Scoperta negli Stati Uniti negli anni ’50, in Europa la malattia è comparsa per la prima volta in Sardegna e Sicilia nel 2022. A facilitare la diffusione sono intervenuti i cambiamenti climatici. Sta iniziando a diffondersi in Europa una febbre catarrale intensa che colpisce i ruminanti, ma non solo. Responsabili del virus che la provoca sono dei particolari moscerini, che con i cambiamenti climatici in corso riescono a sopravvivere più facilmente anche nel vecchio continente. Le prime apparizioni del virus sono state registrate lo scorso anno in Italia e gli allevatori sono preoccupati del diffondersi di una malattia per la quale ancora non esiste un vaccino. Ma come sono arrivati questi piccoli insetti nelle stalle di Sicilia e Sardegna?
Moscerini migranti
Il virus della malattia emorragica epizootica (Ehd) è stato scoperto per la prima volta negli Stati Uniti nel 1955. Le vittime principali sono i cervi dalla coda bianca e i bovini domestici, nei quali questa malattia mortale provoca febbre, anoressia, zoppia e difficoltà respiratorie. Secondo gli scienziati dell’Agenzia francese per la sicurezza alimentare (Anses) anche i piccoli ruminanti possono essere portatori del virus ma non è stato ancora individuato alcun caso sintomatico. I principali vettori del virus sono i moscerini cosiddetti mordaci del genere Culicoides. Grazie a loro la malattia è riuscita a diffondersi in Asia, Australia e Africa, mentre fino allo scorso anno non erano stati rilevati casi in Europa. “Quindici anni fa, non avremmo mai immaginato che un giorno la malattia potesse arrivare in Europa. La sua estensione è una diretta conseguenza del cambiamento climatico, che permette ai moscerini vettori di sopravvivere nelle nostre regioni”, ha affermato Stéphan Zientara, direttore dell’unità di ricerca congiunta di virologia, che riunisce scienziati dell’Anses, dell’Inrae e della Scuola nazionale di veterinaria di Alfort.
Venti d’Africa
È dalle zone settentrionali del continente africano che gli insetti si sarebbero spostati, facendo rilevare i primi casi in Europa il ??25 ottobre 2022 in Sardegna. Pochi giorni dopo sono stati segnalati episodi in Sicilia, vicino Trapani, poi a metà novembre sono scoppiati due focolai in Andalusia. Sempre in Sardegna è stato individuato anche un cervo infetto, ma secondo i ricercatori è ancora troppo presto per sapere se si sia trattato di un caso isolato. Oltre alla migrazione di moscerini, potrebbe aver inciso anche il trasporto di animali vivi, un commercio sempre più diffuso in particolare in Spagna. “Anche se è possibile che il virus sia stato introdotto dal trasporto di bovini infetti, l’ipotesi più probabile è che i moscerini siano stati trasportati attraverso il Mediterraneo dal vento”, ha però sottolineato Zientara. Questa circostanza spiegherebbe la comparsa simultanea della malattia in diverse località dell’Europa meridionale.
Collaborazioni intercontinentali
L’area precisa di provenienza sarebbe la Tunisia, visto che nel Paese è stato rilevato un virus identico nel 2021. Secondo un gruppo di scienziati, che comprende diversi esperti italiani, l’incursione del virus era da considerarsi “prevedibile” vista la diffusione nei Paesi limitrofi. “È difficile prevedere gli scenari futuri per il sistema di produzione bovina dell’Ue, ma l’Ehd porrà probabilmente nuove sfide alle autorità veterinarie dell’Ue”, ha scritto in uno studio dedicato al tema il dottor Alessio Lorusso, virologo e dottore in medicina veterinaria presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise “Giuseppe Caporale”. “Nel complesso, questi eventi sottolineano ulteriormente l’importanza per i paesi europei di intrattenere solide collaborazioni con le autorità del Nord Africa in materia di salute pubblica e animale. Il tempestivo rilevamento dell’EHDV-8 in Sardegna e Sicilia è l’esempio più recente dei benefici che tali relazioni potrebbero apportare”, ha evidenziato lo scienziato, sottolineando infine l’importanza di potenziare lo sviluppo di un apposito vaccino.
Del virus esistono diversi sierotipi. L’Anses ha rilevato che quello circolato in Tunisia e poi arrivato in Europa appartiene alla tipologia 8, che non era stato più rilevato dalla sua comparsa nel 1982 in Australia. Al momento, sottolineano gli scienziati, non è disponibile alcun vaccino contro questo sierotipo, dato che quelli usati in Giappone o negli Stati Uniti sono stati sviluppati contro altre sottospecie, risultando inefficaci contro questa. Mentre i produttori stanno pensando di creare un vaccino specifico, l’unica misura al momento disponibile per frenare la diffusione del virus è quella di testare gli animali e vietare il trasporto di ruminanti dalle aree infette. Ciò nonostante, l’efficacia di queste raccomandazioni rimane bassa.
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