Dal credito di imposta sugli investimenti in ricerca e sviluppo ai nuovi canali di finanziamento alternativi per le Pmi. Ma anche misure per cancellare del tutto i costi di trasferimento dei conti correnti e l’attesa sforbiciata alla bolletta elettrica. E’ arrivato all’ultimo momento ieri pomeriggio sul tavolo del preconsiglio dei ministri, il disegno di legge collegato alla legge di Stabilità, costituito da 16 articoli e contenente «disposizioni in materia di sviluppo economico e semplificazione».
Il testo, che non avrebbe fatto in tempo a essere esaminato, è solo uno dei sei collegati che il governo ha facoltà di predisporre: ieri pomeriggio sarebbe stato vagliato il collegato Ambiente. Non solo. Come ha svelato il premier Enrico Letta, all’assemblea del Pd, il preconsiglio avrebbe anche sbloccato gli attesi 500 milioni per la cassa integrazione per le Regioni.
Tornando al collegato dai contenuti economici, il testo racchiuderebbe tanto le disposizioni del Destinazione Italia, quanto quelle sulle Semplificazioni e quello che doveva essere il decreto Fare due. In particolare su quest’ultimo, predisposto dal ministero dello Sviluppo economico, graverebbero alcuni dubbi del Tesoro preoccupato dell’impatto sul bilancio. Ecco perché il decreto è stato fatto rientrare in un disegno di legge collegato che non è detto riesca a conquistare domani l’ordine del giorno del consiglio dei ministri.
Il nuovo credito d’imposta riguarderà le imprese che investono in attività di ricerca e sviluppo, per un valore di 200 milioni di euro per ciascuno dei periodi di imposta considerati: 2014, 2015 e 2016, a valere sulla prossima programmazione 2014-2020 dei fondi strutturali comunitari. L’importo massimo annuale per ciascun beneficiario sarà di 2,5 milioni.
Corposo il capitolo sulle banche: il trasferimento di un conto corrente bancario dovrà avvenire «senza spese aggiuntive di qualsiasi origine e natura» a carico del cliente, ogni patto successivo che modifichi questa gratuità renderà nullo il contratto. Si prevedono tempi contingentati per lo scambio di informazioni fra le due banche e per l’attivazione degli ordini periodici di pagamento sul nuovo conto. Si fa inoltre divieto assoluto di addebitare al cliente spese relative alle comunicazioni. Tutte disposizioni che si applicano sia a persone fisiche che alle micro, piccole e medie imprese.
In bilico la norma con cui il governo intenderebbe liberalizzare i contratti di locazione commerciale ma anche la misura taglia-bollette relativa agli incentivi sulle rinnovabili, di cui si parla da tempo. Il collegato prevede che il Gestore (Gse) ricorra a una raccolta di risorse sul mercato finanziario che consentirebbe di spalmare gli incentivi che gravano in bolletta, riducendone il peso nei prossimi anni e incrementandolo nel lungo termine. «Ipotizzando che si ricorra al mercato finanziario per due miliardi l’anno – si legge nella relazione illustrativa – si potrebbe ottenere una riduzione del peso degli oneri sulle tariffe del 15-20% negli stessi anni».
Per favorire la digitalizzazione dei processi aziendali e l’ammodernamento tecnologico, le micro, piccole e medie imprese potranno accedere a finanziamenti a fondo perduto, tramite voucher di importo non superiore a 10 mila euro che potranno anche finanziare la formazione qualificata, nel campo informatico, delle Pmi: l’ammontare dell’intervento sarà di massimi 200 milioni di euro.
Per l’editoria ci sarebbe la proroga al 31 dicembre 2016 del sistema delle tariffe postali massime e l’estensione dell’aliquota Iva ridotta al 10% per i canoni di abbonamento alle testate giornalistiche tematiche in regola con la legge sulla stampa.
Antonella Baccaro – Corriere della Sera – 7 novembre 2013
Legge di Stabilità. Letta: sul cuneo doppia opzione. Per i fondi destinati ai lavoratori «riduzione della platea o rinvio in attesa di più risorse»
IL BONUS CRESCITA Il premier all’assemblea dei senatori Pd: i conti in ordine ci danno bonus di 3 miliardi in investimenti per la crescita «La vera partita in Europa»
Un faccia a faccia con i gruppi parlamentari del suo partito a cui offre un’opzione sulla riduzione del cuneo fiscale, uno dei fronti più caldi nel passaggio parlamentare sulla legge di stabilità. «Sull’utilizzo di 5 miliardi per la riduzione delle tasse sul lavoro ci sono due strade: la prima restringere la platea; la seconda dire che faremo una riduzione forte quando ritornano le risorse, per esempio dalla Svizzera, e in questo caso i 5 miliardi potranno essere utilizzati per spese sociali». È questa l’alternativa che offre Enrico Letta al Pd dicendo di avere una sua preferenza (la prima) ma comunque di voler lasciare al Parlamento la possibilità di decidere su quelle risorse su cui molti hanno puntato il dito perché troppo esigue per essere efficaci e avere un impatto su imprese e lavoratori.
