Alessia Zorzan «La Miteni era consapevole dell’inquinamento dei terreni e della falda da oltre vent’anni, senza intervenire. E la contaminazione è ancora in atto». Queste le conclusioni cui è giunta la Commissione parlamentare ecomafie, tornata ad approfondire la questione della contaminazione da Pfas nel Veneto. Conclusioni e accuse che l’azienda Miteni respinge. La Commissione, dopo la prima relazione di un anno fa, ha voluto approfondire ulteriori elementi emersi recentemente, concentrandosi in particolare sulla situazione della società, del sito inquinato e sull’aspetto epidemiologico. Nel corso dell’inchiesta, che ha portato a una relazione di aggiornamento, sarebbe dunque emerso come «la società Miteni fosse assolutamente consapevole dell’inquinamento dei terreni e della falda dai primi anni ’90, senza intervenire – ha spiegato la presidentessa dell’ente bicamerale d’inchiesta Chiara Braga -. Questa contaminazione è ancora m atto, con presenza prevalente di Pfas, con la conseguente esposizione, che dura da anni, della popolazione dei 21 comuni, sia attraverso l’acqua delle falde che attraverso i prodotti agricoli». Nella relazione la commissione prende atto poi di alcuni interventi realizzati dalla Regione Veneto, mentre rimane irrisolta la questione della bonifica, «i cui costi ha proseguito Braga – ovviamente, sono a carico della società. È estremamente importante, quindi, agire con urgenza nei confronti della società, dato che senza bonifica il danno continua a perpetrarsi». La presidente ha poi sottolineato un aspetto che da tempo viene sollecitato dal territorio, inteso sia come istituzioni, che movimenti di cittadini e associazioni. «È necessario – ha infine aggiunto – fissare i limiti di presenza di Pfas nelle acque, intervenendo sul testo unico ambientale». La replica dell’azienda trissinese non si è fatta attendere. «Attendiamo di leggere con attenzione e integralmente la relazione della commissione bicamerale sui rifiuti hanno precisato dalla Miteni in una nota – ma da quanto annunciato oggi (ieri per chi legge, ndr) in conferenza stampa emerge che non ci sono novità». «L’unico spunto che auspichiamo sarà condiviso da tutti – si legge nel testo – è la sollecitazione a procedere rapidamente con la bonifica dell’area della Miteni, bonifica che l’azienda è pronta a fare da subito, ma che non è possibile finché si continuerà a cercare rifiuti sotterrati che non ci sono». «Stigmatizziamo poi – hanno puntualizzato – l’affermazione secondo cui la contaminazione è ancora in atto e possiamo dire che ora Miteni certamente non è responsabile visto che gli scarichi sono sotto i limiti per le acque potabili e la falda è stata intercettata per oltre il 99 per cento. Di fatto, se l’inquinamento prosegue, è per la presenza delle altre fonti che da sempre contribuiscono in modo sostanziale all’immissione di Pfas nell’ambiente. Per quanto riguarda l’asserita conoscenza dell’inquinamento da parte dell’attuale proprietà è una affermazione che non ha alcuna attinenza con la realtà. I documenti con le analisi non sono stati trovati in stabilimento, ma erano stati commissionati e nella disponibilità del presidente di Mitsubishi come dimostrano le intestazioni e i verbali del Noe (Nucleo operativo ecologico dei carabinieri, ndr)».
Il Giornale di Vicenza – 15 febbraio 2018