Roberto Petrini. L’ipotesi circola con insistenza, come è avvenuto in prossimità di molti decreti nel corso dell’ultimo anno. «E’ possibile », dicono fonti del governo. Nulla è scontato ma il pressing per l’aumento della soglia oltre la quale oggi si può utilizzare il contate pari a 1.000 euro fino al limite di 2.500-3.000 è in atto. Non è escluso che la norma possa entrare nel menù della legge di Stabilità o in provvedimento immediatamente successivo.
Spingono i centristi della maggioranza che nei mesi scorsi fecero approvare una mozione parlamentare sull’aumento della soglia (288 voti a favore e 83 no), si ricorda l’annuncio del febbraio scorso del premier Renzi che diede come imminente la misura, si accoda anche Forza Italia che potrebbe vedere accolta una sua proposta, presentata sotto forma di progetto di legge pochi giorni fa.
A far rompere gli indugi al governo, dove il confronto sulla questione è serrato, potrebbero contribuire le pressioni di commercianti ed albergatori che, in vista del Giubileo, tornano a chiedere una misura che consentirebbe ai turisti stranieri una maggiore facilità nei pagamenti.
Fino ad oggi si è assistito ad una restrizione progressiva dell’uso del contante, anche per intensificare la lotta al nero e all’evasione fiscale. Il tetto alla possibilità dell’uso del denaro liquido anche per i pagamenti tra privati si è progressivamente ridotto: era di 12.500 euro nel 2008 per poi scendere fino agli attuali mille nel 2012 con il governo Monti. Sono rimasti fuori dai limiti solo i pagamenti effettuati da turisti esterni all’Unione, come Russi, Giapponesi o Cinesi, ai quali è consentito di fare shopping in contanti nel nostro paese fino 15 mila euro.
La situazione italiana tuttavia è abbastanza isolata. In Europa, a differenza del nostro paese, undici nazioni, tra cui Germania e Olanda, non hanno alcuna limitazione all’uso del contante e in altri, invece, come Francia e Spagna, vige un limite più alto (rispettivamente di 3.000 e 2.500) di quello in vigore in Italia.
Il cantiere della legge di Stabilità resta comunque in grande attività sulle misure chiave dell’intervento in calendario per giovedì prossimo, 15 ottobre. Restano aperte le questioni delle coperture, della entità della spending review, delle risposte di Bruxelles alle nostre richieste di sconti. Mentre per la parte a sostegno dell’economia si conferma il taglio della Tasi sulla prima casa, mentre prende corpo il pacchetto imprese e quello Sud. L’operazione Ires, annunciata in un primo momento per il 2017, potrebbe trovare un anticipo nel 2016, come confermato da Renzi. L’operazione sarebbe a costo zero per il 2016: in sede di acconto Ires a fine novembre 2016 le imprese potrebbero già beneficiare di una aliquota del 24-25 invece che del 27,5 per cento. Il peso per il bilancio dello Stato sarebbe di competenza del 2017 e nel 2015 non si spenderebbe nulla con un beneficio per le aziende di 2-3 miliardi. Nel 2017 il peso di ogni punto sarebbe di 1,3 miliardi, circa 2,5-3 miliardi per il bilancio dello Stato. L’operazione aziende infine potrebbe prevedere un taglio del 50 per cento del bonus contributivo di circa 8.000 euro per gli assunti a tempo indeterminato per tre anni, lo sconto invece rimarrebbe inalterato per il Sud.
Intanto si conferma la stima della direttrice dell’Agenzia Entrate Orlandi: ieri in audizione in Parlamento ha annunciato che le domande di voluntary sono salite a 70 mila dunque vicine al gettito previsto di 3 miliardi. La Orlandi ha anche definito una occasione «perduta» la mancata riforma del catasto.
Repubblica – 8 ottobre 2015