La Commissione europea ha pubblicato oggi i risultati del piano di test coordinato a livello europeo per la ricerca di Dna equino e di fenilbutazone, cofinanziato dalla Commissione dopo lo scandalo carne di cavallo in tutta Europa. Il 4,66% dei campioni di carne etichettata come bovina analizzati in tutta l’Ue è risultato contenere cavallo in quantità superiore all’1%. Di questi, solo nello 0,51% sono state rinvenute tracce di fenilbutazone, l’antifiammatorio nocivo per la salute umana. Sono i risultati complessivi dei test chiesti dall’Ue a tutti i paesi e che “confermano”, ha affermato il commissario alla salute Tonio Borg, che si tratta di “una questione di frode e non di sicurezza alimentare”. In Italia i test effettuati dalle autorità competenti hanno rilevato 33 campioni positivi al Dna equino su 454 e nessuna traccia di fenilbutazone.
In 749 test complessivi condotti dalle autorità competenti e da operatori alimentari privati italiani, sono stati individuati 42 casi di carne di cavallo non segnalata, il che corrisponde ad una media del 5,6%, percentuale leggermente superiore alla media Ue.
«Ripristinare la fiducia dei consumatori europei e dei partner commerciali nella nostra catena alimentare è oggi di vitale importanza per l’economia europea – ha aggiunto Borg – dato che il settore alimentare è il più grande comparto economico dell’Unione». E ha concluso: «Nei prossimi mesi, la Commissione proporrà di rafforzare i controlli lungo la filiera alimentare sulla base dei riscontri effettuati».
I risultati
Lo scopo del piano di test coordinato era duplice: da un lato, i controlli erano da effettuare, soprattutto a livello di vendita al dettaglio, sui prodotti alimentari destinati al consumatore finale e commercializzati come contenenti carni bovine, per rilevare la presenza di carne equina non dichiarata in etichetta e in secondo luogo, per testare la possibile presenza di Bute in carne di cavallo. I test sono stati cofinanziati al 75% dalla Commissione Europea. Sono costati 400 € ciascuno, per un totale stimato di 2,5 M €.
Il numero di test che sono stati effettuati per rilevare il grado di errore di etichettatura variava tra 10-150 campioni a seconda delle dimensioni del paese UE e dei consumi. I criteri per il campionamento Bute effettuato erano un prelievo ogni 50 tonnellate di carne di cavallo, con un minimo di 5 prove. Alcuni Stati membri hanno superato il numero di test raccomandati dalla Commissione.
E’ la Francia il Paese dove sono stati rilevati più campioni di carne venduta come bovina, ma contenente tracce di Dna equino: su 353 controlli, sono risultati positivi 47 campioni. E’ quanto emerge dal report della Commissione europea, che ha presentato i dati ufficiali dei controlli scattati dopo lo scandalo carne di cavallo in tutta Europa.
In Germania, dove sono stati eseguiti 878 controlli, il numero di test più alto in assoluto rispetto ai 27 Paesi dell’Ue coinvolti dal monitoraggio, 29 sono risultati positivi. La Spagna ha portato a termine 189 controlli, di cui 8 positivi. La Gran Bretagna riporta un totale di 150 controlli, ma nessun caso positivo.
In tutto sono stati effettuati circa 15mila test. Sono stati effettuati dalle autorità competenti nei 27 paesi dell’Unione europea 7259 test, di cui 4.144 per la presenza di Dna di cavallo e 3.115 per la presenza di fenilbutazone. Di questi test, 193 hanno rivelato tracce di Dna equino (4,66%) e 16 hanno mostrato tracce positive di Bute (0,51%). Inoltre, gli Stati membri hanno riportato altri 7.951 test per la presenza di Dna equino eseguita da operatori del settore alimentare (produttori, trasformatori e distributori). Di questi, 110 contenevano Dna equino (1,38%). I campioni positivi trovati, in relazione al Dna equino combinato con i livelli molto bassi di bute rilevato, rappresentano una piccola parte della produzione complessiva in Europa.
Questi risultati corrispondono alla dichiarazione congiunta pubblicata dalla Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e l’Agenzia europea per i medicinali (EMA), il 15 aprile 2013 che ha concluso che i rischi associati a Bute erano di “bassa preoccupazione per i consumatori a causa della bassa probabilità di esposizione e la bassa probabilità complessiva di effetti tossici e che, in un dato giorno, la probabilità di un consumatore predisposto di sviluppare l’anemia aplastica e di essere esposto a fenilbutazone, è stimabile variare approssimativamente da 2 in un trilione di 1 a 100 milioni”.
Prossimi passi
Dopo la presentazione dei risultati odierni, la Commissione europea e gli esperti degli Stati membri saranno ancora una volta riuniti il 19 aprile per discutere, tra le altre questioni, del piano di monitoraggio coordinato dell’UE in materia di controlli, concordato il 19 febbraio 2013, studiare le pratiche fraudolente e valutare l’estensione dell’etichettatura.
I test costituiscono una fonte importante di informazioni per il piano d’azione globale di cinque punti, che la Commissione ha recentemente indirizzato agli Stati che deve essere effettuato nel breve, medio e lungo termine (2013-2014). Il piano d’azione mira a ripristinare la fiducia dei consumatori nella catena di approvvigionamento alimentare in Europa, rafforzando una serie di controlli, attraverso una serie di misure che rientrano nell’ambito di cinque aree principali: 1) la frode alimentare, 2) Programma per i test; 3) passaporto del cavallo; 4) I controlli ufficiali e sanzioni e 5) l’etichettatura dell’origine.
Per ulteriori informazioni, anche sui risultati per ogni Stato membro:
http://ec.europa.eu/food/food/horsemeat/tests_results_en.htm
Per maggiori informazioni su RASFF:
http://ec.europa.eu/food/food/rapidalert/index_en.htm
EFSA / EMA parere congiunto sulla fenilbutazone :
http://www.efsa.europa.eu/en/press/news/130415.htm
a cura di Cristina Fortunati – 16 aprile 2013 – riproduzione riservata