Duecento milioni, euro più, euro meno. Anche quest’anno le 21 Asl del Veneto e le due Aziende sanitarie, chiuderanno il bilancio con un passivo che la Regione ripianerà per permettere di portare a Roma i conti in perfetto equilibrio. Un buon risultato comunque, legato allo sforzo che i direttori generali hanno messo in atto per contenere la spesa, ma è senza dubbio un risultato destinato a migliorare se intervenisse un processo di “economia”. I tagli delle Asl (e la successiva manovra per razionalizzare la rete ospedaliera) dovrebbero appunto andare in quella direzione e sembrano trovare consensi: dal governatore Luca Zaia che ha parlato addirittura di 7 Asl, all’assessore Luca Coletto. Ma quanto si potrebbe risparmiare portando le Asl a 7, (ipotesi-Zaia), o a 15, altra ipotesi messa sul tavolo e sulla quale si sta discutendo?
Ogni anno si potrebbero incamerare dai 60-80 milioni di euro in più, destinati – a razionalizzazione conclusa – a lievitare sensibilmente. Oggi le Asl spendono 8 miliardi 200 milioni circa all’anno, ai quali vanno aggiunti gli ingressi propri (ticket, ad esempio), per arrivare a un cifra che supera i 9 miliardi. Ogni anno, l’intero sistema si trascina però un disavanzo che la Regione ripiana: nel 2008 era di 600 milioni, oggi supera i 200. I capitoli di spesa che verrebbero falciati da un accorpamento sono sostanzialmente quelli relativi ai Dipartimenti di prevenzione (che si ipotizzano provinciali), ai servizi generali (acquisti, logistica, informatica, ragioneria, personale) e agli organismi: collegi sindacali e dirigenze. Solo gli apparati tecnici potrebbero pesare per 60 milioni, 15 gli organi e 5-7 i Dipartimenti di prevenzione.
Ma non finisce qui. Macchinari, software, magazzini nella sanità veneta sono replicati all’infinito: ogni Asl, ad esempio, ha un suo sistema informatico, software diversi che possono dialogare tra loro, ma che hanno server e personale separato. I farmaci e i prodotti sanitari sono stoccati in 90 magazzini, con strutture e personale, quando ne basterebbero meno di una decina. Esistono 23 sistemi diversi di buste paga, con personale e uffici replicati. Ci sono 23 uffici tecnici che applicano procedure diverse e hanno ognuno la propria dotazione di personale. Che le Asl abbiamo infatti macroscopiche differenze nei costi dei singoli servizi, è evidente. Per le pulizie, ad esempio, si va dal 27 euro per residente di Venezia agli 8 di Asolo; per il riscaldamento dai 26 di Treviso ai 2 di Bassano; per la mensa da 24 di Feltre ai 2 di Bassano; per le assicurazioni dai 15 di Feltre ai 4 di Verona; smaltimento rifuti: dai poco più di 6 di Pieve di Soligo ai 2 di Verona.
E fin qui solo per parlare dell’”apparato burocratico”. Altro è la gestione degli ospedali. Nel Veneto oggi esistono strutture “fotocopia”, con gli stessi reparti e i medesimi servizi, a pochi chilometri di distanza, appartenenti ad Asl diverse, quindi impossibili da razionalizzare. Ad esempio gli ospedali di Cittadella e Castelfranco distano 18 chilometri; quelli di Chioggia e Adria, poco meno di una trentina; Mirano e Venezia, 17 chilometri; Valdagno-Santorso, una ventina.
Discorso a parte sui tempi di realizzazione e l’investimento iniziale: è infatti vero che la manovra di riduzione delle Asl necessiterà di alcune spese iniziali per uniformare alcuni servizi (ad esempio l’informatica). Come, nella fase successiva, anche la revisione della rete ospedaliera chiederà tempi e qualche investimento. È pur vero che l’accorpamento dell’ospedale di Piove di Sacco all’Asl di Padova è stato fatto in 3-4 mesi (necessari per allineare anagrafica e procedure) e non ha previsto investimenti.
Il Gazzettino – 12 febbraio 2012