Bisognerà capire molto bene in cosa consiste l’obbligo di «esclusività» cui il governo intende sottoporre, con un disegno di legge di prossima emanazione, presidenti e amministratori di «enti pubblici nazionali». Perché l’ambito in cui il provvedimento vuole incidere appare ora molto ampio e le ricadute possono essere anche paradossali. Prima di tutto: cosa s’intende per enti pubblici nazionali»? Il termine è molto generico e può comprendere dall’Agenzia delle Entrate all’Unione italiana di tiro a segno. I limiti dovranno riguardare solo gli enti di natura economica? Tra gli enti pubblici rientrano 77 tra università, istituti e scuole, vigilati dall’Istruzione, come anche quattro consorzi e 22 enti-parco sotto l’egida dell’Ambiente e 24 autorità portuali controllate dalle Infrastrutture.
Per non parlare delle accademie sotto i Beni culturali: da quella della Crusca a quella dei Lincei. Qual è il discrimine? Secondo le prime anticipazioni di Palazzo Chigi, il nuovo criterio verrà applicato solo agli «enti di notevole rilevanza». In particolare, si prevede che «in relazione all’importanza degli enti e alla loro sfera di attività, presidente e amministratori non potranno rivestire la carica di amministratori o componenti degli organi di controllo e revisione in enti e società né esercitare attività imprenditoriali o commerciali o intrattenere rapporti di lavoro». Allo stesso modo è previsto che «il presidente e gli amministratori non possano esercitare attività professionale o di consulenza, in materie connesse con l’ambito di competenza dell’Ente di appartenenza».
Ora, spulciando tra le poltrone già occupate che, come ha precisato il premier, non saranno risparmiate dal nuovo disegno di legge, e incrociando le visure camerali, sorgono altri interrogativi: Attilio Befera , direttore dell’Agenzia delle Entrate è anche presidente del cda di Equitalia, la società di riscossione. Il direttore dell’Agenzia delle Dogane, Giuseppe Peleggi è anche consigliere della società pubblica d’informatica Sogei. Bisogna chiarire se gli incarichi esercitati in ambiti contigui possano considerarsi incompatibili.
Un altro dubbio da sciogliere è se si dovrà tenere conto anche degli incarichi precedentemente ricoperti: il presidente dell’Inail, Massimo De Felice , ad esempio, fu accolto da un’interrogazione parlamentare per essere stato consigliere di amministrazione di Intesa Vita, membro dell’organismo di vigilanza di Alleanza assicurazioni, oltre ad aver svolto attività di consulenza presso numerose compagnie. Attualmente De Felice risulta esserevicepresidente del consiglio direttivo di Uni (ente nazionale italiano di Unificazione) oltre a mantenere la cattedra alla «Sapienza» di Roma in Matematica finanziaria. L’incarico cattedratico può essere compatibile con quello in ente pubblico? Perché anche il presidente di Isfol, Pietro Antonio Varesi, è ordinario di Diritto del lavoro alla Cattolica di Piacenza e il presidente dell’Ansv (sicurezza volo), Bruno Franchi , insegna diritto aeronautico a Modena.
Più chiaro il caso dell’Enit, l’ente per il turismo, dove il presidente Pier Luigi Celli risulta essere consigliere di Aeroporti di Roma e membro del comitato esecutivo di Illy Caffè. Sul sito dell’Aci il presidente Angelo Sticchi Damiani dichiara di essere consigliere del Coni da cui ha ricevuto un emolumento di 3.844 euro, ma le visure lo danno anche consigliere del Consorzio calcolo e ricerca internazionale e di due società. E ancora, al Coni il presidente Giovanni Malagò risulta essere consigliere di Samocar, amministratore e presidente di Samofin, presidente di Mo.Ma line, amministratore di Gl investimenti, consigliere della Fondazione musica per Roma e socio di tre aziende. Al Cnr il presidente Luigi Nicolais è socio di «One», società che gestisce brevetti. Così come l’Ente Nazionale per il Microcredito è presieduto da Mario Baccini che è anche socio unico della società immobiliare Roberta srl: dovrà lasciare? E che dire del presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello , che guida anche una cooperativa di Cuneo, l’ente mutualistico Enpav, il Centro estero Alpi del mare e altre quattro società, essendo consigliere in altre sei e persino presidente del consiglio direttivo della Banda di Mondovì?
