Si rafforza in Emilia-Romagna l’anima «ribelle» del Movimento a 5 stelle che chiede più democrazia interna, mentre crescono i dubbi sulle regole per la scelta delle candidature alle politiche e sulla trasparenza delle primarie on line. È questo il risultato dell’assemblea regionale dei grillini che si è svolta ieri a Bologna.
Un incontro convocato in rete dopo le burrasche dei giorni scorsi, in cui si sono confrontate le due anime del movimento. E come già era accaduto nella prima delle assemblee semestrali per confermare o togliere la fiducia agli eletti – quella di Piacenza, che ha premiato con 78 voti a favore contro 3 contrari il consigliere regionale Giovanni Favia – anche ieri si è registrato un gradimento alto per chi conduce la battaglia contro il «Grilleggio», la diarchia Beppe Grillo-Gianroberto Casaleggio che governa in modo autoritario i 5 stelle.
La partecipazione di Valentino Tavolazzi, il consigliere ferrarese che è stato il primo degli epurati ma è rimasto nel movimento e ora in Emilia-Romagna guida la fronda «contro i soliti due», è stata preventivamente autorizzata dagli altri attivisti con una votazione ad hoc, on line, che gli dato un gradimento superiore all’80%. Ma Beppe Grillo non accenna a cambiare registro, e men che meno tende la mano ai dissidenti. Anzi, dopo le «scomuniche» di Tavolazzi, Favia e l’ultima di Federica Salsi per la sua partecipazione a Ballarò («i talk show sono il vostro punto G», ha scritto sul suo blog), si appresta a mandare un altro «post scriptum» di espulsione, questa volta a Raffaella Pirini, medico veterinario e consigliere comunale a Forlì, eletta con una lista certificata M5s, che a Radio 24 aveva definito «veramente di cattivo gusto» le parole dell’ex comico genovese contro la collega bolognese Salsi, aggiungendo poi: «Del resto lui ascolta solo Casaleggio».
Alla Pirini e al suo gruppo sarebbe arrivata una lettera dallo staff, «ma finchè non c’è il “ps” non è ufficiale», ha confermato uno degli attivisti ieri a Bologna. Intanto, sempre nel suo blog, Grillo torna sulla pioggia di critiche che gli è piovuta addosso per la storia del «punto G». E per difendere la sua uscita si paragona a Giordano Bruno e scrive: «Il Sistema usa il politically correct per mozzare le lingue, etichettare, isolare chiunque ritenga altro a sè». Nessun nome, ma è facile capire a cosa si riferisce: «Giordano Bruno oggi non sarebbe più bruciato a Campo dè Fiori, ma analizzato nelle sue enunciazioni eretiche durante infiniti talk show e con fuori onda di novizi inconsapevoli di essere ripresi».
L’incontro di ieri era a porte chiuse, anche se in streaming è stato possibile seguire gran parte degli interventi. È cominciato poco dopo le 9 del mattino ed è andato avanti fino a sera. «La sala era piena», dice uno dei partecipanti. Ma nel pomeriggio non c’erano più di 50 persone. Favia non ha partecipato, e così pure la Salsi, che in compenso è tornata in Tv, questa volta a Domenica in L’Arena di Massimo Giletti, alimentando così la sfida al dicktat anti-talk show di Grillo. Al termine dell’assemblea bocche cucite e un comunicato di poche righe postato su Facebook che recita: «Alcuni attivisti ed eletti del M5s in Emilia-Romagna si sono riuniti oggi, a Bologna come in altre regioni, e si sono positivamente confrontati sui seguenti temi: contenuti del Programma, approfondimenti sulle regole per la partecipazione alle elezioni politiche, e individuazione di una piattaforma regionale per sviluppare proposte, discussioni e voto on-line.
Dal confronto sono scaturite proposte che verranno sottoposte alla rete». Una velina quasi di regime, si direbbe se fosse frutto dei partiti e della vecchia politica. Ma da quel che si è potuto vedere e capire, il dibattito, pur con toni pacati, ha alimentato ancor più i dubbi sulla conduzione verticistica del Movimento, soprattutto sul governo delle candidature. A cominciare dalla regola che si possono candidare solo gli ex candidati non eletti alle amministrative: in pratica i “trombati”. «Quando abbiamo iniziato non avevamo neanche le persone per riempire le liste – dice un attivista – ora i “riempilista” si possono candidare e tanti bravi attivisti che non sono mai stati in lista, no».
Nel dibattito le domande e osservazioni erano di questo tenore: «Si può non condividere la scelta di Grillo e Casaleggio?» «Come si fa a evitare che le candidature siano decise da due persone?» «Ancora non sappiamo quanti sono quelli che potranno votare e quale sarà il format». «A me piacerebbe votare i parlamentari, ma non sono registrata, Possibile che non si possa votare anche in un seggio reale?» «Perchè la partecipazione vale solo in rete? Non credo che l’informatica possa sostituire le assemblee fisiche, le persone in carne e ossa». E tra le proposte avanzate, c’è quella per la formazione degli eletti: progetto a suo tempo affidato da Grillo proprio a Tavolazzi, poi lasciato cadere. Com’è difficile la strada della maturazione democratica
13 novembre 2012