“Colgo molta superficialità nell’approccio con cui l’argomento è stato trattato”: sono le prime parole con cui l’assessore veneto all’ambiente Gianpaolo Bottacin commenta il voto circa la “Relazione sulle sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) nella regione Veneto,” esaminata dalla Commissione parlamentare competente. “E’ di tutta evidenza – aggiunge – che chi ha votato un tale testo, in alcune parti assolutamente discostante dalla realtà dei fatti, si assumerà anche la responsabilità delle falsità ivi contenute”.
“Spiace innanzitutto evidenziare diverse dimenticanze clamorose – puntualizza Bottacin – come il fatto che una tale analisi sia limitata al Veneto quando la presenza di tali sostanze è stata rilevata in diverse aste lungo il corso del Po, ma anche in altri importanti fiumi come l’Arno, e di questo nulla venga detto”.
Venendo poi ai punti palesemente contraddittori, l’assessore evidenzia come “a dispetto di quanto preveda il D.lgs. 152/2006, si accusa la Regione di non aver messo negli anni i limiti agli scarichi, dimenticando che le Regioni in materia possono solo eventualmente restringere i limiti già posti a livello statale ma non imporne ex novo. Quindi, fino al 2015, ciò non sarebbe stato possibile, dato che solo allora vi è stata un indicazione statale, tra l’altro solo per alcune sostanze. E, d’altro canto, se invece fosse vero che non è il ministero a dover mettere tali limiti, mi domando come mai allora li abbia messi nel 2015″.
“Che senso ha poi fare dei richiami generici per porre dei limiti su tutti gli alogenati?! Ci rendiamo conto che solo per il fatto di usare il dentifricio, e mi auguro che tutti lo facciano– ironizza l’assessore -, una volta sciacquati i denti si rilascia negli scarichi il fluoro che è un composto di alogenato. Dovremmo pertanto forse mettere un limite all’utilizzo dei dentifrici?! E anche in questo caso comunque non si comprende come mai alcune sostanze sono state normate a livello statale nel 2015 e altre no”.
“La verità è che la Regione Veneto, unica in Italia – sottolinea l’assessore -, non appena conosciuto lo studio del 2013 del CNR, si è attivata immediatamente filtrando l’acqua potabile e denunciando, tramite Arpav, ancora a luglio 2013 l’inquinamento all’autorità giudiziaria, secondo quanto previsto dagli articoli 440 e 452 del codice penale”.
“Ricordo inoltre, anche se in questa relazione non si capisce perché sia stata omessa – prosegue nelle sue puntualizzazioni Bottacin – che nel famoso fascicolo della Commissione tecnica si rileva che, da quando sono stati montati i filtri, le patologie di tipo SGA (piccoli per età gestazionale) sono rientrate nella media regionale”.
“Parlare di principio di precauzione per fatti successi trent’anni fa, non dare atto che la Regione ha messo in sicurezza gli unici valori misurabili, non evidenziare che in conseguenza di ciò dal 2013 i parametri sono notevolmente migliorati, ma soprattutto – precisa ancora l’assessore – continuare a trattare il fenomeno, piccolo o grande che sia, come fosse problematica limitata al solo Veneto, dà la misura di una relazione orientata politicamente più che alla ricerca di risposte oggettive. Mi auguro che la Commissione regionale d’inchiesta che è stata promossa da alcuni consiglieri in queste ultime ore sappia lavorare approfondendo il tema meglio e con maggior obiettività di quanto fatto dalla Commissione camerale”.
“In ogni caso, come Veneto – conclude Bottacin – non abbasseremo la guardia e continueremo a monitorare direttamente la situazione, proseguendo pure l’ottima collaborazione instaurata anche su questa problematica col ministro dell’Ambiente Galletti”.
Fonte regione Veneto – 9 febbraio 2017