la variazione tendenziale delle quotazioni, per i capi da 7 chilogrammi, in febbraio è positiva e pari al 15,8%.
Dinamica relativamente stabile, sempre in febbraio, per la redditività della fase di svezzamento che perde lo 0,2% rispetto al mese precedente ma ottiene un +0,5% rispetto all’anno precedente.
I prezzi dei suini da 40 chilogrammi hanno raggiunto, nel periodo considerato, i 3,587 euro/chilogrammi (+4,3% la variazione mensile e +8% quella tendenziale) ma i costi relativamente elevati delle commodity a dicembre ne hanno appesantito negativamente la remuneratività.
Peggiora la redditività della fase di ingrasso che, a febbraio, mostra un Indice Crefis in calo dell’1,4% su base mensile; ma +7,2% la variazione tendenziale.
La macellazione
A febbraio in calo anche la redditività della fase della macellazione suinicola con i prezzi dei principali tagli di carne in flessione.
Per quanto riguarda le cosce fresche della tipologia pesante si registra una riduzione congiunturale della quotazione dell’1% per un valore di 5,984 euro/chilogrammo e anche la variazione rispetto al 2023 risulta sfavorevole: -1,7%.
Stessa dinamica, sempre a febbraio, per i prezzi delle cosce fresche pesanti destinate al prodotto generico: -2,5% il calo congiunturale, per una quotazione di 4,838 euro/chilogrammo e in discesa anche la variazione tendenziale pari a -6,2%.
Male anche il mercato dei lombi che per la tipologia taglio Padova ha fatto registrare un valore di 3,940 euro/chilogrammo (-0,9% il dato mensile e -2,7% la variazione tendenziale) mentre la tipologia taglio Bologna ha segnato una diminuzione rispetto al mese precedente dell’1,5%, fermandosi a 3,940 euro/chilogrammo.
Anche in questo caso il raffronto con i valori dello scorso anno è sfavorevole (-2,1%).
La dinamica svantaggiosa del mercato dei principali tagli di carne suina in febbraio ha condizionato la remuneratività del comparto che è diminuita dell’1,3% sia su base mensile che tendenziale.
La stagionatura
Continua a mostrare una situazione negativa, anche in febbraio, la fase della stagionatura che, come nel mese precedente, registra quotazioni in calo per il prodotto Dop e prezzi stagnanti per il prosciutto generico.
Nel dettaglio il Prosciutto di Parma pesante stagionato 12 mesi ha quotato mediamente lo 0,6% in meno rispetto a gennaio, arrivando a 10,510 euro/chilogrammo, mantenendo però una variazione tendenziale positiva dello 0,3%.
Ferme le quotazioni del prosciutto pesante generico che a febbraio si sono attestate a 8,600 euro/chilogrammo (+13,2% la variazione tendenziale).
Per ciò che concerne la redditività, il quadro non è migliore in quanto, sempre in febbraio, il prosciutto Dop pesante stagionato 12 mesi ha segnato un calo sia congiunturale (-4%) che tendenziale (-17,4%).
Anche il prodotto della stessa tipologia ma non tutelato ha mostrato una remuneratività mese su mese in diminuzione, mantenendo però un raffronto positivo con le quotazioni del 2023: +5,5%.
In costante riduzione il valore del gap di remuneratività tra i due prodotti, ma sempre a favore del prosciutto tutelato: +2,8%.
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