Erano le entrate previste dalla vendita di 5 immobili di prestigio, la gara si rifarà fra un mese, ma già si pensa alle alternative
Non avessero previsto una settantina di milioni di euro di entrate da alienazioni, il problema manco si porrebbe. E invece si pone perché per il 2012 il bilancio della Regione Veneto prevede di incassare proprio quella cifra grazie alla vendita di vari “gioielli”, palazzi prestigiosi che non vengono utilizzati, uffici vuoti, terreni e perfino alberghi. Solo che il mercato immobiliare non è fermo: è immobile. Tanto che la prima asta, effettuata ieri mattina, per vendere la bellezza di 5 immobili è andata deserta.
Nessuna offerta per Palazzo Manfrin a Venezia: il prezzo base d’asta era 16 milioni e mezzo. Nessuna offerta per l’hotel Bella Venezia, a due passi da piazza San Marco, in vendita per poco più di 10 milioni. Idem per gli altri tre beni all’asta ieri: l’ex stabilimento bachicoltura di Vittorio Veneto (2 milioni), il complesso Cereri Briati a Venezia (5,3 milioni), l’immobile in Contrà Porti a Vicenza (2,2 milioni). L’asta si è aperta e chiusa in un niente nell’ufficio del dirigente regionale del Patrimonio Gian Luigi Carrucciu: presenti per ogni fascicolo due testimoni, tutti dipendenti regionali, il “notaio” Pier Paolo Zagnoni, ufficiale rogante della Regione Veneto, ha preso atto che le cinque aste sono andate deserte.
Già si sapeva: Alfonso Ausilio aveva preparato i verbali, alla data di scadenza non era arrivata neanche una busta. Offerte zero. E adesso? La decisione è di rifare la gara tra un mese alle stesse condizioni, quindi senza sconti sul prezzo, aggiungendo al pacchetto dei cinque beni altre proprietà, come deliberato dalla giunta regionale la settimana scorsa. Se anche il 14 settembre la gara dovesse andare deserta, la giunta dovrà decidere il da farsi.
Una possibilità è il “piano permute”, cioè appalti di opere pubbliche il cui corrispettivo è parte in denaro e parte in immobili. Ad esempio: la Regione deve costruire una strada e appalta l’opera: se l’importo è di 100 milioni di euro, può decidere di pagarne 83,5 cash e i rimanenti 16,5 dando in permuta Palazzo Manfrin. Certo, bisognerà vedere quale impresa accetterebbe simili condizioni, visto che hanno tutti bisogno di denaro contante.
Seconda ipotesi: accedere ai fondi immobiliari. Peccato che – così dicono gli esperti – siano in caduta libera. Ultima e più interessante possibilità: dare i beni al fondo pensato dal premier Monti e gestito dalla Cassa depositi e prestiti. Si tratta del fondo che dovrà acquisire da Comuni, Province e Regioni beni immobili che saranno ristrutturati, modificati nella destinazione d’uso e messi sul mercato.
La Regione ci sta pensando, ma ad una condizione: se dà i beni al fondo ideato dal premier, vuole in cambio soldi, non titoli. A Palazzo Balbi hanno bisogno di contante, non di carte. Altrimenti la manovra di assestamento al bilancio 2012 dovrà essere fatta per coprire il buco di 70 milioni. Senza nulla dare a trasporti, sociale e lavoro.
Il Gazzettino – 10 agosto 2012