Prove d’intesa sul decreto di Palazzo Chigi che deve distribuire fra regioni ed enti locali i quasi 3 miliardi del «fondone» previsto dall’ultima legge di bilancio. Il provvedimento, inizialmente non contemplato nell’ordine del giorno della Conferenza Unificata di oggi, è stato inserito con un’integrazione nel pomeriggio di ieri, e sul testo si è lavorato per tutta la giornata di ieri nel tentativo di risolvere i problemi ancora aperti.
I numeri più grandi sono ormai definiti. Il primo fondo, quello da 2 miliardi che incide sul saldo netto da finanziare ma non sull’indebitamento netto, è dominato dagli stanziamenti necessari ad attenuare i tagli ai bilanci extra-sanitari delle Regioni. A questa voce sono dedicati poco più di 1,7 miliardi, che come l’anno scorso sono però accompagnati da un aumento equivalente degli obiettivi di finanza pubblica delle Regioni proprio per non incidere sull’indebitamento complessivo della Pa. La misura serve dunque ad aggiustare i conti senza aumentare la capacità di spesa regionale, ma il taglio complessivo sul 2017 è di 2,6 miliardi e quindi il Dpcm non copre tutta la strada. Gli altri 300 milioni sono invece destinati ai Comuni e servono a riproporre, con un’ulteriore riduzione rispetto all’anno scorso, il fondo Tasi che aiuta i circa 1.800 Comuni nei quali a suo tempo l’imposta sull’abitazione principale era salita oltre i livelli standard e non è integralmente compensata dagli indennizzi previsti dopo l’abolizione del tributo.
Il secondo fondo pesa sull’indebitamento della Pa, vale 969,6 milioni e serve in larga parte a sterilizzare il taglio aggiuntivo da 900 milioni in calendario per quest’anno per le Città metropolitane e le Province delle Regioni a Statuto ordinario. Le altre somme sono invece destinate ai conguagli per i tagli compensativi determinati dalle stime troppo “generose” del gettito Imu e condannate dalla sentenza 5008/2015 del Consiglio di Stato, ai rimborsi degli arretrati per le spese giudiziarie sostenute dai Comuni e mai coperte dallo Stato e alle regolazioni dell’Imu agricola. Un assegno da 20 milioni di euro viene invece indirizzato a Campione d’Italia per compensare l’exclave italiana degli effetti del Franco svizzero debole, mentre 5 milioni andranno alle fusioni.
Proprio su questo secondo fondo si concentrano i problemi più importanti per gli enti locali, a partire dalla “rivolta” di Città metropolitane e Province delle Regioni a Statuto speciale che chiedono di vedersi azzerati anche i loro tagli (servono 100 milioni). Per i Comuni la battaglia è sugli indennizzi delle spese giudiziarie, mentre per coprire il taglio che rimarrebbe comunque a carico delle Regioni serve un nuovo decreto enti locali. Sempre che il quadro della finanza pubblica e le richieste della Ue consentano di dotarlo di nuove risorse.
Gianni Trovati – Il Sole 24 Ore – 2 febbraio 2017