Rosaria Amato. Un percorso a ostacoli che sembra finito in un vicolo cieco. Del disegno di legge sulla concorrenza non c’è più traccia: partito quasi due anni fa, nell’entusiasmo generale, è diventato terreno di scontro delle lobby degli avvocati, dei farmacisti, degli albergatori, degli assicuratori e dei tassisti, è cresciuto in pagine e articoli (i 33 articoli originari sono diventati oltre 50) diventando però sempre meno incisivo.
Dopo il via libera alla Camera dei Deputati, il 2 agosto dell’anno scorso, è passato al Senato, e lì ancora si trova, in attesa che qualcuno si decida a inserirlo in un ordine del giorno. Cosa che finora non è mai avvenuta, forse per paura che tornando a discutere del provvedimento tornino in ballo norme “indigeste” che si era riusciti a eliminare, diluire o procrastinare. A cominciare da quelle sugli autoservizi pubblici non di linea, che avrebbero dato uno spazio regolato a Uber e ai servizi di noleggio con conducente: le disposizioni non sono state totalmente ritirate, ma si sono trasformate in una delega al governo. Stralciate le norme “saltanotaio”, che permettevano di costituire una srl semplificata attraverso una scrittura privata; no pure all’ipotesi di affidare anche ad avvocati e commercialisti le scritture dei contratti di compravendita degli immobili non residenziali fino al valore di 100.000 euro. Sul fronte dei farmaci è saltata la liberalizzazione di quelli di fascia C, che continueranno ad essere venduti solo in farmacia. La Federazione delle parafarmacie italiane definisce il ddl concorrenza «lo spaccato di un’Italia che a parole vuole cambiare, ma nei fatti continua a mantenere un sistema anti meritocratico e legato ai privilegi di pochi», mentre secondo Altroconsumo la mancata liberalizzazione dei farmaci di fascia C costa ai cittadini oltre 500 milioni di euro l’anno.
Mentre su altre norme che sono riuscite a “tenere” si discute se siano veramente pro concorrenza: quella che permette per esempio agli albergatori di offrire alla clientela on line prezzi più vantaggiosi rispetto a quelli offerti per le stesse camere da intermediari come Booking è in effetti una norma molto gradita a Federalberghi, ma gli esperti dell’Istituto Bruno Leoni l’hanno bollata come «una clausola che impedisce agli intermediari di fare il loro mestiere, una intromissione nella libera capacità di trattare delle parti».
Eppure, se anche rimanesse così, un po’ annacquato, il ddl concorrenza avrebbe ancora norme che varrebbe la pena di approvare. Anzi, qualcuna, come quella che ostacola la delocalizzazione dei call center, è stata giudicata tanto urgente da essere anticipata. Mentre rimane in attesa quella che ormai è valutata come la disposizione più importante dell’intero disegno di legge: la completa liberalizzazione del mercato dell’energia a partire dall’1 luglio 2018, che pone fine alla distinzione tra mercato libero e mercato tutelato. Le norme prevedono anche una fase di transizione che dovrebbe permettere «l’ingresso consapevole nel mercato dei clienti finali, secondo meccanismi che assicurino la concorrenza e la pluralità di fornitori e di offerte nel libero mercato ». Finora la liberalizzazione parziale ha portato a un risultato paradossale: il mercato libero è minoritario e le tariffe sono più alte. Ma dalla liberalizzazione totale ci si aspetta quello che è accaduto per le tariffe dei cellulari: un rapido e deciso abbattimento dei costi nel giro di pochi mesi.
E’ questa norma che blocca il ddl concorrenza? Oppure è un’altra piuttosto malvista, quella che regola gli sconti in materia Rc auto, generalizzando e rendendo nel tempo obbligatorio l’uso della “scatola nera”, con vantaggi rilevanti dal punto di vista dei premi? Oppure si vuole una proroga della data in cui cadrà la riserva in esclusiva a Poste Italiane per l’invio di multe e notifiche di atti giudiziari (è il 10 giugno 2017: una data che si avvicina sempre di più)? Difficile dirlo. L’unica certezza è che il disegno di legge è bloccato.
«Il provvedimento era stato calendarizzato per la ripresa dei lavori dopo l’estate, – spiega uno dei relatori, Salvatore Tomaselli (Pd) – però poi tra decreti legge, priorità del governo e valutazioni di ordine politico, non è mai stato esaminato ». In effetti a un certo punto è emersa chiaramente una “inopportunità” rispetto al referendum costituzionale, e dopo è arrivata la pausa natalizia. «Sarebbe un bel segnale se fosse approvato, anche se dell’impalcatura iniziale rimane ben poco. – osserva una fonte dell’Autorità Antitrust – Però rimangono in piedi ancora norme molto importanti, come quella che prevede la completa liberalizzazione del mercato dell’energia». «E’ un provvedimento che potrebbe essere licenziato nel giro di poche settimane. – sostiene nonostante tutto Tomaselli – Viene sempre bloccato dall’emergenza, come tutti i provvedimenti più complessi. Però potremmo farcela prima delle prossime elezioni ».
Repubblica – 8 gennaio 2017