Il Sole 24 Ore. Che il costo della vita sia aumentato in modo marcato negli ultimi due anni, è evidente a tutti. Che una parte sempre più consistente di questi aumenti riguardi però le spese cosiddette “obbligate” (per l’abitazione, per la salute, per assicurazioni, carburante ecc.) rende questo fenomeno particolarmente preoccupante, perché impoverisce le famiglie e ne riduce la propensione al consumo, determinando un rallentamento della domanda che preoccupa le imprese.
Anche perché, dopo il picco raggiunto nel 2022 (42,7% delle spese totali), ci si attendeva quest’anno un rallentamento significativo di tale percentuale, in larga parte spinta dalla componente energetica. Invece, la stima è di un 41,5%, sopra i livelli pre-pandemia (il 40,6% nel 2019) e con un incremento di 5 punti percentuali dal 1995 a oggi. Ma soprattutto, non pare destinata a scendere sotto il 40%, almeno nel breve-medio termine.
Secondo l’analisi dell’ufficio studi di Confcommercio sulle spese obbligate degli italiani, nel 2023 tale spesa raggiungerà gli 8.755 euro pro capite, su un totale di 21mila euro di consumi annui, 100 euro in più rispetto ad appena quattro anni fa. La voce più rilevante e che registra gli aumenti più marcati è quella dell’abitazione, con 5.062 euro, di cui 1.972 destinati a pagare energia, gas e carburanti che, insieme, rappresentano il 9,4% delle spese obbligate totali. Meno del 10,2% raggiunto lo scorso anno, ma ben più del 7,2% del 2019.
«Se può essere scontato il balzo del 2022, dati gli eventi occorsi, è, invece preoccupante che nell’anno in corso i prezzi dell’energia per le famiglie siano comunque ancora molto al di sopra dei livelli pre-pandemici», si legge nello studio di Confcommercio. Che mette in guardia dagli effetti di questi aumenti: «queste tendenze riducono il benessere e dei consumatori e frenano la propensione al consumo, con inevitabili effetti depressivi sulle già deboli dinamiche del Pil». «Il costo dell’energia, nonostante i ribassi e gli interventi del governo, resta elevato e insieme alle altre spese obbligate incide pesantemente sui bilanci delle famiglie – commenta il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli –. Il rischio è una riduzione strutturale dei consumi che potrebbe frenare la crescita economica. Per evitarlo, occorre intervenire con più decisione sulla riduzione del cuneo fiscale e della spesa pubblica inefficiente».
La componente che ha amplificato maggiormente la dimensione delle spese obbligate è quella dei prezzi: si stima che nel 2023 il “prezzo medio” dei consumi sia cresciuto dell’80% rispetto al 1995: mentre però il prezzo dei beni commercializzabili è aumentato poco meno del 53%, quello delle spese obbligate (in parte confinate in un’offerta non del tutto concorrenziale) è aumentato del 120%, con la componente energetica a +175%.