Una gratifica in busta paga, per convincere i neolaureati in Medicina a intraprendere la strada del pubblico e convincere i dottori a non abbandonare le corsie per buttarsi nel privato. Si potrebbe riassumere così il contenuto dell’incontro andato in scena ieri, che ha visto seduti allo stesso tavolo l’assessora alla Sanità Manuela Lanzarin, il direttore generale della sanità veneta Luciano Flor e i segretari regionali dei principali sindacati del settore.
“Finalmente, dopo i tanti discorsi letti sui giornali, abbiamo potuto parlare con la Regione. L’incontro è stato proficuo, speriamo che possano seguirne altri a stretto giro e, soprattutto, che alle parole facciano seguito i fatti” commenta soddisfatto Giovanni Leoni, presidente veneto di Cimo.
Il problema è fondamentalmente uno: negli ospedali del Veneto mancano 1.150 medici. E il ricorso ai dottori delle cooperative private è una soluzione sempre più frequente, viste le carenze all’interno delle Usl.
Per risolvere la questione è allo studio una legge regionale. Mentre il ministro della Salute Roberto Speranza e il presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga hanno promesso di lavorare al superamento del tetto di spesa nazionale, che consentirebbe di pagare di più i dottori. È una soluzione su cui punta anche il Veneto, dove pure le promesse sono anche altre. Flor ha annunciato lo sblocco di un fondo da 2 milioni di euro per le certificazioni Inail arretrate e mai pagate, in particolare per i medici di Pronto soccorso. È poi stato promesso l’adeguamento agli ultimi contratti collettivi nazionali dei medici, da parte di tutte le aziende sanitarie venete. Infine, la Regione si è detta disponibile a rivalutare l’entità delle indennità di reperibilità, ferme da trent’anni a venti euro lordi per interi turni di 12 ore: poco più di un euro all’ora. –
La Nuova Venezia