Un sistema di premi per i dipendenti pubblici che segnalano i casi di corruzione. In analogia «con regimi in vigore in altri paesi (per esempio gli Stati Uniti)». E una delle novità del rapporto della commissione voluta dal ministro della Funzione Pubblica, Antonio Patroni Griffi, per la trasparenza e la lotta alla corruzione: due temi «priorità dell’azione di governo» secondo lo stesso ministro (leggi il comunicato). Il sistema degli incentivi agli statali che denunciano si fonda dunque su esperienze già esistenti (whistleblowing) negli Usa e in Gran Bretagna. Nella proposta della commissione si prevede «la corresponsione di una somma di denaro – al dipendente che porta alla luce le illegalità – parametrata in termini percentuali a quella oggetto di recupero a seguito della sentenza di condanna della Corte dei conti».
Nel documento si sottolinea anche la necessità di una specifica tutela nei confronti del dipendente che si espone nella denuncia (nel gergo anglosassone whistleblower, «soffiatore nel fischietto»). Nello studio viene suggerito al Governo di «prevedere e imporre l’adozione da parte delle singole amministrazioni di adeguati piani interni con la finalità di prevenzione». I piani, ispirati ai modelli di “risk management”, serviranno a individuare «i settori nei quali più si annida il rischio corruttivo» in modo da avviare «mappature e programmi strategici, mezzi di promozione della cultura del rischio all’interno dell’organizzazione, sistemi di identificazione degli eventi rilevanti, previsione di strutture di auditing, ruolo del “risk manager”.
I piani organizzativi devono essere adottati da tutti i livelli delle pubbliche amministrazioni, compresi gli enti locali. E in questo senso va individuato il soggetto responsabile della mappatura dei rischi di corruzione. Il rapporto poi sostiene la necessità di avviare un monitoraggio dei rapporti tra l’amministrazio-ne e i soggetti che con la stessa stipulano i contratti o che sono interessati in procedimenti di autorizzazione, concessione o erogazione di vantaggi economici. Si suggerisce anche di intensificare la rotazione degli incarichi nei gangli procedimentali più a rischio. Ed è necessario rafforzare – dice la Commissione – lo strumento disciplinare integrando le ipotesi di licenziamento disciplinare.
Il rapporto propone poi di regolare i rapporti tra i titolari degli incarichi amministrativi e gli interessi esterni ponendo divieti laddove finiscano per influire negativamente sull’indipendenza del funzionario. Non solo: la Commissione chiede di rendere pubblici «i dati relativi ai titolari di incarichi politici, di carattere elettivo o comunque di esercizio di poteri di indirizzo politico, di livello statale, regionale e locale: dati quantomeno riguardanti la situazione patrimoniale complessiva del titolare al momento dell’assunzione della carica, la titolarità di imprese, le partecipazioni azionarie proprie, del coniuge e dei congiunti fino al secondo grado di parentela». Viene anche chiesto di rendere pubblici i dati reddituali e patrimoniali almeno dei dirigenti.
Il Sole 24 Ore – 31 gennaio 2012
Nella foto: Bocca del Leone per le denunce contro l’occultamento di rendite da grazie e doveri concessi o richiesti dallo Stato nella Repubblica di Venezia