L’ultimo caso è quello più eclatante: una ventina di persone infettate in Val di Susa, tutte ricoverate dopo aver consumato carne di cinghiale “lavorata” da cacciatori locali. Ma casi simili sono stati segnalai in Toscana, Lombardia, Emilia, Sardegna, Lazio e Molise.
Stiamo parlando della trichinellosi, una malattia infettiva che colpisce la fauna selvatica e “passando” prima dall’apparato digerente per poi attecchire a muscoli e altre parti del corpo. L’infezione è trasmissibile all’uomo attraverso il consumo di carne cruda o poco cotta: i primi sintomi della presenza del parassita sono diarrea, spasmi addominali e vomito. In seguito subentrano dolori muscolari, debolezza, sudorazione, edemi alle palpebre superiori, fotofobia, febbre.
La trichinellosi è una zoonosi parassitaria del genere Trichinella. Presente in tutti i continenti tranne che nell’Antartico, è stata segnalata in più di 100 specie di mammiferi, 13 specie di uccelli, 3 specie di rettili e colpisce oltre 2.500 persone all’anno in periodi statistici considerati normali.
A rilevare la spiacevole notizia gli Istituti zooprofilattici di Lazio, Molise, Sardegna e Toscana e Piemonte a seguito dei prelievi dei veterinari delle Asl dei comprensori citati e di decine di ricoveri per malori. Il rischio è che la selvaggina catturata possa essere consumata al livello domestico oppure venduta a ristoranti e macellerie per la preparazione di pietanze tipiche locali. Al momento non sono registrati casi simili in Liguria, ma l’attenzione è alta, soprattutto in questo ultimo mese di caccia, grazie alla recente proroga fino al 31 gennaio per quanto riguarda gli ungulati: osservati speciali sono gli insaccati, che prevedono l’utilizzo di carne cruda.
Per evitare il contagio, i suggerimento dell’Asl piemontese sono di cuocere la carne almeno tre minuti sopra i 70 gradi, oppure congelarla per almeno un mese a -15 gradi. Temperature estreme che sterminano i batteri.
TRICHINELLOSI
La trichinellosi è una zoonosi causata da vermi cilindrici (nematodi) appartenenti al genere Trichinella, un parassita che inizialmente si localizza a livello intestinale per poi dare origine a una nuova generazione di larve che migrano nei muscoli, dove poi si incistano.
Tutte le specie di Trichinella sono in grado di infestare molti mammiferi, in particolare i carnivori, ma anche roditori e onnivori, inclusi i maiali ed occasionalmente gli erbivori, come i cavalli. Gli animali sono colpiti dai parassiti in particolare nelle masse muscolari e il muscolo più interessato è il diaframma (pilastri), seguito dal massetere, cioè il muscolo masticatorio. Si riconosce un ciclo domestico, che coinvolge soprattutto i suini, e un ciclo silvestre, caratterizzato dalla presenza di predatori (volpe, lupo e mustelidi) e loro prede (cinghiali, roditori ecc.).
Modalità di trasmissione all’uomo
La trasmissione all’uomo avviene esclusivamente per via alimentare, attraverso il consumo di carne cruda o poco cotta contenente le larve del parassita annidate nei muscoli sotto forma di cisti. La più comune fonte di infezione è la carne di selvaggina, in particolare di cinghiale. La trichinellosi non si trasmette da persona a persona. Il periodo di incubazione è generalmente di circa 8-15 giorni, ma può variare da 5 a 45 giorni a seconda del numero di parassiti ingeriti.
I sintomi e la diagnosi
Le manifestazioni cliniche dell’infestazione da Trichinella possono variare da forme asintomatiche a manifestazioni che possono persino risultare mortali in casi particolarmente gravi, a seconda della quantità di larve migrate nei tessuti, della loro localizzazione nei muscoli e della specie di trichina. Nella fase iniziale si possono avere sintomi gastrointestinali (diarrea, dolori addominali, vomito) dovuti ai parassiti adulti presenti al livello dell’intestino tenue; successivamente si manifestano dolori muscolari, debolezza, sudorazione, edemi alle palpebre superiori, fotofobia e febbre.
Prevenzione
La trichinellosi può essere prevenuta osservando le seguenti misure igienico-sanitarie:
- la carne va consumata ben cotta, in modo che le eventuali larve presenti vengano inattivate o distrutte dal calore (la temperatura della carne nel suo interno deve raggiungere almeno i 70° per tre minuti): il colore della carne deve virare dal rosa al bruno;
- la selvaggina e i maiali macellati a domicilio devono essere controllati dal Servizio Veterinario con l’invio all’Istituto Zooprofilattico di un campione di muscolo (diaframma) per evidenziare l’eventuale presenza delle larve del parassita nelle carni (esame trichinoscopico);
- se non è stato eseguito l’esame trichinoscopico bisogna congelare la carne per almeno 1 mese a -15°C: un congelamento prolungato, infatti, uccide le larve;
- quando si macella il suino a domicilio è consigliato usare guanti monouso e pulire e disinfettare bene gli strumenti utilizzati;
- salatura, essiccamento, affumicamento e cottura nel forno a microonde della carne non assicurano l’uccisione del parassita.