di Gianni Trovati. I concorsi pubblici spesso distribuiscono speranze che poi non sono in grado di tradurre in posti di lavoro reali, e questo si sa. I numeri diffusi dalla Funzione pubblica, però, mostrano che il fenomeno ha assunto dimensioni ciclopiche, e non è certo destinato ad affievolirsi ora che gran parte della Pubblica amministrazione è alle prese con la grana della ricollocazione degli «esuberi» di Province e Città metropolitane. Il monitoraggio permanente delle graduatorie concorsuali, che affina il censimento periodico già avviato dalla Funzione pubblica in base al decreto firmato nel 2013 dall’allora ministro Gianpiero D’Alia, conta per esempio 147.351 «idonei». Si tratta di persone a cui un concorso ha riconosciuto ‘adeguatezza’ a lavorare nella Pubblica amministrazione, ma per i quali l’assunzione è solo «eventuale»: molto «eventuale», soprattutto ora che la ricollocazione dei circa 20mila «soprannumerari» delle Province ha la priorità sugli altri ingressi.
Il numero è enorme, ma ancora parziale visto che il censimento di Palazzo Vidoni ha registrato poco meno di 4mila enti mentre le amministrazioni centrali e locali in Italia sono più di 10mila. Stesso discorso va fatto per i «vincitori», per i quali l’assunzione è un obbligo e non un’eventualità ma deve fare i conti con i limiti a organici e turn over.
Sono 4.140 le persone che attendono di entrare nell’ufficio per il quale hanno vinto il concorso: metà di questi sono in attesa dei Comuni, altri 503 puntano alla sanità, 395 ai ministeri, 305 agli enti di previdenza. Il monitoraggio conta anche 69 «vincitori da assumere» nelle Province, e qui si apre un problema: dopo la legge che le riforma, infatti, le Province hanno incontrato il blocco generalizzato delle assunzioni, com’è ovvio per un ente che nel nuovo ordinamento dovrebbe avere almeno 2omila dipendenti in meno di quelli attuali. Ma le incognite sollevate dalla riforma delle Province, o meglio dai ritardi nella sua attuazione da parte del Governo e delle Regioni, sono al centro di tutto l’ingranaggio delle assunzioni nel pubblico impiego.
Regioni ed enti locali, prima di tutto, devono destinare tutte le loro assunzioni alla ricollocazione degli ex provinciali e ai vincitori di concorso. Se non hanno vincitori in attesa nelle proprie graduatorie, prima di attingere agli elenchi dei vicini devono verificare che la professionalità che cercano non esista m nessuna Provincia italiana, «senza alcuna limitazione geografica» come chiarisce la Corte dei conti. O la mobilità degli ex provinciali parte in fretta, con il via libera ai decreti ministeriali che ancora faticano ad arrivare al traguardo, o il panorama rischia di rimanere inceppato a lungo.
Il Sole 24 Ore – 31 luglio 2015