«La Fnovi ha lanciato la sua iniziativa relativamente all’accreditamento dei veterinari in specifici settori. In altri termini, ha creato la possibilità per un veterinario di dichiararsi ed essere riconosciuto come “competente” in un determinato settore della professione, anche indipendentemente dalla presenza o meno di un riconoscimento formale accademico o comunque “scolastico” (in senso lato)».
Per adesso i veterinari “esperti” in animali esotici, poi promessi altri campi. Sull’iniziativa pesano molti dubbi legali, sulla possibilità di un Ente simile di dichiarare competenze da parte di chicchessia, ma qui ci interessano di più i dubbi sostanziali.
Vale la pena riflettere su questa iniziativa. Di per sé il fine dovrebbe essere quello di tutelare il proprietario di animali affinché si possa rivolgere con fiducia ad un professionista competente nel settore che gli serve.
In realtà le cose sono abbastanza diverse, a mio parere. Intanto ci chiediamo come possa ottenere la fiducia degli utenti qualcuno che in realtà adesso non ne gode per niente. In altre parole, gli utenti non si sentono adesso tutelati dal sistema ordinistico, esiste una sfiducia generalizzata verso queste strutture che sono viste come corporative e non efficaci, a mio parere con fondati motivi. Come è possibile quindi acquisire la fiducia di qualcuno che adesso non la ripone per niente in te?
L’impressione è che l’iniziativa, più che diretta a tutelare gli utenti dei professionisti, strizzi l’occhio a questi ultimi, facendo intravvedere la possibilità di acquisire un “territorio riservato”, privilegiato, di clientela. Un modo per poter mettere sulla targa del proprio studio la scritta “veterinario specializzato in animali esotici” per avere più clienti.
Il meccanismo sembra abbastanza vecchio: quando la pubblicità era proibita per i professionisti, poter vantare una specializzazione accademica (unica possibilità allora esistente) sembrava poter dare un vantaggio commerciale, nel senso che dichiararsi “specialista in malattie dei piccoli animali” era un fattore di lustro verso la clientela, che il professionista poteva utilizzare.
Attualmente è cambiato molto e le possibilità di specificare meglio il proprio servizio al cliente rendono meno interessante per il professionista la possibilità di “vantarsi” di una specializzazione. Notare bene che in molte nazioni è già arrivata la “recensione” dei clienti, che quindi esprimono autonomamente il loro giudizio sul servizio e sul prezzo offerto. Questo avviene già in molti settori anche in Italia ed è prevedibile che prima o poi questo avverrà anche per i servizi professionali.
Come scegliamo il ristorante o l’albergo in base alle recensioni di chi ci è già stato, sceglieremo prossimamente il professionista seguendo le opinioni di chi ne ha già usufruito. Siamo culturalmente ancora un po’ lontani da questa cosa, ma nel mondo attuale questa distanza può azzerarsi in men che non si dica.
A me pare che il limite maggiore dell’iniziativa FNOVI, che concettualmente risponde a un’esigenza giusta e legittima, sia di essere incentrata più sul professionista che non sul cliente. È tutto improntato su cosa fa il professionista, non sulle garanzie che invece dovrebbe avere il cliente.
A parte le obiezioni fatte dai veri specialisti, che riconoscono come ad esempio il mondo degli animali esotici sia molto più variegato di quello che si pensa, mi sembra anche che nemmeno ci sia questa grande attenzione ai professionisti, ma che piuttosto FNOVI stessa intenda fare un sistema un po’ autoreferenziale per giustificarsi, per diventare interessante agli occhi dei professionisti, che anche loro adesso snobbano il sistema ordini.
Dobbiamo domandarci se questa iniziativa farà la fine di strutture veterinarie. it, concretamente uno strumento già polveroso a poca distanza di tempo dalla sua inaugurazione?
Fonte (http://veterinarialiberale.blogspot.it/)
Autore: Corrado Colombo – 22 Maggio 2013