di Roberto Poggiani. Torna periodicamente l’intenzione di ridimensionare il ruolo dei veterinari pubblici nelle ispezioni e controlli sugli alimenti di origine animale. Segnali in questa direzione da qualche tempo sembrano succedersi con allarmante frequenza. Sono elementi di grave preoccupazione non solo e non tanto per la nostra categoria, in particolare per i giovani colleghi che affrontano un corso di laurea e la relativa specializzazione per prepararsi al lavoro, ma anche per la stessa efficacia dei controlli e la sicurezza alimentare finale dei consumatori. A ritornare sul tema questa volta è il recente report di Meridiano sanità 2014 che nel suggerire le 15 linee di azione per il futuro dedica il punto 7 del capitolo della prevenzione proprio al task shifting, ricetta di risparmio ritenuta decisiva per ridurre i costi dei servizi, semplicemente incaricando personale che non è in possesso delle qualifiche necessarie e che quindi (e ci mancherebbe anche!) costa molto meno. L‘ultima Lettera Ambrosetti del 2014
Dice testualmente il rapporto che occorre: “Ottimizzare I’impiego di risorse nel settore deila prevenzione sanitaria anche attraverso l’eliminazione delle pratiche inutili e obsolete e l’utilizzo del ‘task shifting’ ossia I’impiego di personale di minor qualificazione – e quindi di minor costo – ma ugualmente in grado di partecipare attivamente ad attività di igiene pubblica, di prevenzione, di vigilanza ed ispezione anche nel settore dei rischi ambientali, della sicurezza alimentare e della veterinaria”.
Ma non serve ricorrere ad un Forum economico come l’Ambrosetti per trovare sostenute tesi che, guarda caso, assomigliano molto a quella citata. A fine settembre la presentazione di un convegno, organizzato a Verona da Siti, Ulss 7 e Ulss 20, e rivolto ai tecnici della prevenzione, recitava: “La normativa CEE (regolamento n.854/2004) consente che le ispezioni ante e post mortem nei macelli siano effettuati da assistenti specializzati ufficiali addetti al controllo degli animali da macello e al controllo delle carni ma questa pratica non è affatto diffusa nel nostro Paese dove, per precisa scelta sindacale, questa funzione viene strettamente riservata ai veterinari laureati”.
Ma non basta. In qualche Ulss della nostra Regione iniziative in itinere sembrano ora andare nella stessa direzione. E allora vogliamo ribadirlo con forza: la presenza ed il ruolo specializzato di «igienista degli alimenti» del veterinario ufficiale, non solo sono previsti dalla legge, ma sono indispensabili e vanno assicurati. Essi sono una garanzia per la salute pubblica e per il valore delle stesse produzioni agroalimentari.
Iniziative come quelle cui stiamo assistendo finiscono per creare solo pericolose confusioni di ruoli e di compiti. Compresi i tentativi di intorbidire le acque e di scambiare erroneamente la figura del Tdp, che è un dipendente pubblico, con quella del personale ausiliario “laico” che in quanto dipendente degli stessi operatori economici risulta sprovvisto della indispensabile terzietà.
Ecco perchè questa escalation che vuole ridimensionare la nostra professionalità ci inquieta e ci allarma: frammentando e indebolendo i controlli sulla catena alimentare i rischi sanitari e gli stessi costi sociali sono destinati ad aumentare. Ci chiediamo allora: a chi può giovare?
Roberto Poggiani
23 dicembre 2014