Conflitti. Qui Inail, ora trema anche De Felice super consulente delle assicurazioni voluto dalla Fornero
Quartiere Trieste, Roma. Angolo tra viale Regina Margherita e via Dalmazia. Un palazzo di inizio Novecento, bello e annerito dallo smog. Sul citofono, nomi di professionisti. Poi una sigla strana: Alef. Nulla a che vedere con il capolavoro di Borges, ma certo presa in prestito dall’alfabeto ebraico. E dall’uso che ne fa la matematica. “Laboratorio di economia finanziaria”, la definisce il sito Internet. “Produce soluzioni ai problemi della gestione finanziaria e dell’azione sui mercati dei capitali, per istituzioni governative, imprese, banche e assicurazioni”. Assicurazioni, soprattutto. È qui dunque, a cinque fermate di tram dall’università La Sapienza, che si consuma l’ennesima storia di conflitti di interesse. Tra cariche pubbliche importanti, tutt’altro che esclusive come vorrebbe ora il governo Letta, e affari privati. Perché tra i soci di Alef, c’è Massimo De Felice, presidente dal maggio 2012 (governo Monti) di Inail, l’ente pubblico delle assicurazioni. «Mi riservo di fare una comunicazione nei prossimi giorni», risponde secco a Repubblica che lo interpella.
La sua nomina, fortemente voluta dalla professoressa Fornero, suscitò più di una polemica nel 2012. Le commissioni Lavoro di Camera e Senato si rifiutarono di votare il parere (comunque consultivo) per la vicinanza di De Felice al mondo delle assicurazioni private. Il deputato della Lega Fedriga disse in aula che tra gli incarichi «il professore è stato pure consigliere di amministrazione di Intesa Vita, il ramo assicurativo del gruppo Intesa Sanpaolo. Guarda caso il ministro Fornero era il vicepresidente del consiglio di sorveglianza proprio di Intesa Sanpaolo ». Ma alla fine la nomina passò. «Me ne assumo io la responsabilità », chiuse la Fornero.
Da una parte dunque questo professore sessantenne, ordinario di matematica finanziaria alla Sapienza, piuttosto schivo e defilato, guida un colosso pubblico con cifre da capogiro: 10 miliardi di entrate, un miliardo e 400 milioni di utile, quasi 4 di avanzo, 27 miliardi di riserve tecniche. E un patrimonio immobiliare di tutto rispetto. Dall’altra parte, grazie ad Alef, una srl da 52 mila euro di capitale sociale, una decina di dipendenti, buona liquidità (1,2 milioni in cassa nel 2012) e quasi cinque milioni di giro d’affari, il professor De Felice mantiene vive tutte le sue preziose consulenze, coltivate in oltre vent’anni di attività di Alef.
Un conflitto di interessi in piena regola, dunque. Basta visionare sul sito i clienti eccellenti di Alef degli ultimi anni: Alleanza Assicurazioni, Cisalpina Previdenza, Reale Mutua, Sai, Sara assicurazioni, Unipol, Gruppo Fondiaria-Sai, FinecoVita, Capitalia Vita, Poste Vita, Groupama, Eurizon, Generali, Unicredit Vita, Ras Gruppo Zurigo. C’è persino l’Ania, l’associazione nazionale delle assicurazioni. Tra l’altro, si legge: «Ha certificato il valore di portafogli polizze per Sai nell’operazione di fusione con Fondiaria ». Eppure niente di tutto questo traspare nel curriculum che il professore ha autorizzato sul sito dell’Inail.
La visura camerale dice invece che Alef ed Evabeta srl (società informatica anche questa sul citofono del palazzo di viale Regina Margherita) sono ancora partecipazioni attuali. Assai remunerative, c’è da pensare, se il reddito del professore era pari a 812.057 euro nel 2011, l’anno prima dell’incarico all’Inail che ora gli frutta 137.823 euro. De Felice, va detto, possiede solo un terzo di Alef. Il resto è diviso in parti uguali tra due soci, anche loro professori di matematica finanziaria. Curiosamente, nel cda di Alef siede un terzo professore, stessa materia a Roma Tre e alla Luiss, Carlo Domenico Mottura. Nominato — guarda caso — proprio da De Felice a presidente dell’Oiv, l’organismo indipendente di valutazione delle performance dell’Inail per il triennio 2013-2016: stipendio pubblico da 25.515 euro lordi annui. Peccato che anche Mottura taccia di Alef in tutti i suoi curriculum: sui siti di Inail, Luiss e Roma Tre.
Corriere della Sera e Repubblica – 3 febbraio 2014