L’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori non sarà ripristinato. La Corte costituzionale ha infatti bocciato il principale quesito del referendum proposto dalla Cgil sul Jobs Act, quello appunto che chiedeva una consultazione popolare sul ritorno della norma che prevedeva il reintegro in caso di licenziamento illegittimo. Via libera, invece, agli altri due quesiti, che riguardano la cancellazione dei voucher e l’eliminazione delle norme che limitano la responsabilità in solido di appaltatore e appaltante, in caso di violazioni nei confronti del lavoratore.
Jobs act, la Consulta boccia il referendum sull’articolo 18; sì a quelli su voucher e appalti
La sentenza sull’ammissibilità dei quesiti proposti dalla Cgil è arrivata al termine dell’udienza a porte chiuse e di due ore di camera di consiglio. Il sindacato aveva raccolto 3,3 milioni di firme soprattutto per ripristinare le tutele previste dallo Statuto dei lavoratori cancellate con la riforma del lavoro varata dal governo Renzi
No al referendum sull’articolo 18, sì a quelli sui voucher e sugli appalti. E’ questo il verdetto della Consulta al termine delle due ore di udienza a porte chiuse. La Corte Costituzionale era chiamata a decidere se dare o meno il via libera ai tre referendum abrogativi, per i quali la Cgil aveva raccolto 3,3 milioni di firme, in materia di lavoro. I tre quesiti riguardavano le modifiche all’articolo 18 sui licenziamenti illegittimi contenute nel Jobs act, le norme sui voucher e il lavoro accessorio e le limitazioni introdotte sulla responsabilità solidale in materia di appalti.
Durante l’udienza, durata circa un’ora e mezza, i giudici Silvana Sciarra, Giulio Prosperetti e Mario Rosario Morelli hanno svolto le loro relazioni sulle tre richieste di referendum e, successivamente, gli avvocati intervenuti per la Cgil hanno sostenuto la bontà dei quesiti con una discussione approfondita punto su punto. L’Avvocatura dello Stato, rappresentata dal vice avvocato generale Vincenzo Nunziata, ha ribadito l’inammissibilità dei referendum, come già rilevato nelle memorie presentate per conto di Palazzo Chigi nei giorni scorsi.
Il quesito sull’articolo 18, che era politicamente il fulcro dell’iniziativa della Cgil, è stato ritenuto inammissibile. Il referendum proposto dalla confederazione puntava ad abrogare le modifiche apportate dal Jobs Act allo Statuto dei lavoratori e a reintrodurre dunque i limiti per i licenziamenti senza giusta causa. In particolare, la Cgil chiedeva che fosse ripristinata la “tutela reintegratoria nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo per tutte le aziende al di sopra dei cinque dipendenti”.
Nel dispositivo si legge che la Consulta dichiara “ammissibile la richiesta di referendum denominato ‘abrogazione disposizioni limitative della responsabilità solidale in materia di appalti'”. E ancora dichiara “ammissibile la richiesta di referendum denominato ‘abrogazione disposizioni sul lavoro accessorio (voucher)'”. E infine dichiara “inammissibile la richiesta di referendum denominato ‘abrogazione delle disposizioni in materia di licenziamenti illegittimi'”.
Repubblica – 11 gennaio 2017