City Insurance vince sempre dopo una gara solitaria, in cui presenta documenti in parte insufficienti. Scattano richieste di integrazione. E in ballo sempre un solo broker di Mirano
«Presi con il topo in bocca», dicevano una volta in campagna. Con 28 milioni di euro che stavano per incassare dalla Regione, prima tranche di una polizza che ne vale 76 per la copertura assicurativa degli ospedali veneti. Denaro pulito, beninteso, assegnato con un appalto che avevano regolarmente vinto. Anche perché erano stati gli unici a presentarsi. Solo che City Insurance, questo il nome della compagnia registrata a Bucarest, non è altrettanto limpida: è sospettata di collegamenti con la criminalità organizzata e riciclaggio, anche se l’accusa per il momento è solo di falsa documentazione. A dirlo è a Guardia di Finanza di Venezia che martedì scorso ha congelato il premio e sequestrato gli atti dalla gara. Accertamenti sono in corso in altre 7 regioni, dove City Insurance ha contratti già operativi. Nel Veneto l’assessore alla sanità Luca Coletto, allarmato da notizie giornalistiche, aveva bloccato l’appalto lo scorso dicembre, subito dopo averlo assegnato. Procedere alla gara con un unico concorrente non era stato un colpo di genio, ma almeno i dubbi si dimostrano fondati. Resta la scopertura assicurativa: cosa farà adesso la giunta Zaia? «Aspettiamo indicazioni dagli inquirenti», risponde Coletto.
«Nel frattempo valutiamo diverse ipotesi: andare in autoassicurazione, per esempio, spacchettando i reparti a rischio più elevato, per aumentare le offerte e quindi la concorrenza». Questa faccenda che in sanità manca la concorrenza viene spiegata con l’alta incidenza dei rischi. Sarà senz’altro vero, ma a leggere il rapporto appena consegnato dal servizio ispettivo regionale su come funziona la copertura assicurativa nelle Usl venete, ci si fanno anche altre idee.
L’appalto regionale con City Insurance impugnato dalla Gdf è in funzione senza problemi a Verona: il 31 dicembre 2011 l’Azienda ospedaliera ha assegnato a City Insurance il servizio con scadenza 31 dicembre 2013, premio 10,6 milioni di euro nei anni, massimale 12,5 milioni per singolo episodio senza franchigia. C’è dentro tutto, anche la catastrofe. Dunque un doppione. L’Ao di Verona è stata costretta a bandire la gara perché ha ricevuto la disdetta anticipata dalla compagnia con cui era assicurata, AmTrust. La quale si è ripresentata alla procedura per il rinnovo, assieme ai Lloyd’s, la Cattolica e City Insurance. Unica queest’ultima a presentare l’offerta economica. E naturalmente a vincere. Più o meno in questo modo è andata in molte altre Usl. City Insurance si è presentata all’Usl 12 Venezia, all’Usl 4 Alto Vicentino, all’Usl 9 Adria e nell’Ao di Padova. C’era sempre una AmTrust a dare la disdetta.
City Insurance vince sempre dopo una gara solitaria, in cui presenta documenti parzialmente insufficienti. Scattano richieste di integrazione, faticosamente le carte arrivano, chi si prodiga a tenere i contatti è il broker. Saltiamo le irregolarità delle trattative (ce ne sono di tremende), il numero delle Usl coinvolte (quelle citate sono capofila), il valore dei premi (oltre 42 milioni di euro in tutto), i doppioni (spiegati dal segretario regionale Domenico Mantoan con una specie di logica del carciofo: i premi locali verranno sottratti da quello regionale), per arrivare al nodo: chi tiene i collegamenti tra i direttori generali delle Usl e le compagnie è sempre un solo broker, Assidoge di Mirano, assunto senza gara.
Il lavoro del broker è diverso se la compagnia è nazionale o straniera. Per le compagnie italiane, il premio va obbligatoriamente pagato alla compagnia, la quale poi retrocede la commissione al broker. Con le compagnie straniere, il premio pagato dall’Usl va interamente al broker che gira alla compagnia quanto concordato (“netto sottoscrittore) e si tiene il resto. Nel primo caso la provvigione si stima del 3%, nel secondo può arrivare al 15%. Ecco una possibile spiegazione della mancanza di concorrenza. Per escludere compagnie italiane, basta apporre in gara sinistri sottoquotati.
Renzo Mazzaro – Il Mattino di Padova – 20 aprile 2012