Ma i 5 miliardi di cui parla il premier sono solo quelli che riguardano i lavoratori, non le aziende, cioè i famosi 12-14 euro di più al mese in busta paga: per questo Letta apre sia all’ipotesi di destinarli solo alle fasce di reddito più basse (fino a 28mila euro, come ipotizza il Pd); sia a quella di cancellare del tutto l’intervento e destinarlo alle spese sociali in attesa che arrivino risorse più corpose in grado di fare massa critica. E già dagli interventi di ieri dei relatori Pd Damiano e Santini sembra che la scelta cada sulla prima opzione.
Quella di ieri per Enrico Letta è stata l’occasione per rendere giustizia alla legge di stabilità del Governo finora bersaglio di tutti i partiti delle larghe intese. Il premier non ci sta e dice che nel 2014 ci sarà la svolta su debito, deficit e crescita che prevede all’1,1% mentre il vero obiettivo «è far ripartire l’occupazione». Innanzitutto – dice – finisce l’era dei “tagli” e ricomincia una fase espansiva. «Noi abbiamo un capitolo di 3 miliardi che possiamo utilizzare per la crescita e che derivano dall’aver tenuto i conti in ordine. Abbiamo questo bonus positivo, cui si aggiunge il cofinanziamento. Ma la vera partita si gioca in Ue». Ma cominciamo dall’inizio e dal primo capitolo. «Per la prima volta la legge di stabilità non ha un primo capitolo con tagli imposti da Bruxelles». È l’incipit che sceglie mentre parla ai gruppi del Pd di Camera e Senato riuniti a Montecitorio dalle 20 in poi. E mette il dito anche nella piaga della nuova tassa sulla casa: «Si può intervenire e renderla equa». Il Pd, infatti, nel suo pacchetto di proposte che ieri ha rappresentato il capogruppo alla Camera, Roberto Speranza, chiede che vengano inserite le detrazioni per rendere la tassa più equilibrata oltre spingere per un fondo di garanzia per le imprese attraverso la Cassa depositi e prestiti.
Meno soddisfatta è tutta l’ala renziana che con Lorenza Bonaccorsi, Federico Gelli ed Ernesto Magorno, che danno ragione al presidente di Confindustria Squinzi sulla necessità di un’iniziativa politica per spezzare la gabbia del 3% «altrimenti la crescita sarà un miraggio». Non tocca il capitolo deficit/Pil ma la logica della legge di stabilità Paolo Gentiloni: «Non mi pare che le larghe intese abbiano prodotto uno scatto sulla crescita. Mi sembra che questa sia una legge di manutenzione che lascia al mercato la via per lo sviluppo senza trovare grandi idee né risorse».
La versione di Enrico Letta è invece quella di aver trovato un «carico eccessivo di aspettative». «Si inizia una discesa della pressione fiscale per imprese e famiglie e i Comuni sono alleati e non nemici». Un percorso che scivola fino al 2014 quando, assicura, «chiuderemo l’anno facendo scendere deficit, debito, tasse e disoccupazione. Non sono rivoluzioni, sono obiettivi ragionevoli». Sempre nel 2014 il Governo «potrà contare sulle risorse derivanti dalla rivalutazione delle quote di Bankitalia in mano alle banche e dal rientro dei capitali dall’estero, in particolare dalla Svizzera». E, a proposito di debito, Letta parla di «un capitolo di cessione di quote di minoranza di società pubbliche che andranno alla riduzione del debito». Ora la parola la lascia al Parlamento con la stessa raccomandazione che fa a se stesso: «Mi chiedono coraggio, ci vuole saggezza».
Intanto il Pdl resta sul piede di guerra e continua a intrecciare il percorso della legge di stabilità con il voto sulla decadenza di Berlusconi. «Sono due facce della stessa medaglia, stanno ovviamente insieme», diceva ieri Renato Brunetta capogruppo Pdl alla Camera.
Il Sole 24 Ore – 7 novembre 2013