Il cambiamento climatico è uno dei fattori che determinano l’insorgenza di focolai ricorrenti e l’espansione geografica di malattie infettive in Europa. Nessun altro dubbio, a riguardo.
Per questo, preso atto del trend intrapreso dal clima e delle conseguenze sanitarie che sta già determinando, occorre agire per affrontare l’emergere e la trasmissione dei patogeni sensibili al clima.
Come? Potenziando la collaborazione tra diversi professionisti sanitari che, nell’ottica di un approccio definito One Health-climate risk, possano riconoscere i pericoli ambientali e i fattori di vulnerabilità. In modo da predire – o quanto meno farsi trovare pronti – un imminente rischio sanitario.
Cambiamento climatico: sistemi di allerta e risposta precoce per rispondere alle emergenze sanitarie
Un approccio di questo tipo – che deve al contempo prevedere un miglioramento delle politiche intersettoriali e della resilienza da parte dei sistemi sanitari – è stato descritto in un articolo pubblicato sulla rivista The Lancet Regional Health – Europe. A redigerlo anche tre ricercatori (Shouro Dasgupta, Katie Johnson e Francesco Bosello) della Fondazione Centro europeo per i cambiamenti climatici (Cmcc) di Lecce.
Il cuore di questo nuovo sistema risiede nella co-produzione di sistemi di allerta e di risposta precoce alle parti interessate e agli utenti finali, nonché di strumenti specifici per valutare i costi e i benefici associati alle strategie di adattamento e mitigazione del clima in diversi settori.
Promuovendo una maggiore resilienza all’interno dei sistemi sanitari regionali e locali, il quadro mira a rafforzare la capacità dell’Europa di rispondere alle crisi sanitarie: anche a fronte di condizioni ambientali mutevoli.
Come proteggere la popolazione dai rischi legati al cambiamento climatico
Con un’attenzione particolare alle interdipendenze tra animali, esseri umani e ambiente, il quadro promette una prospettiva olistica per affrontare questa sfida.
“I nostri strumenti di supporto alle decisioni offrono una prospettiva multidimensionale che trascende i silos tradizionali”, afferma Joacim Rocklöv, primo autore dell’articolo e coordinatore del progetto IDAlert: programma di ricerca quinquennale finanziato dalla Commissione Europea con oltre 9 milioni di euro, nell’ambito del programma Horizon Europe.
“Esaminando le interdipendenze tra animali, esseri umani e ambiente, stiamo ottenendo una comprensione più completa delle dinamiche delle malattie, che rappresenta un prerequisito per una preparazione più tempestiva ed efficace alle epidemie”.
Dall’approccio One Health al One Health-Climate risk
Questa strategia consente agli esperti di quantificare gli effetti delle possibili malattie legate al clima in aree in rapida trasformazione urbana e alle prese con diversi rischi per la salute.
Il fine ultimo è quello di colmare il divario tra conoscenza e azione, fornendo un quadro integrato One Health-Climate Risk che gli esperti definiscono “senza precedenti”. E in grado di “consentire ai responsabili politici, agli operatori sanitari e alle comunità di mitigare i rischi e rafforzare la resilienza”.