Riprende, dopo la pausa di agosto, lo scivolamento dei consumi, con il coinvolgimento di tutte le tipologie di prodotti (eccetto smartphone e tablet) e di quasi tutti i canali distributivi, si salva solo il discount. A settembre le vendite del commercio al dettaglio, rilevate da Istat, sono scese dello 0,3% rispetto al mese precedente e del 2,8% su base annua. In nove mesi la contrazione complessiva è del 2,3 per cento.
Le vendite per forma distributiva mostrano, su base tendenziale, variazioni negative sia per la grande distribuzione (-2,6%) che per i negozi tradizionali (-3%). E purtroppo anche «i dati di ottobre e novembre – commenta Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione – non lasciano prevedere niente di buono, considerando che ci si dovrà misurare con l’aumento dell’Iva scattato proprio all’inizio di ottobre». «Il peggioramento di settembre – commenta Mariano Bella, direttore dell’ufficio studi di Confcommercio – indica che la fase di ridimensionamento dei consumi delle famiglie prosegue. E purtroppo la contrazione è almeno pari a quella del 2012, l’anno peggiore nella storia repubblicana dei consumi». Una delle cause della compressione della spesa è la riduzione del reddito disponibile, e quella del 2013 «è la sesta consecutiva a partire dal 2008 – aggiunge Bella –. Poi l’incertezza fiscale completa il quadro depressivo: le famiglie e le Pmi ancora oggi non conoscono il carico fiscale del prossimo mese di dicembre e del 2014. Al contrario, le uniche certezze riguardano gli incrementi di tassazione già deliberati, come il ritocco dell’aliquota standard dell’Iva».
Tornando all’Istat, riguardo alle forme distributive, tra gli esercizi non specializzati a prevalenza alimentare aumentano le vendite dei discount (+0,8%), mentre arretrano sia quelle degli ipermercati (-3,2%) che dei supermercati (-2,8%). Sembra sgonfiarsi quindi anche la tesi della vitalità del negozio di vicinato, che comunque soffre meno degli ipermercati. Quanto al valore delle vendite nel non food, i segni negativi sono diffusi: scendono di più le calzature e gli articoli in cuoio (-6%), la foto-ottica e il comparto cartoleria e libri (-5% per entrambi i gruppi); la contrazione più contenuta è di gioielli e orologi, -1,1 per cento. Per invertire il trend è vitale restituire fiducia e potere d’acquisto alle famiglie. Ma questi passano dalle politiche economiche del governo. «La ripresa dei consumi – aggiunge Cobolli Gigli – dovrebbe essere una priorità del governo: orienterebbe i provvedimenti per la restituzione del potere d’acquisto alle famiglie. L’azione dell’esecutivo appare invece ancora debole in questo senso, troppo frenata dal rispetto dei vincoli di bilancio europei».
La crisi incentiva anche la lotta agli sprechi: il gruppo lattierocaseario Granarolo ha lanciato ieri una campagna contro lo spreco domestico, a iniziare dai messaggini riportati sulla bottiglia del latte: 140 caratteri per dare consigli su come evitare gli sprechi in casa. Ogni anno, ricorda Granarolo, vengono perse 1,3 miliardi di tonnellate di cibo: un terzo della produzione mondiale.
Il Sole 24 Ore – 23 novembre 2013