E’ stato prorogato al 30 giugno 2012 il divieto di impiego dei concianti contenenti clothianidin, thiamethoxam, imidacloprid e fipronil.
Come preannunciato da Coldiretti, il decreto ministeriale 25 ottobre 2011 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana il 31 ottobre scorso.
In questi giorni, il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha trasmesso a Coldiretti il rapporto relativo alla seconda annualità di attuazione del progetto di ricerca Apenet che sono ora in corso di approfondimento prima che le amministrazioni competenti assumano una decisione definitiva in merito all’uso di tali concianti sospettati di provocare effetti letali per le api.
Le sperimentazioni condotte sull’utilità agronomica e produttiva della concia del mais non hanno evidenziato differenze significative tra sementi trattate e controllo effettuato tramite il semplice impiego di fungicidi. In particolare, i rilievi delle popolazioni larvali monitorati con le trappole a feromoni per elateridi, ha evidenziato che l’attacco grave di fitofagi ipogei su mais in grado di influire sulla produzione è un evento raro.
Gli investimenti sono stati buoni e gli attacchi inferiori o di poco superiori all’1% delle piante includendo anche quelle con sintomi facilmente reversibili. I risultati del monitoraggio con trappole ai feromoni per elateridi e diabrotica ottenuti nelle regioni Lombardia, Piemonte e Veneto indicano una notevole variabilità per quanto riguarda le catture delle diverse specie di adulti. Si desume pertanto che è possibile applicare una lotta integrata differenziando le aree a seconda dei livello di rischio. I dati evidenziano che la mortalità invernale 2010/11 è del 22,48% un dato pressoché simile a quello dell’annata precedente.
Per quanto concerne le segnalazioni nella primavera 2010 nessun caso ha riguardato aree maidicole. In nessuna delle stazioni di monitoraggio si sono verificati fenomeni rilevanti. Le modifiche messe a punto sulle seminatrici (filtri antipolline) sono in grado di aumentare in modo significativo la capacità di abbattimento delle polveri mostrata dai semplici deflettori.
I dati mostrano che nella migliore delle ipotesi si è passati da percentuali di abbattimento delle deposizioni a terra intorno al 50% osservate per i deflettori, al 76% per clothiadin, all’89,5% per thiamethoxan, al 90% per imidacloprid e al 95,2% per il fipronil. Tuttavia, una parte della frazione più sottile della polvere sfugge ai filtri impiegati: osservando l’andamento delle concentrazioni in funzione della distanza essa tende a persistere nell’aria ed è in grado di giungere a distanze notevoli.
Per quanto riguarda l’effetto sulle api delle polveri emesse dalla seminatrice dotata di filtri, le prove effettuate utilizzando api chiuse in gabbiette a rete, portate a sorvolare la seminatrice, mostrano ancora elevate percentuali di mortalità variabili dal 30 al 60% a seconda dell’altezza di volo. Tali valori sono significativamente superiori a quelli del controllo (mortalità del 15%) ma nettamente inferiori a quelli delle api che sorvolano la seminatrice con deflettori ma priva di filtri (mortalità dell’85%).
I risultati ottenuti dalle prove di sub letalità evidenziano quanto già emerso dai monitoraggi 2009 e 2010: le quantità di principio attivo sperimentate, sebbene al di sotto della soglia di tossicità acuta per le api, sono in grado di provocare, sulla base dei primi risultati di laboratorio, un danno ai processi d’apprendimento e memoria delle api adulte.
Infine, studiando le interazioni sinergiche tra agenti di stress e collasso delle colonie d’api emerge che il clothianidin è in grado di promuovere la proliferazione del virus delle ali deformi comunemente presente nelle api in condizioni di infezione latente con ovvie conseguenze negative sulla sopravvivenza.
Dai considerando riportati nel decreto si desume molto chiaramente che l’ulteriore proroga concessa in via precauzionale con l’attuale provvedimento è esclusivamente dovuta all’esigenza di consentire un esame molto approfondito dei dati complessi emersi dal progetto di ricerca ed alla necessità di avere un confronto con le Regioni e l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa), prima di assumere una decisione definitiva se vietare del tutto l’uso delle sostanze sopra indicate o se prevedere una serie di misure tecnico agronomiche dirette a limitare il più possibile l’emissione di polveri nell’ambiente.